Artport, il festival dedicato alle culture giovanili si è aperto ieri alle Cascine, ma alle 1:30 aveva già chiuso

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 settembre 2001 15:49
Artport, il festival dedicato alle culture giovanili si è aperto ieri alle Cascine, ma alle 1:30 aveva già chiuso

Le parole dell'organizzatore Stefano Filipponi sono dure: «Il Comune di Firenze non ci fa proseguire lo spettacolo oltre le 1.30. Le 3 sono un'ora normale in tutti i paesi del mondo, tranne che qui a Firenze, dove evidentemente c'è chi pensa a una città dove a mezzanotte si va tutti a letto. Siamo sotto minaccia: se non rispettiamo gli orari domani ci chiudono».
"Una strategia comunicativa provocatoria? -si domandava stamani La Repubblica- Oppure lo sfogo di chi sente sul proprio collo il fiato della burocrazia, prima con il no della Manifattura Tabacchi, poi con la bocciatura della tensostruttura da parte della Prefettura, ora con l'anticipazione dell'orario di chiusura? Comunque vada resta il fatto che ancora una volta il Comune sembra perseguire un obbiettivo politico e sociale per poi contraddirlo dal punto di vista amministrativo dice Simone Siliani, assessore alla cultura, che annuncia la consegna al sindaco di un memoriale sui problemi di Artport e della cultura giovanile a Firenze".
"Artport non è stato pensato a caso -afferma in documento lo staff organizzativo-, e anche la sua organizzazione non ha seguito il caso… Tanto il progetto che la sua preparazione sono stati elaborati con l’obiettivo, come dice spesso l’assessore Siliani e ha più volte ripetuto anche il Sindaco, di posizionare, finalmente, Firenze nel contesto della contemporaneità internazionale.

Quindi Artport per Firenze non vuole, e non deve essere, un evento casuale ma strategico. Certamente, in una città poco abituata ad eventi di cultura contemporanea e soprattutto lontana dalla comprensione dei suoi ritmi e dei suoi linguaggi, Artport finisce per diventare un “caso”, ma anche qui la nostra intenzione è che sia un caso culturale, un’occasione per discutere sul presente e sul futuro della città. Artport sta alla cultura di questa città come la tramvia alla mobilità: strumenti (non unici, certo) per rendere Firenze più veloce e moderna.
I contatti e il lavoro di rete a livello europeo (e non solo), un programma che ha come obiettivo presentare i suoni, i colori e i nuovi linguaggi delle metropoli più all’avanguardia ma anche il lavoro svolto nelle scuole dai più giovani, rispondono tutti alla volontà di aprire una breccia sul futuro.

Un futuro che non stravolge la tradizione di una città unica al mondo che deve obbligatoriamente fare i conti con mutamenti culturali, economici e sociali. La cultura contemporanea non è, infatti, solo un fatto artistico ma anche economico, basti pensare alle sinergie con il settore della new economy o agli indotti commerciali dei grandi festival europei, e sociale come dimostra la popolarità di certi linguaggi o l’influenza che moda, design e new media esercitano sulla nostra vita di tutti i giorni.
Artport, infine, non vuole essere un caso, nel senso polemico del termine: chi produce cultura non deve essere polemico ma creativo e propositivo.

Certo chi guarda al futuro rischia spesso di scontrarsi con il presente, o meglio con quegli aspetti che ne limitano le intenzioni e le azioni. Non siamo polemici con gli uffici del Comune di Firenze o con le sue regole, rispettiamo il lavoro dei primi e ci adeguiamo alle seconde. Ma adeguarsi non vuol dire negarsi prospettive: si possono (e si devono) rispettare le regole ma occorre prefigurare un nuovo scenario e nuove regole.
Per meglio farci intendere chiudiamo con un riferimento a due eventi in cui il futuro prevalse sul presente, non per un paragone con il caso Artport ma per insinuare provocatoriamente il dubbio che è sempre virus di cambiamento.
Cristoforo Colombo, oltre cinque secoli fa, propose, di fatto, un viaggio nel futuro: oltre ogni regola e senza neanche sapere se la rotta era quella giusta.

Vedeva la terra senza sapere quanto fosse lontana e per questa visione dovette scontrarsi con le regole del suo presente che gli imponevano altre rotte. Solo il coraggio della sua Regina ci permise di scoprire l’America. Quasi in contemporanea, da queste parti, un pazzo visionario di nome Leonardo era sicuro che l’uomo avrebbe volato, deriso dai suoi concittadini disegnò un uomo con le ali, le costruì e provò il volo senza che nessuna regola o legge potesse fermarlo: avesse avuto l’alluminio e la benzina sarebbe arrivato in America più velocemente di Cristoforo Colombo".

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