Il vino raccontato da Leonardo Romanelli: dalle anfore al mare

Cosa hanno in comune le anfore di terracotta imprunetina ed i cipressi alti e schietti di Bolgheri?

Antonio
Antonio Lenoci
22 marzo 2019 12:47
Il vino raccontato da Leonardo Romanelli: dalle anfore al mare

Il vino come percorso geografico ed enologico, chimico e storico, un sentiero affascinante lungo il quale liberare i sensi. Le delizie di Leonardo sono oramai un must del panorama enogastronomico, uno storytelling necessario e formativo. 

"Un confronto allegro ma serio, piacevole e interessante" così il critico enogastronomico Leonardo Romanelli definisce l'incontro che a Villa Olmi, tra Firenze e Bagno a Ripoli, ha visto protagonisti i vini del Valdarno e quelli di Bolgheri.Donna Olimpia 1898 - Campo alla giostra Bolgheri DOC 2015, Podere Sapaio Bolgheri Doc Superiore 2009, Sensi - Sabbiato bolgheri DOC 2016, Il Borro - Petruna Anfora Toscana 2017, Petrolo - Boggina A 2016, Podere Ema - Fogliatonda 2016 queste le aziende e le etichette portate in degustazione agli ospiti di una serata che ha lasciato spazio alla presentazione e descrizione dei produttori, accompagnata dalla narrazione di Leonardo Romanelli.Dai metodi più antichi di vinificazione, come l'anfora in terracotta, alle varietà nate recentemente vicino al mare."Il vino è il prodotto finale.

Il contenuto. Ma è importante conoscere il contenitore, la tecnica di produzione, la varietà di uva, la peculiarità del terreno.. l'assaggio è solo l'ultimo passo.." spiega Romanelli che invita a curiosare dietro l'etichetta per conoscere la storia e la vita di ogni azienda. I degustatori sorvolano la Toscana partendo dal Mugello, "un territorio nel quale si produce vino e fino a qualche anno fa non lo avremmo mai pensato" per fermarsi nel Valdarno superiore lì dove oggi le anfore in terracotta di Impuneta accolgono il Sangiovese restituendo un vino fresco e scarico di colore, "un rosso che in un bicchiere scuro metterebbe in crisi" e che negli anni '90 non sarebbe stato proponibile su un mercato abituato a rossi carichi, spessi e pieni".

Le aziende si presentano tra filosofie ancestrali e sistemi più innovativi, frutto di ricerca e di recupero con uno sguardo attento al clima. L'anfora è una piacevole scoperta, archeologica e contemporanea, un contenitore che ancora oggi consente di ottenere un prodotto pulito, ma non passa di moda il legno."Siamo passati dalla quantità alla qualità - spiega Romanelli - intervenendo sulle viti in modo selettivo si è migliorata la produzione, si è preferito non avere tanto vino, ma un vino buono".

Molti i volti giovani e ricchi di passione, ben consapevoli della professionalità che occorre per proiettarsi, con successo, sul mercato internazionale partendo da un territorio che ha sofferto l'annata 2017, si è leggermente ripreso nel 2018 e spera che il 2019 possa ribaltare le aspettative fino ad ora non troppo positive.Il caldo ha visto anticipare la vendemmia e in alcuni casi questo ha comportato una scelta dolorosa in azienda nell'attesa della maturazione.

Dal Valdarno si degustano con piacere vini terrosi nei quali sono distinguibili la salvia e il rosmarino, che si aprono in bocca lasciando emergere i sapori dei frutti di bosco rossi e neri, oltre agli immancabili sentori floreali.E da Bolgheri? "Lì dove si pensava che il vino fosse salato - sottolinea Romanelli - Cabernet e Merlot si sono adattati offrendo il loro meglio".Dalla costa tirrenica il legno restituisce al prodotto un colore più forte, all'olfatto è presente il cacao, così come il caffé, seguono spezie, frutta matura e confetture.

Non mancano note balsamiche, menta ed eucalipto altre erbe aromatiche si aprono nel naso e donano freschezza al pasteggio che può portare ad un consumo allegro della bottiglia."Ogni vino segue una ricetta.. come il sugo che mettiamo sui crostini. Occorre avere una mentalità aperta per poterlo apprezzare nella sua complessità, senza pregiudizi" è questa una delle massime che Romanelli accentua. La degustazione si chiude con un vino del 2009 che consente a Romanelli di mettere in evidenza un ulteriore aspetto del vino: la longevità.

"Un vino può avere alcuni anni, ma non deve essere decrepito. Quando sento che sono distinguibili i funghi porcini allora capisco che il vino è andato. Nel vino longevo non sentiremo il cacao, perché è diventato cioccolato, così come la frutta sarà più matura. Questo perché gli anni arricchiscono: chiodi di garofano, cannella, pepe in grani arrivano lentamente. Senza fretta".Dal Valdarno a Bolgheri, dall'anfora al legno, la gentilezza dei tannini accarezza il palato e dei sei rossi proposti, seppur ciascuno si presenta con la sua storia e le sue particolarità, nessuno sfigura al cospetto di una Toscana che continua a crescere con le nuove generazioni.

"Un vino si acquista in confezioni da sei - conclude Leonardo Romanelli - per poterlo assaggiare negli anni e vederlo crescere". Nel Menù post degustazione, alcuni piatti della tradizione accompagnati da ulteriori etichette che le aziende hanno portato a Villa Olmi: dal crostino al cavolo nero o al pecorino ed olive, dalla terrina di pollo ed asparagi all'insalata di farro con pesto, patate, fagiolini ed olive taggiasche, dai ravioli ricotta e spinaci alle verdurine e carciofi alla pappa all'eterna pappa al pomodoro e l'immancabile lampredotto in umido.La degustazione guidata da Leonardo Romanelli con i sommelier Fisar Firenze è in programma anche Giovedì 11 aprile, Giovedì 16 maggio e Giovedì 20 giugno.

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