Vincenzo Musacchio: “Le mafie si sono integrate nell’economia legale"

“La loro pericolosità deriva dai legami che sono riuscite a stringere con la politica, l’economia, la finanza"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 luglio 2022 23:45
Vincenzo Musacchio: “Le mafie si sono integrate nell’economia legale

Possiamo ancora parlare di infiltrazioni, oppure di integrazioni intese come partecipazioni ai processi decisionali? Lo chiediamo a Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.

È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.

Professore, dopo oltre due anni di pandemia le mafie hanno fatto affari con le emergenze in corso?

Approfondimenti

Non c’è emergenza che non generi arricchimento per le mafie. Sono le uniche “società per azioni” che hanno grandi patrimoni e ingenti quantità di denaro da investire. Questi fatti hanno consentito loro di svolgere un ruolo primario nel pieno della crisi economica dovuta alla pandemia. Si sono rafforzate invece di indebolirsi.

Com’è possibile che si siano addirittura rafforzate?

È semplice. Si sono palesate alle famiglie e alle imprese in crisi come l’unica ancora di salvataggio. Hanno adottato nuove strategie di infiltrazione, integrandosi nella società civile e nel sistema economico dei territori sfruttando in primis le complicità della cd. area grigia e della politica. Si sono impossessate delle risorse stanziate a livello nazionale ed europeo durante l’emergenza sanitaria, attuando metamorfosi impensabili e permeando tutti i settori colpiti dalla crisi. Uno degli stratagemmi più utilizzati è quello di accaparrarsi mediante il prestito usurario le aziende in crisi mantenendo all’interno i vecchi proprietari e garantendo così la piena legalità nella richiesta di sussidi e aiuti economici.

Come spiega che le mafie si siano così velocemente evolute diventando attrici principali nei mercati transnazionali?

Hanno ingenti quantità di denaro da poter gestire, complicità ad alti livelli nella politica, nell’economia e nella finanza, non seguono le regole e i vincoli della burocrazia. Tutto questo messo insieme fa di loro una macchina da guerra imbattibile. Le nuove mafie inoltre hanno iniziato un processo di metamorfosi che le ha fatte divenire trasparenti, mercatistiche, silenti e soprattutto in grado di adattarsi rapidamente alle esigenze dei mercati rendendole più forti e in grado di operare anche a livello transnazionale.

Ci può spiegare meglio com’è avvenuta questa metamorfosi?

Guardi il meccanismo evolutivo è abbastanza semplice. Le nuove mafie sono state in grado di sviluppare nuove forme di integrazione all’interno del sistema politico, del tessuto economico-finanziario e persino del welfare sociale dello Stato. Si sono appropriate nel silenzio più assoluto di ingenti risorse economiche dello Stato e dell’Unione europea. Dobbiamo guardare alle mafie odierne come uno “Stato nello Stato” che offre lavoro, presta denaro, fa impresa ed è presente ormai in tantissimi settori produttivi. Le nuove mafie hanno ormai il know-how che le consente di mettere le mani su ingenti risorse pubbliche in maniera pienamente legale con operazioni sopraffine che utilizzano la corruzione in luogo della violenza. Le gare d’appalto si vincono pagando tangenti e partecipando con imprese pienamente legali.

In conformità a quanto ha appena detto quindi il Pnrr sarebbe ad alto rischio di infiltrazioni mafiose?

Assolutamente sì. L’arrivo di questi fondi sarà per loro una grande opportunità, metteranno purtroppo le mani su una cospicua parte di questi fondi europei che arriveranno in Italia ma anche negli altri Stati membri dell’Unione europea. In tal senso, si sono già organizzate a livello territoriale nei Comuni e nelle Regioni, dove i fondi saranno spesi. Servono controlli e monitoraggi continui e costanti per evitare che tali risorse finiscano in mani sbagliate. Le infiltrazioni avverranno ovunque sia possibile anche nei piccoli Comuni del Sud e del Nord. Ritengo che l’attuale livello di guardia sia del tutto insufficiente.

Quali sono i rischi che corre in questo momento il settore sanitario?

Credo siano uguali a quelli di qualsiasi altro settore. I rischi aumentano o diminuiscono in base all’aumento o alla diminuzione dei flussi di risorse economiche. In questo momento il settore sanitario costituisce senza dubbio un’occasione molto appetibile per la criminalità organizzata. A proposito di Pnrr non dimentichiamoci che a rischio alto sarà anche il settore della transizione ecologica poiché avrà la maggior parte degli stanziamenti, circa 68,6 miliardi di euro. Poi la digitalizzazione e l’innovazione oltre 49 miliardi. Le infrastrutture 31,5 miliardi. L’istruzione e la ricerca 31,9 miliardi. Il settore dell’inclusione e coesione 22,6 miliardi e infine la salute 18,5 miliardi. Un tesoro enorme che fa gola alle mafie. Siamo certi che faranno tutto il possibile per accaparrarsene la maggior parte possibile.

Lei parla spesso di mafie transnazionali come fossero qualcosa di completamente diverso dalle mafie storiche, è davvero così?

Le moderne organizzazioni mafiose sono ormai un fenomeno transnazionale, non possono più essere ricondotte solo entro i confini di un singolo Stato. Una volta avevamo la mafia feroce e violenta di Riina, oggi abbiamo quella silente e corruttiva e a breve avremo quella informatica e del ciberspazio. Le nuove mafie sono sempre al passo con i tempi, anzi, in alcuni casi, sono in grado di anticiparli in prospettiva futura. Le moderne organizzazioni criminali sono quelle degli appalti, della finanza globale, della sanità, dei rifiuti urbani e di quelli pericolosi, delle banche e delle imprese. Si tratta di una mafia che si è servita dei poteri dello Stato. Si sono usati reciprocamente ognuno per i propri fini. Hanno la capacità di selezionare i mercati e i territori dove potersi integrare e operare. Sanno con chi è possibile fare affari e con chi no.

La transnazionalità presuppone una collaborazione tra le mafie esistenti nel mondo?

Certamente. Le grandi organizzazioni mafiose non si fanno più la guerra tra loro, hanno imparato a loro spese che conviene molto di più accordarsi e spartirsi territori e guadagni. Questo ovviamente vale in qualsiasi parte del mondo, sempre tenendo in giusta considerazione la potenza economica e militare della singola organizzazione criminale. Prendiamo ad esempio la ‘ndrangheta: è presente e operativa a livello continentale.

Qual è il pericolo maggiore derivante dalla loro azione criminosa?

Le organizzazioni criminali contemporanee sono in grado di adattarsi a qualsiasi territorio. Tra il piombo e il denaro oggi scelgono il secondo. Usano la violenza solo come extrema ratio. Sono sempre presenti nei mercati economici e finanziari ritenuti più redditizi. Godono di alleanze politico massoniche. Come risulta evidente i pericoli della loro azione criminosa sono tanti e tutti dotati di un’efficacia devastante anche se spesso invisibile e silente.

Cosa si può fare per arginare la pervasività di questa nuove mafie?

Servono riforme efficaci per affrontare le nuove sfide della new economy. Ogni singolo Stato – direttamente o indirettamente interessato – dovrà riorganizzare le istituzioni coinvolte nella lotta alle mafie e si dovranno inevitabilmente rivedere le modalità di cooperazione sia a livello bilaterale sia in un contesto globale. Mentre le mafie si evolvono continuamente, gli Stati restano immobili, con burocrazie elefantiache, gerarchie spesso inutili e lente nel prendere decisioni contro le mafie che al contrario sono molto agili, collegate in rete, molto flessibili e soprattutto sono in grado di rispondere rapidamente ai mutamenti economici, politici e sociali in atto.

L’armonizzazione delle legislazioni nazionali è soltanto una delle sfide da affrontare al più presto. Dovranno poi necessariamente aggiungersi nuove regole del mercato globale. Con una mafia evoluta come l’attuale, senza interventi in ambito europeo e internazionale sulle economie occulte e sui paradisi fiscali, a cominciare dalla rottura delle relazioni economiche e dagli embarghi finanziari non si va da nessuna parte poiché si combatte la “guerra” con armi spuntate.

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