La disoccupazione è scesa al 5,6%

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 giugno 2001 00:44
La disoccupazione è scesa al 5,6%

Le preoccupazioni di rallentamento dell’economia statunitense, manifestate nei primi mesi del 2001, inducono a una certa prudenza sulla possibilità che l’economia possa mantenere i ritmi di sviluppo registrati nel 2000, tuttavia il mercato del lavoro mantiene un’apprezzabile vivacità occupazionale che porta verso una quasi piena occupazione maschile e a un sensibile miglioramento di quella femminile. L’assessore alle politiche del lavoro Davide Filippelli ha tracciato un quadro di ampio respiro sul collocamento nell’area fiorentina nel dibattito che ha accompagnato due sedute del Consiglio provinciale.

Sono emersi alcuni dati di particolare interesse che sottolineano peraltro il ruolo dinamico della Provincia, che ha “assunto” per legge il Collocamento e le politiche attive del lavoro. L’effettivo trasferimento del personale del ministero del lavoro alla Provincia si è completato solo nei primi mesi del 2001. Intralci vengono dalla mancata realizzazione del Sil (Sistema informativo lavoro), il software per la gestione della banca dati per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro che doveva essere elaborato a livello nazionale non c’è ancora.

Resta aperto anche il problema del trasferimento del Centro per l’impiego di Firenze dall’attuale sede di via Bardazzi. Sono in corso contatti tra la Provincia e il Comune, che per legge ha la titolarità delle risorse logistiche per i Centri per l’impiego, “per trovare – dice Filippelli - una situazione che sia all’altezza dell’immagine di Firenze”. Le norme che definiscono il nuovo ruolo della Provincia prevedono un peso particolare alla concertazione con le parti sociali, e affidano sempre alla Provincia il compito di trovare le opportune forme di raccordo con gli altri enti locali e le autonomie funzionali presenti nel territorio.
Il quadro organizzativo è soggetto ad ulteriori cambiamenti.

Entro il 2002 la Provincia deve uscire interamente dai ruoli di gestione diretta che svolgeva in passato per assumere in pieno quello di programmazione e monitoraggio delle numerose attività che discendono dalle norme europee e italiane. La Commissione Europea, inoltre, non accetterà più formazione a gestione diretta dalla Provincia finanziata con il Fondo sociale. La Regione Toscana, d’altra parte, preferisce che le Province escano da tutte le agenzie formative. Il combinato disposto di queste due indicazioni (la prima inderogabile, l’altra politicamente vincolante) conduce al fatto che l’Agenzia formativa della Provincia di Firenze debba essere ipotizzato un futuro diverso rispetto a quello deciso.
Ma partiamo dal quadro generale in cui opera la Provincia di Firenze.

Innanzitutto si registra un netto miglioramento occupazionale. Dal 1993 al 2000 il tasso di disoccupazione (cioè il numero di persone in cerca di lavoro sul totale delle persone attive tra i 15 e i 65 anni) è passato dall’8,8 per cento al 5,6 per cento, cioè è diminuito di tre punti percentuali, performance migliore di quella media regionale (che passando dall’8 al 6,1 migliora di soli due punti.
Anche il tasso di occupazione (cioè il numero di persone che hanno o cercano attivamente lavoro sul totale della popolazione) conosce nello stesso periodo un andamento positivo, in quanto migliora di un punto in percentuale (dal 43,7 al 44,7 per cento).

“Questo dato – spiega Filippelli - conferma e rafforza quello precedente perché dimostra che la diminuzione del tasso di disoccupazione non è dovuta a sfiducia e ritiro dal mercato del lavoro, ma ad aumento dell’attività”.
Anche i dati dei Centri per l’impiego gestiti dalla Provincia confermano che siamo in presenza di una fase dinamica e positiva, con una particolarità da registrare: gli immigrati: in molte posizioni di lavoro del manifatturiero o del terziario tradizionale. L’immigrazione si configura come “fonte indispensabile di risorse per la nostra realtà economica”.
Per una lettura più approfondita dei dati la Provincia intende realizzare entro l’anno un Osservatorio integrato che consenta un’interpretazione rigorosa dei dati di diversa fonte (Istat, Camera di Commercio, Centri per l’impiego) e di diversa natura (quantitativi e qualitativi) in collaborazione con gli istituti regionali specializzati (come l’Irpet), nonché con le altre istituzioni e parti sociali, in modo da poter offrire alle istituzioni e alle parti sociali informazioni analitiche di supporto alla programmazione e alle decisioni politiche.
Intanto l’attività di politica attiva nel lavoro della Provincia, mediante i Centri per l’impiego e gli sportelli di Infolavoro, sta dando buoni risultati.

Nel corso del 2000 più di 4 mila aziende si sono rivolte ai Centri per l’impiego della Provincia per chiedere personale, per un totale di lavoratori da avviare superiore alle 10 mila unità. Gli uffici della Provincia hanno selezionato e segnalato alle imprese più di 20 mila nominativi.
E’ in corso la sperimentazione ‘Colloca’ per l’incrocio della domanda e l’offerta di lavoro. Nel corso del 2000 le offerte di lavoro presentate dalle aziende sono state 738, con un incremento del 114,5 per cento rispetto all’anno precedente (344 offerte).
Infolavoro ha consegnato alle imprese 3517 curricula di lavoratori iscritti nella banca dati di ‘Colloca’.

Le assunzioni al lavoro attraverso la banca dati ‘Colloca’ hanno soddisfatto le offerte delle imprese nella misura del 50 per cento circa.
Oltre il 96 per cento delle imprese che si sono rivolte ad Infolavoro con offerte di assunzione ha dichiarato che i servizi ricevuti sono buoni e ottimi. Solo il 6 per cento ritiene i servizi insufficienti.
Dei mezzi per le politiche attive del lavoro attribuiti alla Provincia il più efficace è la formazione, anche per contrastare l’abbandono scolastico.

Con l’ “obbligo formativo”, diretto ai giovani quindicenni che hanno assolto l’obbligo scolastico, sono prospettati tre percorsi: proseguire gli studi nella scuola superiore; accedere al sistema di formazione professionale per conseguire una qualifica; accedere all’apprendistato che prevede la frequenza di moduli formativi di almeno 120 ore. Il quadro statistico presenta zone grigie, dissipabili con un’azione decisa da parte dell’Ente. In Provincia di Firenze, infatti, nel 2000 circa 170 giovani (compresi tra i 15 e i 17 anni di età) sono usciti dal sistema scolastico e hanno deciso di lasciare la scuola.

Di questi il 12 per cento ha scelto la frequenza di corsi di formazione professionale, il 20 per cento ha scelto l’apprendistato, senza però formulare scelte precise. Per questi giovani e per gli altri che non hanno manifestato scelte per l’adempimento dell’obbligo formativo, la Provincia ha provveduto a informare le rispettive famiglie sull’obbligo formativo: gli operatori del Centro per l’impiego hanno successivamente avviato i contatti telefonici di verifica e nel mese di aprile hanno iniziato i colloqui di orientamento.
Gli abbandoni scolastici si verificano prevalentemente (90 per cento) negli istituti professionali e in quelli tecnici; il 65 per cento circa è costituito da ragazzi nati nel 1985, per i quali è previsto quest’anno l’obbligo formativo.

Un numero considerevole di ragazzi nati nel 1985 (circa 140) si trovano ancora a frequentare la scuola media inferiore e più del 50 per cento è costituito da ragazzi extracomunitari.
L’azione della Provincia a favore del collocamento dei disabili si riconosce nell’”inserimento mirato”, con il quale tenta di combinare l’obbligo aziendale della corresponsabilizzazione sociale attraverso l’assunzione di quote di disabili con adeguate misure di accompagnamento e incentivi. Si punta alla ricerca e all’individuazione delle capacità e delle potenzialità esistenti nei disabili e sulla loro valorizzazione anche attraverso percorsi formativi adeguati.

Servizi all’inserimento lavorativo, quindi. sostegno nella ricerca delle reali possibilità di rapporto tra le caratteristiche professionali del disabile e le esigenze organizzative e produttive dell’impresa. A questo riguardo al 31 dicembre erano stati effettuati 350 avviamenti al lavoro, di cui 320 disabili e 30 di categorie protette.
In ultima analisi: gli iscritti alle liste del collocamento cominciano a diminuire, sia per effetto degli avviamenti già effettuati sia per l’azione di ripulitura delle liste delle persone che per diversi motivi non sono in grado di accettare un lavoro.

Entro la fine del mese di maggio sono state firmate 30 convenzioni Negli uffici sono già arrivate oltre 100 convenzioni, o proposte di convenzione, che dovranno essere esaminate e discusse con le ditte proponenti. Gli Enti pubblici in Provincia di Firenze che devono mettersi in regola con l’obbligo di assunzione sono circa 130: ciò consentirà l’inserimento di centinaia di persone.
Lamenta il nascondersi della Provincia di fronte a impedimenti effettivi il consigliere di Forza Italia Fabio Filippini.

Da registrare, secondo il consigliere, è la consistenza del lavoro interinale che richiederebbe da parte della Provincia programmazione e gestione. Vi sarebbero inoltre una certa arretratezza nell’organizzazione dei Centri per l’impiego e nell’assolvimento delle problematiche sociali.
Ironizza sulla concertazione Piero Parotti (Rifondazione comunista) per il quale “la concertazione è negata dai suoi principali interlocutori: il Centrosinistra ha praticamente concesso tutto alla Confindustria”.

I contratti interinali rappresenterebbero un’occupazione fasulla, foriera di instabilità: “Noi – ha detto Parotti – siamo per i posti fissi, perché danno dignità al lavoro”.
Demetrio Donati (Forza Italia) riconosce nella relazione di Filippelli, peraltro apprezzata, “toni trionfalistici che non trovo convincenti”. I dati Istat, in particolare, sarebbero inaffidabili perché l’ente registra tra gli occupati anche quelli che lavorano solo tre mesi l’anno. Donati ha chiesto di comporre le “sfalsature nella composizione degli organici nei Centri per l’impiego: a numero di iscritti nelle liste di collocamento, corrispondono organici di addetti non proporzionali”.
Parla di “valutazione troppo ottimistica dell’andamento del mercato del lavoro” Enrico Nistri (An) che concorda “nell’auspicio di un Osservatorio integrato”, altrimenti si registra tra gli occupati anche “chi guadagna 7 milioni e 200 mila lire lorde l’anno”.

La prospettiva dell’uscita della Provincia dalla gestione diretta della formazione, sollecita Nistri a mettere sull’avviso la Provincia: “Ci troveremo davanti a una pletora di istituzioni per la formazione: ci vorrà molto discernimento”.
In un quadro di lavori rifiutati dagli italiani diventa importante la formazione per gli immigrati, che non è assistenzialismo ma risposta alle esigenze delle imprese, dice Massimo Matteoli (Ds).
Quella di Filippelli è una ottima relazione tecnica ma non dà risposte politiche, sostiene il capogruppo di Rifondazione Eugenio D’Amico.

Le nuove forme di lavoro, non governate, producono nuove schiavitù, l’ente pubblico non può restare a guardare.
“Altro che relazione tecnica”, ribadisce il presidente Gesualdi ricordando il miliardo e passa investito dalla Provincia con risorse proprie sul lavoro e le scelte operate, che “non hanno assecondato i gruppi più forti ai tavoli di concertazione ma gli interessi comuni”. Certo i diritti dei lavoratori vanno garantiti, stando attenti che le nuove forme di flessibilità nel lavoro non generino sfruttamento ma aiutino solo trovare una occupazione stabile, e questo richiede più forza nel sindacato e nelle politiche.

Gesualdi ha concluso il suo intervento preannunciando una giornata, con convegni, mostre ed altre iniziative da tenersi nel parco di Pratolino, interamente dedicata alle problematiche del lavoro dei disabili.
Dati di seconda mano o poco interessanti, nulla su come aiutare i disoccupati a trovare lavoro: per Guido Sensi (An) la relazione di Filippelli è una scatola vuota.
“Dobbiamo schierarci, svolgere un ruolo. Non possiamo restare neutrali”. Per Sandro Targetti (Rifondazione) l’ente locale deve ricostruire la cultura dei diritti dei lavoratori, non limitarsi a produrre accordi di concertazione che poi non si ha la forza di far valere.
Il dato positivo della disoccupazione scesa al 5,6% è incontestabile, ha detto Giovanni Vignoli (Ppi) e positive sono tante indicazioni della relazione, come quelle sull’impiego del Fondo Sociale europeo.

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