“Dolore e timore davanti alla notizia della carcerazione di Cecilia Sala, coraggiosa giornalista arrestata a Teheran” vengono espressi anche a Vinci (Firenze) dall'associazione Vinci nel cuore che nel novembre 2021 consegnò a Sala il suo annuale premio giornalistico intitolato a una frase di Leonardo (“Li omini boni desiderano sapere”).
"In quella edizione, intitolata “La passione e il coraggio” il premio fu assegnato– ricorda Nicola Baronti, responsabile dell'associazione – a tre giornaliste: Agnese Pini, direttrice de “La Nazione”, Alice Pistolesi redattrice presso “L’atlante delle guerre” e, appunto, Cecilia Sala giornalista de “Il Foglio”.“La frase di Leonardo, oggi ancora più emblematica alla luce di questo arresto, rimanda – scrivono da Vinci - al compito primario del giornalismo: far conoscere ai cittadini ciò che troppo spesso il potere teme venga conosciuto. A Cecilia e alla sua famiglia adesso serve molto coraggio. Che tu possa, Cecilia, tornare presto fra noi”.Questa la nota completa di Vinci nel Cuore
Il Comitato Organizzatore del Premio Berni e Omini Boni, unitamente alla Commissione e agli Amici del Premio, apprendono dell’arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala, con grande dispiacere e preoccupazione.Cecilia Sala è stata tra le protagoniste della settima edizione del Premio per la Comunicazione Li omini boni desiderano sapere, a Vinci, nel 2021, edizione declinata interamente al femminile dal significativo titolo "La passione e il coraggio".
Ricordiamo la sua disponibilità e presenza, l’intervista sulle difficoltà nel fare giornalismo dai fronti della guerra e della civiltà nel mondo, per l’affermazione dei diritti di libertà. “La passione per un giornalismo capace di allargare al mondo intero i suoi confini, bene spiega il premio assegnato a Cecilia Sala “ – si legge nelle motivazioni del premio vinciano, il Leonardo d’oro per la Comunicazione – “ Troppe volte davanti alla crudeltà di ciò che il mondo ci consegna, come cittadini preferiamo voltarci dall’altra parte, parlare d’altro, far finta di credere a verità rassicuranti quando la realtà è sempre più complessa.
La storia dimostra in quali abissi si possa precipitare. Possa il giornalismo aiutarci a restare umani”.Grazie Cecilia per insegnarci il coraggio di non voltarsi mai davanti alla crudeltà e alle ingiustizie del mondo, perché tutti gli uomini siano in grado di conoscere e sapere la realtà, quando dura possa essere.Lo Stato e il Governo italiano facciano di tutto per garantire la libertà e il rispetto della dignità umana alla giornalista Cecilia Sala, che aspettiamo a Vinci, di nuovo, per raccontare le sue storie ed esperienze, come cittadina del mondo.
REGIONE TOSCANA
La prigione di Evin, operativa già da prima della Rivoluzione islamica del 1979, è il luogo dove sono imprigionati gli oppositori del regime iraniano, cittadini stranieri e dissidenti politici. Da oltre una settimana ad Evin è trattenuta, in una cella d’isolamento, la giornalista italiana Cecilia Sala, che ha potuto contattare per pochi minuti solo la famiglia ed il suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri. Nel 2022 un’altra cittadina italiana, la blogger Alessia Piperno, ha trascorso un mese nello carcere e per motivi mai completamente chiariti. Nelle celle del carcere, come ha raccontato a Deutsche Welle l’imprenditore inglese Anoosheeh Ashoori, ci sono solo coperte, tappeti e una copia del Corano.
“Il giornalismo – dichiara il presidente della Regione Eugenio Giani – non può mai essere un reato e non può essere mai una colpa raccontare all’opinione pubblica quello di cui si è testimoni. La Regione Toscana, nell’esprimere solidarietà a Cecilia Sala ed ai suoi cari – farà tutto quanto in suo potere per por fine a questa detenzione e restituire Cecilia a quanti le vogliono bene ed al libero esercizio della sua professione. Ridurre al silenzio chi descrive quel che vede e parla di ciò che accade è squalificante per qualsiasi governo, specie se questa forma di brutale censura è esercitata nei confronti di una donna impegnata spesso a raccontare storie di altre donne, vittime di simili forme di sopraffazione”