From Global to Glocial: questioni globali, soluzioni sociali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 luglio 2002 16:45
From Global to Glocial: questioni globali, soluzioni sociali

FIRENZE- Agricoltura "pulita", attenta all'ambiente, senza chimica e senza organismi geneticamente modificati; cibo per tutti, ma anche cibo sano, cibo che non si traduca in incubo per i consumatori, così come è successo per la "mucca pazza", per il vino al metanolo, per i polli alla diossina; e ancora, alimentazione come rispetto delle tradizioni e delle culture, contro l'appiattimento dei sapori e dei saperi delle produzioni industriali su scala mondiale. Sono questi alcuni dei grandi temi che saranno affrontati nei due giorni di "From Global to Glocial", il 16 e il 17 luglio alla tenuta di San Rossore.

E senz'altro ha un significato non solo simbolico il fatto che ad ospitare questo evento sia la più grande impresa di agricoltura biologica della Toscana. Un primato condiviso con un'altra azienda regionale, quella di Alberese in Maremma, in una regione in cui l'agricoltura biologica è sempre stata protagonista, tanto da svolgere un ruolo di battistrada a livello nazionale fin dai primi anni Settanta. Dal 1997 al 2001 le aziende biologiche sono più che triplicate, raggiungendo quota 2.321 (dato al 31 dicembre 2001), con oltre 68 mila ettari di superficie agricola interessata.

Solo nel 2001 l'aumento è stato del 36,5 per cento. In questo contesto la tenuta di San Rossore "pesa" con circa 500 ettari di coltivazioni biologiche (si tratta soprattutto di foraggi per cavalli) e 287 capi di bovini biologici allevati allo stato brado, a cui si aggiunge una produzione di circa 80 vitelli da ingrasso l'anno. Recentemente è stato avviato anche il recupero di una razza autoctona a forte rischio di estinzione, la Mucca Pisana, con 25 capi. San Rossore si sta proponendo sempre di più come un'esperienza modello e un laboratorio di innovazione al servizio dell'intera agricoltura toscana.

Grazie anche ai finanziamenti della Regione Toscana è infatti in fase di realizzazione un centro di sperimentazione dell'agricoltura e della zootecnia biologica, che consentirà di valutare - anche sotto il profilo dei costi - e di divulgare nuove tecniche di produzione.
Biologico a parte, l'agricoltura toscana "amica" dell'ambiente si sta avvicinando ad un appuntamento che potrebbe dare uno straordinario impulso ad un "made in Tuscany" agroalimentare il cui export continua ad aumentare di anno in anno.

Entro quest'anno, infatti, farà il suo debutto sul mercato la farfallina bianca di Agriqualità: è il marchio voluto dalla Regione Toscana per segnalare ai consumatori le produzioni di agricoltura integrata, cioè realizzate con un ridotto uso della chimica e quindi un minore impatto ambientale. Pane e pasta saranno i primi prodotti a fregiarsi di un marchio che potenzialmente interessa almeno le 16 mila aziende toscane che negli anni passati hanno beneficiato dei finanziamenti comunitari per la riduzione dei fitofarmaci.

Requisito per ottenere il marchio sarà anche la non utilizzazione di Organismi geneticamente modificati. Va ricordato che la Toscana è stata la prima regione italiana ad approvare una legge - la 53/2000 - che vieta la coltivazione e la produzione di specie che contengono Ogm, predisponendo anche un rigoroso sistema di controlli per prevenire i possibili rischi per la salute e l'ambiente.

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