Un corteo per le vie del centro città celebra la Liberazione di Prato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 settembre 2001 13:24
Un corteo per le vie del centro città celebra la Liberazione di Prato

Con un corteo per le vie del centro città aperto dal Gonfalone del Comune di Prato e da quello della Provincia sono proseguite le celebrazioni per il 57° anniversario della Liberazione della città, iniziate ieri, che avranno il loro momento culminante stasera a Figline, dove furono impiccati 29 partigiani. Le celebrazioni mattutine hanno preso il via con la deposizione delle corone alle lapidi e ai monumenti ai Caduti da parte delle Circoscrizioni comunali, poi dopo la messa in Cattedrale, celebrata dal vicario della Diocesi don Eligio Francioni, il sindaco, accompagnato dal prefetto Abramo Barilarri, dal vice sindaco e dall'assessore provinciale Alessandro Attucci, e dalle autorità civili e militari, ha aperto il corteo per le vie del centro città, preceduto dalle musiche eseguite dal complesso bandistico Puccini di Galciana.

Il corteo, cui hanno preso parte i rappresentanti dell'Anpi e delle associazioni comattentistiche, coi loro gagliardetti e le loro bandiere, ha raggiunto piazza delle Carceri, dove Mattei ha desposto una corona d'alloro al monumento ai Caduti. Il sindaco, che ha dedicato il 6 settembre alla memoria di Ofelia Giugni, la staffetta partigiana scomparsa di recente, al termine della mattinata, nel suo ufficio in Palazzo comunale, ha ricevuto Donald Cox figlio del capitano Michael, l'ufficiale inglese che all'indomani della Liberazione di Prato venne nominato dal comando Alleato governatore militare della città.

Tra l'altro il capitano Michael Cox, al termine del suo mandato, fu insignito della cittadinanza onoraria da Dino Saccenti, primo sindaco della città.
«Sono passati quasi sessant’anni. Allora occorreva fare la cosa giusta, stare dalla parte giusta. E giustizia significa difendere i diritti umani ovunque e comunque siano oppressi. Oggi dobbiamo fare altrettanto, anche se rischia di essere meno chiaro chi opprime la dignità e la libertà degli uomini». E’ il passaggio centrale dell’intervento del vicepresidente della Toscana Angelo Passaleva, che ha partecipato oggi alla celebrazione del cinquantassetismo anniversario della Liberazione di Prato e della strage di Figline.

Cita Piero Calamandrei, Martin Luther King, Eugenio Montale, Carlo Levi e Antoine de Saint-Exupery il vice presidente. E ricorda Ofelia Giugni, la staffetta e partigiana di Prato scomparsa qualche mese fa.
«L’indignazione ha lasciato il posto ad altri sentimenti. Qui sta il pericolo» sottolinea Passaleva. Parla di «un problema di dimenticanza», ma anche di tradimenti. E tra gli esempi di tradimento cita «l’incapacità a volte, come classe dirigente, di non far comprendere ai cittadini che la politica non può essere soltanto uno spettacolo a uso e consumo esclusivo delle tecniche mediatiche».

«Pensare di ridurre la complessità dei problemi alla facilità di uno slogan ad effetto televisivo è forse un modo per cavalcare con le risorse della demogogia un populismo imperante, la voglia di “padrone” che serpeggia anche tra la nostra gente». «Oggi che i “balconi” sono televisivi – avverte il vicepresidente – abbiamo il dovere di ricordare che già altre volte il nostro popolo è stato tradito dalla tecnica del “balcone». «Fu tutto un popolo che concorse a ridare la libertà alla nostra Italia, - ricorda Passaleva - non solo chi impugnò le armi.

Quella libertà fatta anche di dissenso e di protesta civile e pacifica che è riconosciuta dalla Costituzione. E alle future generazioni dobbiamo ricordare che la democrazia, come la libertà, non è data per sempre ma va conquistata ogni giorno con la fatica del confronto».

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