"L’officina del colore. Diffusione del fauvisme in Toscana"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 settembre 2000 22:22

S’inaugura alla Villa Il Poggio di Crespina (PI), il 23 settembre 2000, una mostra che si propone come contrapposizione simultanea tra la nascita del fauvismo in Francia e l’eco che questo movimento suscita in Toscana.
La mostra ricostruisce il percorso avviato da alcuni artisti toscani nel processo di indipendenza dal “vero oggettivo”, dopo l’ondata divisionista e la produzione dei seguaci di Fattori. L’esposizione ripercorre la parabola di molte personalità artistiche toscane del Novecento, nel momento in cui, ricercando una sorta di evasione, accentuano il distacco tra arte e società in linea con le tendenze estetiche francesi.
La mostra si apre con una sezione dedicata ad alcuni artisti livornesi che si discostarono progressivamente dall’esperienza della macchia, attratti da un sentimento più romantico del colore.

La seconda sezione è dedicata a quegli artisti toscani che, nel corso del novecento, assimilano e rileggono in maniera personale il fauvisme, utilizzandone la tecnica con una matura consapevolezza critica. La terza sezione è dedicata, infine, alla complessità dell’opera di Giovanni Costetti - uno dei maggiori interpreti delle avanguardie francesi in Toscana - e del gruppo pistoiese da lui instradato alle problematiche del colore.
Tra gli eventi artistici da cui trasse origine ed espressione il movimento fauve, ricordiamo come, nel 1895, in Francia, e precisamente nell’atelier di Gustave Moreau, si concentrò un’avanguardia di artisti “militanti dell’originalità”, e solo pochi anni dopo, nel 1899, Matisse cominciò a costituire intorno a sé una tendenza modernista, con la quale trionfò al “Salon des Independents” del 1901.
L’apice della diffusione del fauvisme in Italia, coincide con la “Secessione” di Roma del 1913, senza contare che in occasione della seconda edizione del 1914 venne allestita addirittura una sala contenente trenta opere, tra dipinti, disegni e incisioni di Henri Matisse.

Va ricordata, inoltre, la biennale di Venezia del 1950, dove venne allestita una rassegna del maestro francese e sancita la definitiva affermazione del gusto fauviste in Italia.
“L’officina del colore. Diffusione del fauvisme in Toscana” è suddivisa in tre sezioni:
Prima sezione. “Il disfacimento romantico della macchia” di Francesca Cagianelli e comprende opere di Ulvi Liegi, Giovanni Bartolena, Mario Puccini, Oscar Ghiglia, Llewelyn Lloyd, Renato Natali.
Seconda sezione.

“Vicende fauve in Toscana” di Francesca Cagianelli con opere di Ardengo Soffici, sensibile alle sintesi fauves a partire dal suo soggiorno a Parigi, nel 1906. Antony De Witt, (autore negli anni trenta di vere e proprie rivisitazioni pittoriche di Matisse e Vlaminck), Lorenzo Viani, (anch’egli a Parigi intorno al 1908), Moses Levy, Gino Severini, Arturo Checchi, Elisabeth Chaplin (trasferitasi già nel 1904 a Firenze, all’età di quattordici anni, intima amica di Fattori e Gioli, sperimentatrice di espressioni pittoriche postimpressionistiche, con soluzioni di sintesi formali vicine al fauvisme.) Luigi Bartolini, Guido Peyron, Primo Conti (fauve per una stagione) Onofrio Martinelli.
Terza sezione : “Giovanni Costetti, interprete delle avanguardie francesi in Toscana” di Rossella Campana e “Giovanni Costetti e il suo seguito” di Elena Lazzarini con opere di Giovanni Costetti, Francesco Chiappelli, Mario Nannini, Giulio Innocenti, Alfiero Cappellini.

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