Mercoledì 24 settembre 2025, l'Associazione Stampa Toscana e il Cdr de "Il Tirreno", con la partecipazione della Federazione Nazionale della Stampa, compariranno di nuovo davanti al Tribunale del lavoro di Livorno per cercare quel punto d'incontro, ossia il tentativo di conciliazione richiesto dalla giudice, in un vertenza considerata snodo vitale per il futuro del giornale: soprattutto in difesa dei posti di lavoro e del presidio sul territorio, Vertenza ben riassunta dal comunicato dell'Assemblea dei redattori e dal Comitato di redazione che è lo specchio fedele di una situazione non più accettabile.
Assostampa Toscana, d'intesa con la Federazione Nazionale della Stampa, è decisa a sostenere i giornalisti del "Tirreno" fino alla fine di questa battaglia sindacale, diventata legale, ma si augura che anche l'Azienda, nonostante affermazioni che tendono a scaricare altri pesanti sacrifici, non più sopportabili, sui redattori, voglia tenere conto dell'invito del Tribunale.
Il comunicato del Comitato di redazione
L’assemblea dei giornalisti del Tirreno, riunitasi in data 18 settembre 2025, ha confermato all’unanimità (con 39 voti su 39 partecipanti) la massima fiducia nell’azione sindacale e giudiziaria intrapresa nei mesi scorsi col supporto dell’Associazione Stampa Toscana e della Federazione Nazionale Stampa Italiana, approdata lo scorso agosto davanti al tribunale del lavoro di Livorno.
La vertenza in corso è uno snodo vitale per il futuro del giornale, dei posti di lavoro, del presidio di democrazia sul territorio della Toscana occidentale rappresentato da questa testata da un secolo e mezzo.
Il Tirreno, come gli altri giornali italiani, sta soffrendo la crisi dell’editoria e della carta stampata che è una crisi di livello mondiale, dove i giornali sono ancora molto letti e rappresentano strumenti fondamentali di informazione di fronte al dilagare delle fake news, ma vengono sempre meno acquistati. In questo contesto i giornalisti del Tirreno tornano a ripetere che non è possibile da parte dell’azienda reagire soltanto tagliando i costi perché questa strada porta inevitabilmente ad un peggioramento della situazione come i numeri hanno ben raccontato nell’ultimo quinquennio.
L’equazione è semplice: più si tagliano le giornate di lavoro dei giornalisti e le pagine, meno appeal e qualità ha il prodotto e di conseguenza meno ricavi da edicola e da pubblicità arrivano. Questo circolo vizioso deve interrompersi. E non sono accettabili ipotesi di aumento della cassa integrazione, come quelle minacciate ancora martedì scorso nei corridoi del tribunale di via De Larderel dal rappresentante dell'azienda, e ancor meno accettabile è una riduzione delle edizioni e dunque della presenza del giornale sui suoi territori e nelle sue comunità e della qualità e quantità delle notizie.
Da cinque anni, da quando la testata è stata venduta da Gedi a Gruppo Sae (ora Sae Toscana), i giornalisti e i lavoratori tutti del Tirreno si sono presi in carico (e continueranno a farlo) giganteschi sacrifici economici con senso di responsabilità e attaccamento alla testata, accettando di lavorare tra le nove e le undici ore al giorno senza ricevere straordinari, per amore del giornale e della professione e per rispetto dei lettori, con l’obiettivo di mandare in edicola quotidianamente un prodotto giornalistico dignitoso e ancora meritevole di essere acquistato. Lo stesso amore ci piacerebbe vedere nelle mosse imprenditoriali dell’editore, che finora non ha dimostrato la volontà di investire per tentare un rilancio, guardando invece soltanto al bilancio, appianato quasi esclusivamente in questi anni con i soldi dei lavoratori e con la vendita degli immobili del quotidiano compresa la storica sede di Livorno.
La battaglia sindacale, divenuta obtorto collo legale, non è una battaglia economica come troppo banalmente qualcuno vorrebbe rappresentare. E’ una battaglia in difesa dei posti di lavoro, del radicamento sul territorio di questa testata (vedi la ferma opposizione alla chiusura della redazione di Viareggio), del prodotto e dei lettori. E’ una battaglia in difesa dei corretti rapporti sindacali, troppo spesso calpestati dall’azienda, del contratto di lavoro, della dignità dei lavoratori e dei loro diritti, in primis quelli relativi a condizioni di lavoro che garantiscano la tutela dell’integrità fisica e della personalità morale dei giornalisti, messe a dura prova da orari infiniti quotidiani, da carichi di lavoro insostenibili e da un clima interno sempre più pesante.
E’ in sintesi la battaglia in difesa del Tirreno e della libertà di informazione anche a livello locale in nome della quale i redattori, determinati e tutti insieme uniti come da tempo non accadeva, continueranno strenuamente a lottare a livello sindacale e legale.