Teatro Puccini: 5 febbraio i Cannibali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 febbraio 2002 16:43
Teatro Puccini: 5 febbraio i Cannibali

George Tabori è senza dubbio una delle personalità artistiche più insolite e interessanti del Novecento: ebreo ungherese, giornalista e scrittore, sceneggiatore per Hitchcock, amico di Brecht e a sua volta autore teatrale, Tabori dedica la sua vita ad affrontare il tema della shoah e della discriminazione razziale, lottando contro i facili stereotipi e risvegliando la coscienza civile del suo pubblico. Il suo stile surreale a volte ricorda l’ironia graffiante di Ionesco e di Beckett, a volte l’asciuttezza e il rigore di Brecht, a volte il gioco meta-teatrale di Pirandello.

Ne I CANNIBALI Tabori traccia una prospettiva nuova, ricercando l’uomo nel dramma della Shoah, e perciò portando l’Olocausto a simbolo dell’annullamento, a metafora delle identità spezzate. Nel testo un gruppo di figli di morti ad Auschwitz, con l’aiuto di due sopravvissuti, ripercorre, attraverso un gioco teatrale, la vicenda che ha portato i loro genitori alla morte: la morte di un compagno, la decisione di mangiarlo, il conflitto fra il gruppo e Zio Tabori (il padre dell’autore) che cerca di convincere i compagni a desistere, il successo di Zio e la scelta finale quando l’SS guardiano della baracca ordina al gruppo di mangiare.
Mangiare, sopravvivere e portare memoria o mantenere la propria dignità e sparire inghiottiti nei sei milioni di morti? È questa la domanda su cui si interrogano i figli mettendo in scena la storia dei padri.

Una riflessione profonda sull’essere umano. I protagonisti de I CANNIBALI non sono eroi; sono uomini normali, con le loro paure, piccolezze e grandezze. Attraverso di loro i milioni di morti dell’Olocausto tornano ad essere quello che realmente sono: persone, vite, storie, annientate brutalmente dalla macchina di sterminio nazista.

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