L'Accademia della Crusca richiede un'attenzione forte da parte degli enti locali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 marzo 2000 17:29
L'Accademia della Crusca richiede un'attenzione forte da parte degli enti locali

Per avere un futuro degno della grandezza del suo passato. Ieri pomeriggio il consiglio provinciale ha impegnato all'unanimità il Presidente della Provincia ad abbonare gli istituti scolastici di pertinenza della Provincia alle riviste dell'Accademia e ad intervenire presso il Governo e il ministero competente "affinché venga assicurato un più congruo contributo per garantire idonee condizioni di vita scientifica a questo istituto di interesse nazionale". Il documento approvato è stato preparato dal consigliere Enrico Nistri (An) ed integrato, dopo un intervento dell'assessore alla cultura Elisabetta Del Lungo, con due emendamenti proposti da Eugenio D'Amico (Rifondazione comunista) e Tiziano Lepri (Ds).

Il consiglio provinciale ritiene che "debbano essere rilanciate le azioni di ricerca e di studio di nuovi fenomeni problematici della lingua scritta e parlata".
Come è noto l'Accademia della Crusca, fondata nel 1583 per tutelare la purezza della lingua italiana e impegnata per secoli nella redazione dell'omonimo dizionario, costituisce una delle istituzioni culturali più prestigiose della provincia di Firenze. Ad essa si deve tuttora un'intensa attività filologica e lessicografica, realizzata anche attraverso la pubblicazione di tre riviste scientifiche e di un bo0llettino divulgativo ad uso delle scuole, oltre che nella concessione di borse di studio a giovani laureati.
"L'Accademia della Crusca - ha spiegato Nistri - svolge in particolare un'opera di monitoraggio dell'evoluzione della lingua scritta e parlata, giornalistica e televisiva, di notevole interesse per una provincia come quella di Firenze che può vantare di aver dato i natali alla lingua italiana".

L'Accademia, ente privato, versa in gravi difficoltà finanziarie perché il contributo di due miliardo concesso dieci anni fa dallo Stato e il miliardo raccolto con una sottoscrizione nazionale promossa da Indro Montanelli non sono più sufficienti e il contributo statale annuo di cinquecento milioni basta appena per l'ordinaria amministrazione, nonostante che il lavoro dei soci e degli accademici sia assolutamente gratuito e i dipendenti siano appena quattro. Le condizioni finanziarie sono state ulteriormente aggravate dal fatto che il demanio ha richiesto l'affitto della storica sede - la villa medicea di Castello - e non è più possibile il distacco di docenti statali presso l'Accademia come ricercatori.

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