Inaugurata Pitti Immagine Uomo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 gennaio 2001 14:21
Inaugurata Pitti Immagine Uomo

“Coniugare la tradizione con la modernità e la contemporaneità e la moda rappresenta un veicolo importante per vincere questa scommessa”. Sono parole del sindaco di Firenze Leonardo Domenici che stamani nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio ha inaugurato la 59/a edizione di Pitti Immagine Uomo. Nel corso della cerimonia il sindaco Domenici ha consegnato a Patrizio Bertelli, patron del marchio Prada, il premio “Pitti Immagine Uomo”. “Firenze – ha proseguito il sindaco Domenici – sta affrontando una fase importante della vita odierna, attraverso trasformazioni urbane che la renderanno più vivibile e più bella.

Vogliamo farci trovare pronti a sviluppare in modo ottimale il concetto di contemporaneità sostenibile. Un problema che ci coinvolge tutti e la moda, con tutti i suoi aspetti, contribuirà in modo fondamentale a ridare a Firenze quel ruolo di riferimento con quella che è l’identità storica e culturale della nostra città”. Il sindaco Domenici ha poi rilanciato la possibilità, nel settore della moda, di stringere relazioni più strette con Milano: “E’ necessario costruire rapporti di sinergia ed alleanza.

E l’edizione che oggi viene inaugurata è un buon viatico per proseguire sulla strada che abbiamo già cominciato a intraprendere verso le nuove sfide che ci attendono”.(mr)
Nei prossimi giorni il Tenax ospiterà alcuni dei principali eventi mondani nell’ambito della 59° edizione del Pitti Immagine Uomo. Ancora una volta, lo storico locale fiorentino si conferma tra le mete preferite di Vip e stilisti.
Venerdì un vintage urbano sedotto dal military en vogue, un cocktail vitaminico mixato in un college, un’istantanea sfocata di un incontro di baseball.

E' Block 60 uomo/autunno/inverno, la linea made in Riccione prodotta e distribuita dal Gruppo Gilma l’ospite della grande festa in programma venerdì 12 gennaio 2001 al Tenax, di certo uno degli eventi mondani più glamour del Pitti Immagine Uomo 2001. Una serata all’insegna del fashion che vedrà alla consolle due Dj d’eccezione come Ralf e Albertino. Ralf è senza dubbio il Dj italiano più conosciuto all’estero. Un artista che grazie al suo stile personalissimo è riuscito negli ultimi anni ha conquistare le consolle dei più prestigiosi locali europei.

Quarantaquattro anni, originario di Perugia, RALF ha iniziato la propria carriera sul finire degli anni ’70. Memorabili le sue session al Ministry of Sound di Londra, al Liquid di Miami, al Roxy di Amsterdaam. In Italia capita invece di incontrarlo alla consolle del Cocoricò, del Matis, del Mazoom. Il suo genere preferito? House e dance music, senza preclusioni, dalla Love Unlimited Orchestra agli Straff, ai Cibyl … Quasi superfluo scrivere di Albertino: ideatore e animatore di Radio Dee-Jay, è uno dei personaggi più amati dai giovani, un vulcano di idee e iniziative.
Moda, e dance di qualità sabato 13 gennaio al Tenax: in programma è infatti il party ufficiale de L’altro Uomo (organizzato in collaborazione con Studio Zeta) storica kermesse dedicata a stili e stilisti emergenti giunta quest’anno alla 28esima edizione.

Ancora una volta il locale di via Pratese si trasformerà in passerella di moda, con modelli, addetti ai lavori e collezioni delle principali griffe presenti alla rassegna. Tra i moneti clou della serata il Dj set di Les Rythmes Digitales, la one-man-band d’Oltremanica che confeziona le musiche per le sfilate di Donatella Versace. Quando si dice avere la Francia nel cuore: lui è inglese e di nome fa Stuart Price, ma la formazione creata a sua immagine e somiglianza l’ha battezzata Les Rythmes Digitales e, nell’ambiente musicale, ama farsi chiamare Jacques Lu Combe.

Un capriccio d’artista, ma non dettato dal caso: nato da genitori francesi Stuart/Jacques ha vissuto i primi anni della sua vita nella Douce France. E poi c’è quel suo stile così particolare, certamente più vicino ai francesissimi Daft Punk più che ai suoi compagni dell’etichetta Wall Of Sound. Stuart/Jacques ha iniziato a fare musica in modo alquanto bizzarro. Seguendo le orme dei suoi genitori (entrambi pianisti) iniziò a mettere le mani su un piano. La vera svolta avvenne quando, da piccolo, fu internato per un breve periodo in una clinica psichiatrica.

Fu qui che si trovò per la prima volta tra le mani una tastiera. “Quando ritornai a casa, invece di sorbirmi la solita musica classica dei miei genitori che avevo ascoltato fin a quel momento mi andai a comprare, alla faccia di mio padre che continuava a dirmi che la musica pop era una merda, Jean Michel Jarre, e poi i Kraftwerk, i Tangerine Dream. E poi da lì scoprii Depeche Mode, Heaven 17, Duran Duran, New Order. E poi ancora arrivai a Afrika Bambaataa, Man Parrish, l'electro hip hop”. Queste citazioni delineano in modo efficace quello che è il raggio d’azione di Les Rythmes Digitales.

Nel primo album, Liberation, questi riferimenti però sono stati usati in modo diverso. Liberation infatti è più un disco da ascoltare che da ballare: brani che Jacques aveva scritto quando aveva 16 anni, piuttosto acerbi. Con il recente Darkdancer Jacques/Stuart prende maggiore confidenza con le tastiere e, soprattutto, entra nel giro dei club londinesi, scoprendo l’house music. Il tutto senza perdere di vista gli ’80, e i suoi miti. Già perché Darkdancer è un continuo rimando al funk sintetico, all’electro hip hop di Arthur Baker (il produttore di fiducia di Afrika Bambataa), al synth pop inglese di gruppi come Human League, Eurythmics, Heaven 17....

L’armamentario stesso usato da Jacques ha a che fare con quel periodo; al contrario di tutti i non musicisti che imperversano la scena elettronica infatti Jacques, anziché manipolare campionatori preferisce “smanettare” sulle sue tastiere, tastiere che sembra aver rubato allo studio di registrazione dei Kraftwerk o di qualche altra synth pop band. L’ossessione di Jacques per gli anni 80 però non si ferma qui. Lui infatti si fa aiutare da vere e proprie icone di quel periodo. Shannon, la diva soul dell’electro dà il suo contributo al synth soul di “Take a little time”.

Nik Kershaw (a volte ritornano, sigh!) canta in “Sometimes”. Come se non bastasse Lu Cont fa il verso all’electro di Afrika Bambaataa (in “About funk” e “Dreamin”) e ai New Order (in “Brothers”). Insomma, in Darkdancer Jacques/Stuart riesce a conciliare la potenza della techno con le inflessioni sintetiche degli anni 80. A Donatella Versace è piaciuto un sacco, tanto che Jacques è uno degli invitati fissi delle sue sfilate.

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