La crisi c'è, dice l'Irpet nella ricerca sull'economia regionale
Martini: "Noi facciamo la nostra parte, chiederemo al governo di fare altrettanto"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 settembre 2002 08:36
La crisi c'è, dice l'Irpet nella ricerca sull'economia regionale<BR>Martini:

FIRENZE- Un’economia che ha accusato il colpo della crisi internazionale, analogamente a quanto avviene in Italia e in Europa, segnata soprattutto dalla caduta dell’export, da un sia pur contenuto rallentamento del turismo e fortemente caratterizzata dalla crisi di due settori tipici come il sistema moda e la meccanica. Un’economia che oggi risente della particolare esposizione della Toscana sul fronte dei mercati internazionali, ma che mostra di avere già in sé elementi utili per rispondere prontamente alle sollecitazioni positive dei mercati e consentirle di risalire, non appena se ne presenteranno le condizioni, sul treno della ripresa.

Questo il quadro, tutto sommato abbastanza confortante perché evidenzia la transitorietà della crisi, che emerge dall’analisi degli ultimi dati relativi al 2002 compiuta dall’Irpet, l’istituto per la programmazione economica in Toscana, per capire aspetti congiunturali e tendenze di fondo, fornendo così strumenti e spunti preziosi per orientare le scelte del governo regionale.
La fotografia
I dati degli ultimi trimestri del 2002 confermano il rallentamento già registrato a fine 2001 e costringono a rivedere al ribasso i livelli di crescita del PIL che, in Toscana, alla fine di quest’anno, si attesteranno difficilmente su valori superiori allo 0,7%, appena sotto le previsioni stimate per il PIL nazionale (0,9%).
Le cause Fra le pricipali cause del fenomeno, la caduta dell’export (-6%), in una regione fortemente esposta (la Toscana esporta oltre il 43% del suo prodotto), caduta in parte mitigata dal lieve recupero evidenziato negli ultimi tre mesi e che farebbe sperare in un ritorno verso tassi positivi in tempi più brevi del previsto.
Fra i settori più sensibili ai mutamenti della congiuntura internazionale, il sistema moda: nel primo semestre 2002 le esportazioni di tessile e confezioni registrano nel complesso un -14%, il cuoio un -15% (ma se si guarda ai dati del secondo trimestre si nota che le perdite si ridimensionano notevolmente rispetto al primo).

Ma punti di crisi si avvertono anche nella chimica, nei mezzi di trasporto, nella meccanica.
Quanto alla produzione, la flessione appare legata soprattutto dalla forte incidenza delle esportazioni sui fatturati e mostra, negli ultimissimi dati analizzati, una generale inversione di tendenza. Più critiche le condizioni della moda e della meccanica; in controtendenza costruzioni e materiale da costruzione. Sempre in controtendenza le performance brillanti dell’agricoltura e, in genere, dell’agroalimentare: nel 2001 le esportazioni hanno raggiunto 1,2 miliardi di Euro e il trend positivo è confermato nel primo semestre 2002.


Difficoltà per il turismo, ancora negativamente influenzato dalle conseguenze dell’11 settembre, dal clima di incertezza legato ai venti di guerra che permangono sullo scenario internazionale, dalla contrazione del potere di acquisto e, non ultimo, dal maltempo che ha condizionato la stagione estiva: a fine anno tutto questo potrebbe tradursi in un calo del 5-10%, che segue però, va detto, un’espansione ininterrotta per tutta la seconda metà degli anni ’90. Nel caso del turismo la Toscana non mostra però flessioni inferiori alla media nazionale e, in alcuni settori come l’agriturismo, la crescita resta costante, mentre più in generale si assiste a una diminuzione di componenti tradizionali come la tedesca e l’americana, non compensate dall’aumento di quella italiana.
Sul fronte occupazione gli effetti della crisi sono stati, fino ad oggi, meno visibili.

Se fra il ’99 e il 2001 la crescita era stata pressochè ininterrotta, negli ultimi mesi si assiste a un rallentamento che fa scendere di un punto il tasso di occupazione (dal 47 al 46%) a causa della flessione nell’industria. Tutto questo a fronte, però, di un tasso di disoccupazione tuttora fermo al 5%.
Aspetti strutturali
Per capire quando e come la Toscana potrà uscire dal tunnel l’Irpet si è soffermato sugli aspetti strutturali dell’economia toscana, analizzando punti di forza e particolarità, elementi di qualità e debolezze.

Il modello basato sulla fitta di rete di microimprese specializzate in beni di consumo tradizionali e orientate verso i grandi mercati mondiali, soprattutto nord americani, ha garantito alla regione un alto PIL pro capite (23,5 mila Euro per abitante) e un’ottima qualità della vita. Sopra la media italiana (21 mila euro) ed europea.
La forte competitività internazionale ha portato negli anni scorsi la Toscana ad allinearsi con alcune regioni del Nord come Veneto ed Emilia Romagna, parallelamente a una sempre maggiore vocazione verso i mercato extraeuropei, in particolare asiatici.

A questo si associa la bassa propensione agli investimenti che, nel lungo periodo, costituisce un limite, così come possono essere fattori di debolezza, alla lunga, la specializzazione produttiva in settori come la moda o il turismo, la forte concentrazione territoriale delle produzioni trainanti che lascia “scoperte” alcune aree della regione dove prevalgono, di solito, attività meno dinamiche. E’ per questo che sarà necessario puntare su interventi che, pur con riflessi positivi sul breve periodo, agiscano prevalentemente sugli aspetti strutturali, diano impulso ai fattori endogeni dello sviluppo, rafforzino infrastrutture e capitale umano.

Contribuiscano cioè a creare le condizioni per l’appuntamento con la ripresa che, su scala internazionale, è attesa per la seconda metà del 2003.
Verso la ripresa
Secondo le indicazioni dei principali istituti internazionali, la ripresa dovrebbe avviarsi nel corso dell’anno prossimo con una nuova espansione del ciclo internazionale e conseguente ripresa delle esportazioni. Ciò dovrebbe avvantaggiare i settori più tipici della Toscana, quelli che hanno sofferto di più nell’attuale congiuntura (mecanica e moda).

La crescita del PIL si dovrebbe attestare sul 2,4%, un valore leggermente superiore alla media nazionale, in virtù di una crescita delle esportazioni che dovrebbe collocarsi sul 6%. Una crescita che potrebbe raggiungere il 2,8% grazie agli investimenti infrastrutturali che la Regione Toscana ha già messo in cantiere per il 2003-2005 e che potranno attivare, calcola l’Irpet, valore aggiunto addizionale pari allo 0,4%-0,45% del PIL.
“La Regione metterà in campo tutti gli strumenti disponibili per sostenere l’economia toscana.

L’iniziativa della giunta si concentrerà su tre fronti: il piano strategico per il sistema moda, il rapporto con il sistema bancario, l’attuazione del piano straordinario di investimenti 2003-2005 che prevede l’utilizzo di risorse pari a 1.500 milioni di euro in tre anni”.
Lo ha detto il presidente della Regione Claudio Martini sintetizzando i lavori della giunta programmatica, riunita ieri a Cortona per fare il punto sui problemi dell’economia toscana. Martini ha sottolineato che la Regione, pur non avendo competenze dirette né sull’industria, né sul commercio estero, né sul credito, metterà l’economia al centro del proprio lavoro.

Ha inoltre annunciato che, nelle prossime settimane, verrà avviata una campagna di ascolto per verificare la situazione direttamente nelle realtà produttive più a rischio (dalla Piaggio alla Breda a Piombino). “Quello della Regione – ha precisato il presidente - non sarà un intervento a pioggia, ma agirà direttamente sui problemi strutturali e i punti di debolezza del sistema”. Il confronto con il mondo bancario sfocerà nella definizione, entro ottobre, di una convenzione con gli istituti di credito toscani e prevederà misure in grado di favorire l’aggregazione delle microimprese che caratterizzano il tessuto produttivo toscano, mettendole in condizioni di essere più competitive sui mercati internazionali.

Verrà proposta anche l’ipotesi della riduzione del costo del denaro. “Si stima infatti che l’abbassamento di un punto del costo del denaro farebbe risparmiare alle imprese circa 400 milioni di euro l’anno”. Quanto al piano straordinario di investimenti, ormai in dirittura d’arrivo nel suo iter consiliare, prevede interventi in vari settori, dalla viabilità (694 milioni di euro), alla sanità (913 milioni), dall’ambiente (110 milioni) all’edilizia universitaria (110 milioni), sistema espositivo (155 milioni), musei (64 milioni), servizi telematici (53 milioni).

La Regione intende anche aprire un confronto con il governo, a partire dai problemi del settore moda, un settore strategico per la Toscana che vede coinvolte anche altre grandi realtà produttive del paese. L’altro tema di confronto con il governo è quello del sostegno al settore delle due ruote, anche attraverso la riduzione dei costi assicurativi. La Regione chiederà infine al governo la regionalizzazione dei fondi per i progetti locali di sviluppo (Patti territoriali, sistemi economici locali, patti verdi) oggi gestiti centralmente con meccanismi farraginosi e burocratici.

Fra gli interventi indiretti che potranno consolidare lo sviluppo della nostra economia, al primo posto la giunta ha indicato gli investimenti sulle infrastrutture. “Su questo punto – spiega Martini - l’impegno è quello di stringere. Vogliamo definire con il governo un’intesa su tutte le questioni aperte e sulle quali c’è già un accordo di massima. Unica eccezione il corridoio tirrenico, sul quale le divergenze con il ministro Lunardi rimangono. La Regione presenterà la sua proposta il prossimo 11 ottobre in un convegno che si terrà a Grosseto.

Vogliamo lavorare anche sull’energia, raccogliendo la sollecitazione del mondo economico per il contenimento dei prezzi e per il rispetto degli standard di Kyoto sulle emissioni in atmosfera”.
“Un aiuto alle imprese - ha concluso Martini - potrà venire anche dalle iniziative che abbiamo in cantiere per sburocratizzare e rendere più efficienti servizi e pubblica amministrazione e dare nuovo impulso alla ricerca e all’innovazione. Non a caso la Toscana ospiterà, il prossimo primo ottobre, un incontro internazionale per discutere l’applicazione concreta del programma quadro dell’Unione europea su ricerca e innovazione”.

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