Alta velocità: via alla procedura per il danno ambientale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 Ottobre 2001 00:50
Alta velocità: via alla procedura per il danno ambientale

FIRENZE- La Regione Toscana sta avviando un’azione civile per richiedere il danno ambientale relativamente ai cantieri dell’Alta velocità. E’ quanto ha anticipato il Presidente della Regione Toscana Claudio Martini, intervenendo ieri sera a Scarperia ad una assemblea pubblica, alla quale hanno partecipato i sindaci, la popolazione ed i comitati del Mugello, che fa seguito alla visita svolta dal Presidente mercoledì scorso nei cantieri della Tav.
Martini ha detto che l’opera, già realizzata per due terzi, deve essere rapidamente completata.

E ha aggiunto: “Sono contrario ad ogni blocco: il solo pensarlo ci renderebbe ridicoli agli occhi di tutta Europa. La mia convinzione è quella di andare avanti ma cambiando musica”.
“Ho visitato i cantieri per rendermi conto dello stato dei lavori, per toccare con mano i problemi ancora aperti; ho parlato e ascoltato tutti: Cavet, tecnici, Arpat, amministratori, comitati popolari e cittadini. Sono stati incontri utili che mi hanno consentito di definire meglio gli obiettivi di lavoro.

Innanzitutto la necessità di procedere rapidamente con l’opera, ma con tutte le garanzie necessarie per il rispetto dell’ambiente. Questo devono capirlo soprattutto Cavet, Tav, il ministro dell’ambiente ed il governo”.
Martini ha poi dato conto delle decisioni prese nell’ultima riunione di giunta. “Abbiamo deciso innanzitutto che venga adeguato il quadro prescrittivo prima di completare le gallerie: per evitare nuovi danni ambientali occorrono regole di scavo più rigorose. Secondo: rafforzare le funzioni e i poteri dell’osservatorio ambientale, in modo che possa intervenire con autorevolezza sull’attività dei cantieri.

Terzo: far predisporre dall’Arpat la necessaria documentazione entro 20 giorni in modo da avviare un’azione civile per richiedere il danno ambientale. Infine l’aspetto più significativo, quello su cui mi impegnerò personalmente: l’avvio della progettazione per realizzare un serio piano di ripristino ambientale del territorio. Per me ripristino vuol dire una cosa sola: curare le ferite provocate dai lavori attraverso interventi innovativi e strutturali sul territorio. Il Mugello deve tornare come prima: è un diritto di chi lì vive e lavora.

Ma è anche un dovere di tutto il paese: dai Comuni alla Regione, dal governo al parlamento”.
Il portavoce dell'associazione Idra ha definito quello della distruzione delle risorse idriche del Mugello il peggiore scenario ambientale possibile in un vastissimo habitat che la Regione stessa ha indicato all’Europa come bisognoso di particolarissima tutela, e che è stato invece abbandonato da cinque anni al bombardamento della cattiva esecuzione di un pessimo progetto. Idra ha sottolineato che l’acqua è un bene primario dell’umanità, un bene pubblico la cui qualità e disponibilità è stata al centro dei contenuti rivendicativi anche della recente marcia della pace di Assisi.

Campeggiava, nella partecipatissima assemblea organizzata dall’Amministrazione comunale di Scarperia, uno striscione del Forum Sociale del Mugello con la scritta: “TAV: senza acqua si muore, assassino chi ce la toglie”.
Molti degli intervenuti hanno manifestato una radicale contrarietà a continuare a sopportare i danni provocati dalla TAV. Scarso successo ha riscosso perciò l’orientamento espresso da Claudio Martini a operare perché “lo scavo finisca quanto prima”, e a puntare invece sulla fase successiva del “ripristino ambientale”.

Non si è compreso come sia possibile ammettere che i danni provocati dal progetto dipendono dalla “inadeguatezza delle previsioni in fase di pronuncia di compatibilità ambientale” (lo ha ancora una volta ammesso ieri sera l’assessore regionale all’Ambiente Tommaso Franci), e al tempo stesso pretendere di procedere in fretta lungo le linee di un progetto che potrebbe meritare il vaglio di una nuova conferenza di servizi. Molti hanno domandato a Martini, inoltre, come si possa seriamente parlare di “ripristino” quando sotto gli occhi di tutti ci sono danni ambientali classificati come irreversibili.

Chi pagherebbe alla fine il conto del “ripristino” - oltre che di quelli già accertati - anche dei danni a venire? Il presidente della Giunta non ha potuto che confermare quanto era lecito temere: che si tratti di un “fondo speciale” istituito tramite Finanziaria o che “a fare la sua parte” sia la Regione, toccherà ancora una volta al contribuente l’onere e la beffa di pagare il costo del danno, con risorse naturali nel frattempo irrimediabilmente degradate.
Idra da parte sua scriverà nelle prossime ore all’ARPAT, cui Martini ha annunciato ieri di aver dato mandato di consegnare entro venti giorni alla Regione la documentazione tecnica di supporto alla procedura di danno ambientale nei confronti dei realizzatori dell’opera (se ne parla da più di un anno senza risultati).

Idra chiederà che l’ARPAT documenti in modo puntuale al committente tutte le circostanze associate alle attività istituzionali di controllo dell’Agenzia, comprese le condizioni di difficoltà in cui essa è stata costretta ad operare in questi anni. Apparirà anche per questa via evidente – ritiene Idra - l’irragionevolezza di qualsiasi soluzione che prescinda dalla riformulazione globale della Valutazione di Impatto, e dunque dalla riapertura della Conferenza di servizi. Qualsiasi “soluzione” al di sotto di questo standard, ha puntualizzato l’associazione, potrebbe apparire in tale frangente come un’intollerabile truffa.

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