La Gestione del capriolo e del daino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 gennaio 2001 15:01
La Gestione del capriolo e del daino

E' il titolo della ricerca che sarà presentata lunedì, 29 gennaio, nella Sala delle conferenze del Palazzo della Provincia di Grosseto. L’incontro, che inizierà alle 18,30, è stato promosso dal Dipartimento di Biologia Evolutiva e dall’Istituto di Ricerche Ecofaunistiche (IST.RIC.E) dell’Università degli Studi di Siena.
Affronta una delle tematiche più urgenti sul territorio provinciale dal punto di vista della gestione faunistico-venatoria in quanto le popolazioni di daino e di capriolo, negli ultimi decenni, sono aumentate in modo consistente tanto da creare notevoli problemi all'ecosistema presente in Maremma e provocando ingenti danni alle colture agricole.
Lo studio fa un bilancio del programma fino ad oggi svolto nell'ambito della gestione faunistico-venatoria delle popolazioni di daini e caprioli presenti sul territorio e avanza nuove proposte per migliorare i risultati per il momento ottenuti.
Distribuzione ed origine di queste due specie Le attuali popolazioni di capriolo (Capreolus capreolus) esistenti nel Grossetano sono probabilmente autoctone.

Dopo un periodo di contrazione, dagli anni ’60 si è avuto un deciso incremento numerico e un processo di espansione che ha portato questo cervide a colonizzare in modo consistente gran parte del territorio maremmano. Sul Monte Amiata un preesistente nucleo di caprioli è stato incrociato con un nucleo di caprioli di provenienza est-europea introdotto negli anni ’50.
Il daino (Dama dama) è un cervide di origine non locale, anche se parzialmente “naturalizzato”. Deve la sua presenza in Maremma ad immissioni o a fughe da recinti di allevamento, avvenute tra gli anni ’60 e ’90.

Sul territorio provinciale ha una distribuzione sporadica e frammentaria, con pochi centri di diffusione: la sua presenza è limitata alle aree più prossime ai siti di introduzione senza che i diversi nuclei si siano fusi tra loro in un’unica popolazione.
Queste informazioni sono importanti per elaborare un corretto programma di gestione faunistico-venatoria, che non può non prescindere dalla conoscenza delle relazioni tra le popolazioni di capriolo e di daino, l’ambiente in cui si trovano e le locali attività umane: solo così si potrà mirare all’integrazione delle risorse faunistiche con le finalità antropiche.

La composizione di appropriati piani di prelievo, inoltre, si deve avvalere della conoscenza dei parametri di struttura e dinamica delle popolazioni, sia delle conoscenze acquisite a livello locale con l’esecuzione di adeguati censimenti.
La storia della gestione faunistico –venatoria del capriolo e del daino La gestione faunistico-venatoria del capriolo e del daino è stata istituita solo a partire dal ’96 con l’organizzazione di corsi per l’abilitazione alla caccia di selezione e dal ’97 con l’esecuzione di censimenti e la formulazione di piani di prelievo.

Nonostante questo tipo di gestione sia, quindi, un fenomeno ancora in via di sviluppo i risultati ottenuti nel corso dei primi tre anni sono senza dubbio incoraggianti. Si è infatti assistito ad un progressivo miglioramentonella realizzazione dei piani di abbattimento, passata da un 30 per cento circa di successo ottenuto nel primo anno di gestione a rispettivamente circa il 40 per cento e il 60 per cento degli ultimi due anni. Contemporaneamente si è verificato un progressivo aumento della superficie di gestione (passata da 120 mila ettari a 200 mila) che ha permesso l’inclusione di nuove aree vocate della provincia.

Tuttavia, parallelamente, non si è assistito ad un proporzionale aumento del numero degli operatori abilitati alla caccia di selezione, necessario per garantire una migliore gestione. Nonostante le numerose richieste del ’99, dopo i corsi di formazione realizzati nel ’96, ’97 e ’98, che hanno visto l’abilitazione di quasi 500 selecontrollori, non sono stati più realizzati nuovi corsi preparatori alla caccia di selezione.
Distretti di gestione
I tasselli della gestione faunistico-venatoria sono i distretti di gestione.

Nello studio, che sarà illustrato nel corso del convegno, si parla della loro revisione che deriva dall’esigenza di aggiornare la conformazione e l’estensione, il numero dei selecontrollori e la loro dislocazione all’interno del distretto, l’apertura e la chiusura di area con divieto venatorio e la possibilità di portare i limiti dei distretti a confini naturali (corsi d’acqua, vie di comunicazione).
Si illustrano, quindi, gli interventi proposti agli Ambiti territoriali di caccia da attuarsi per la ridefinizione dei confini dei singoli distretti.
Le conclusioni Lo studio fa, poi, un bilancio dei primi quattro anni della gestione faunistico-venatoria del capriolo e del daino sottolineando che c’è stato un graduale miglioramento delle conoscenze sulle popolazioni di questi due specie di ungulati.

L’incremento della superficie di gestione ha consentito di arrivare ad esercitare un controllo su un’area relativamente ampia della provincia.
Secondo gli autori di questa analisi c’è, comunque, ancora molto da fare e l’obiettivo primario rimane riuscire, nel corso del prossimo triennio, a contare il 10 per cento della superficie boscata dei distretti. Per fare ciò sarà necessario un aumento delle ore di censimento, un incremento di cacciatori abilitati e l’eventuale adozione di metodiche aggiuntive o sostitutive.

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