"Maria Antonietta d’Asburgo avrebbe potuto essere una buona regina?"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 maggio 2001 15:35

Il Centro Italiano Femminile di Massa ha organizzato ieri, presso le Stanze del Teatro Guglielmi di Massa, un dibattito sulla figura poliedrica di Maria Antonietta d’Asburgo, figlia di Francesco I di Lorena e Maria Teresa d’Asburgo, nata a Vienna il 2 novembre 1775.
La relatrice del convegno, la Prof Maria Antonietta Abiuso Funghini è riuscita, supportata da testimonianze, carteggi e ricerche dettagliate, a ricostruire nello scenario storico molto travagliato del tempo, la figura di una donna estremamente fragile ed indifesa e non colei che ha sostanzialmente contribuito alla rovina della Francia, come le succinte note enciclopediche hanno dipinto imprudente, lasciva, superficiale e sciocca.
In realtà Maria Antonietta fu una pedina gestita dalla madre perché quest’ultima riuscì, mediante il matrimonio della figlia giovinetta col Delfino di Francia, a porre fine ai progetti d’ingrandimento della Prussia.

Il marito non era assolutamente un uomo di carattere in quanto non sapeva renderla felice e per molti anni non seppe adempiere il suo dovere di marito, fu semplicemente un egoista incallito, pigro che amava soltanto andare a caccia. La gioventù di Maria Antonietta era pervasa dalla solitudine perché il mondo politico che l’attorniava era pieno di intrighi ed equivoci, speculazioni e trappole. La madre d’altra parte era troppo impegnata nelle sue strategie politiche, l’odierna donna in carriera che trascurò la figlia vendendola come fosse un oggetto.

Il marito riuscì a darle dei figli che lei amò con tutto il cuore tanto che rinunciò a fuggire e a difendere i propri valori anche il giorno prima di essere uccisa.
La Prof. Funghini, ha dipinto il ritratto di una donna che nonostante abbia avuto le debolezze materiali, o le classiche stravaganze femminili, è stata in qualche modo una vittima di se stessa. Il padre morì quando era piccola e la madre non le seppe mai dare quell’amore che si deve dare una figlia. Essa fu giocherellona, amante, talvolta frivola ma fu da sola in mezzo alla gente di una Parigi che di umano non avevano nulla, lei così debole e rassegnata.

Lei così volubile, come un agnello sacrificale nelle mai di chi ha bisogno di un capro espiatorio... fu veramente madre e chissà se avesse avuto le qualità esterne giuste, avrebbe potuto diventare una regina di notevole statura, forse quella regina che la Francia avrebbe voluto.
[R. A.]

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