Ha imbrogliato decine di banche, società di leasing, concessionarie di auto e privati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 marzo 2000 20:02
Ha imbrogliato decine di banche, società di leasing, concessionarie di auto e privati

Lo hanno scoperto per caso dopo che per anni, grazie a una doppia identità, un vero genio della truffa oggi 65enne, conosciuto come stimato e ricco avvocato, sposato con tre figli, che ora è stato denunciato a piede libero e dovrà rispondere a una serie di reati che vanno dalla truffa alla sostituzione di persona, dalla ricettazione al falso ideologico: per lui i capi di imputazione sono 17.
L’indagine, condotta dalla Polizia municipale e dalla Guardia di finanza, è partita da un semplice controllo per una contravvenzione non pagata.

E via via che è andata avanti, ha rivelato l’attività di un personaggio molto particolare, nato in provincia di Pisa, residente a Firenze e attivo in tutta la Toscana. P.P, queste le sue vere iniziali, grazie alla contraffazione dei documenti di identità, del codice fiscale, dei certificati anagrafici, dell’iscrizione all’ordine degli avvocati (avvocato non è), ha esercitato la professione sia con la vera identità sia con quella falsa, costruita combinando i suoi veri dati con quelli della moglie.

Esibendo i documenti contraffatti e vantando alti crediti anche attraverso false fatture, riusciva ad acquistare auto di grossa cilindrata interamente finanziate da società di leasing, che poi rivendeva prima della scadenza della prima rata ad un altro concessionario, dove nel frattempo aveva comprato una seconda auto ancora più costosa, sempre in leasing. Con questo sistema incamerava soldi in contanti, senza tirare fuori nemmeno una lira. E il raggiro andava avanti, sempre più ampio, senza che nessuno mai riuscisse a risalire alla sua vera identità.


Come falso avvocato fatturava operazioni inesistenti, usando la partita Iva di una società chiusa e intestata al suo vero nome; poteva così dimostrare la sua solvibilità e ottenere nuove linee di credito. Ma esercitava anche la professione: dalla documentazione sequestrata nel suo studio, ora al vaglio degli inquirenti, risulterebbe che abbia avuto incarichi come perito da parte del Tribunale. Va accertato se anche questo è vero oppure no. Sulla porta dello studio, nel centro di Firenze, c’era una targa sia con il suo nome vero sia con quello falso: poteva scegliere a seconda della convenienza quale dei due avvocati essere.

Ma ora il gioco miliardario per lui sembra finito.

In evidenza