La realizzazione del progetto di anagrafe bovina toscana è essenziale per ottenere il riconoscimento di qualità dei nostri allevamenti a livello europeo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 febbraio 2002 14:50
La realizzazione del progetto di anagrafe bovina toscana è essenziale per ottenere il riconoscimento di qualità dei nostri allevamenti a livello europeo

Lo ha detto Fabio Roggiolani presentando mercoledì un'interrogazione urgente in Consiglio Regionale. E’ uno dei tasselli fondamentali per conoscere i movimenti, la storia, la salute, l’alimentazione degli animali in allevamento. Occorre che gli intralci burocratici vengano spezzati così come più volte promesso dall’assessorato. Dopo la realizzazione del laboratorio di analisi sulla BSE, dopo il grande lavoro fatto per bloccare l’epidemia della lingua blu negli ovini e dopo i provvedimenti che hanno consentito alle macellerie di dotarsi di nuove bilance per la tracciabilità della carne, occorre risolvere questo problema dell’anagrafe bovina.

Ci aspettiamo che l’Assessore Rossi imponga una accellerazione politica ai balbettamenti burocratici . La realtà della BSE non è più grave di quello che si pensava ma è, senza fare allarmismi, realmente un pericolo da combattere."
Tornata intanto con virulenza sulle cronache della grande informazione, "mucca pazza" aveva continuato a seminare la sua scia di morte anche nel silenzio dei mesi scorsi, portandosela dietro fino in Giappone, dove, il timore che ci sia lo zampino italiano, nei casi che sono stati individuati in quel Paese, e' molto forte.

L'Italia, oltre a esportare moda e italian-food, si e' distinta anche per le farine animali. "Quello che piu' colpisce -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- e' l'enorme voglia di parlarsi addosso che sta coinvolgendo produttori e governanti. Con inviti alla calma e una serie di consigli e indicazioni che si distinguono per il semplice fatto che non servono a niente, ma che individuano un gigantesco imbarazzo in chi avrebbe dovuto fare e dire in passato, ma non l'ha mai fatto, se non all'ultimo momento, quando non ne poteva fare a meno e facendone pagare lo scotto ai consumatori.
A cosa ci serve che gli allevatori della Sicilia ci dicano tre importanti regole per indirizzare i consumatori all'acquisto, o che il ministro (alternativamente quello della Salute con quelle delle Politiche Agricole) ci rassicurino che la giovane siciliana infettata e' sicuramente a causa della situazione precedente ai controlli? Credono forse che qualcuno possa prendere sul serio quel sicuramente? Si tratta di una fiducia che, per essere tale, ha bisogno di situazioni regresse in cui avrebbe dovuto conquistarsi sul campo il merito.
Allora, sara' bene ricordare cosa significano oggi le etichette della carne, e come si e' giunti ad esse.

Il 1 settembre 2000, con fanfare a tutto spiano, in piena mucca pazza in Europa e solo timidamente in Italia, entro' in vigore l'obbligo dell'etichettatura indicando solo il Paese i cui i capi venivano macellati. Denunciammo all'epoca la grande limitatezza del provvedimento, perche' con i dati allora disponibili, il timore di infezione non nasceva solo dal luogo di macellazione, ma essenzialmente rispetto al luogo di provenienza dei bovini (l'embargo con la Gran Bretagna -in un mare di polemiche di contrari e favorevoli- era stato levato da pochissimo e cominciavano ad essere diffusi i dati allarmanti della Francia, i cui bovini facevano da re nella tavola italiana).

Dal 1 gennaio 2002 sulle etichette bisogna indicare anche il luogo di provenienza. Ma nel frattempo si e' scoperto che il problema principale delle infezioni nasce dal tipo di alimentazione delle mandrie, e questa indicazione e' prevista solo a discrezione del produttore.
Abbiamo torto a ritenere che Commissione Ue e Governo italiano arrivano sempre in ritardo rispetto alle necessita' di informazione dei consumatori? E abbiamo torto a ritenere che gli allevatori che dispensano consigli sono quanto di piu' inaffidabile ci sia, visto che, un problema presentissimo ed attuale come quello dell'alimentazione delle mandrie, viene solo messo sul tavolo delle trattative (italiane e comunitarie) in modo da procrastinare l'obbligo di informarne i consumatori piu' in la' possibile nel tempo, e quindi smaltire cio' che gia' c'e', fregandosene delle certezze di cui il consumatore avrebbe bisogno?
Troppe inosservanze, ritardi e furbizie ci hanno portato a diffidare di chi ci vende questa carne e di chi e' preposto ai controlli, anche perche' le possibilita' per recuperare questa fiducia sono a portata di mano, ma non vengono prese in considerazione.
Per cui noi non diamo consigli ad alcuno.

Le possibilita' di infezione sono statisticamente esigue. Al massimo ci ritroveremo nella situazione della Gran Bretagna (che ha una previsione di poco piu' di centomila casi). Numeri infinitesimali rispetto a quelli, per esempio, delle vittime degli incidenti stradali: per cui rimane molto piu' pericoloso salire su un'automobile che non mangiare una fetta di carne. Cinici? No, realistici, perche' con l'attuale sistema di prevenzione e informazione, i risultati saranno vicini allo zero, per cui, tanto vale fare i conti con quella che sembra essere la piu' credibile realta'".

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