Un grande sforzo per ripartire e uscire da una crisi che ha azzerato il mercato per quattro mesi. È l’impegno del settore turistico che ha visto cancellata per gli effetti della pandemia l’intera stagione primaverile, ma che per oltre il 76% conta di ripartire rimanendo aperta anche nel periodo estivo. Un impegno sostenuto dalle azioni messe in campo dall’amministrazione comunale e incoraggiato anche da una lettera dell’assessore al Turismo Cecilia Del Re che sarà inviata alle categorie rappresentative degli albergatori fiorentini affinché possano inoltrarla ai visitatori che hanno disdetto le prenotazioni con un “invito a tornare”.
I dati sono stati raccolti dal Centro studi turistici su un campione di strutture ricettive cittadine, che ha fornito informazioni sui mesi del lockdown e sul trend atteso per il prossimo trimestre. Per l’estate, le stime indicano una contrazione della domanda del 30% circa, con 985mila pernottamenti in meno di cui 900mila stranieri.
“Un quadro difficile ma anche di ‘resistenza’ – ha detto l’assessore al Turismo Cecilia Del Re -, che per l’andamento del trimestre estivo sarà legato alle scelte che faranno gli italiani nei prossimi mesi. Per indirizzare queste scelte e attrarre la domanda interna abbiamo messo in campo diverse azioni a sostegno del settore e della promozione della qualità e sicurezza della nostra città e dell’area metropolitana. Abbiamo lanciato un avviso per raccogliere nuovi pacchetti turistici sostenibili e lanciato una nuova Card per riservare in quest’anno un’accoglienza speciale, mentre dal primo luglio sarà disponibile la nuova App del turismo.
Ringrazio tutti gli operatori che hanno fatto e continuano a fare sforzi per stare aperti cogliendo i primi segnali di superamento dell’emergenza e di ripartenza. Attraverso di loro faremo arrivare una lettera di ‘invito a tornare’ ai visitatori che hanno disdetto le prenotazioni, offrendo loro anche la possibilità di accesso gratuito alle torri e porte di Firenze, da poco aperte al pubblico oltre alle occasioni legate alla Firenze Welcome Card”.
“Firenze ha sentito la mancanza dei suoi visitatori da tutto il mondo – scrive nella lettera Del Re -. Le nostre statue si sono ritrovate a ‘parlare’ da sole, come racconta questo bellissimo dono che proprio loro ci hanno voluto fare raccontandoci una Firenze deserta durante i giorni del lockdown, come il video To Humans from Florence ci mostra. La città oggi per fortuna si è risvegliata, ed è pronta ad accoglierti in tutta sicurezza e con un sentimento di pace speciale da vivere. Per questo, se tornerai entro marzo 2021, vorremmo rendere il tuo soggiorno ancor più speciale offrendoti l’accesso gratuito alle torri e porte di Firenze o altra iniziativa promossa dalla direzione Cultura nell’ambito delle visite al patrimonio monumentale cittadino.
Il tuo albergatore ci comunicherà in anticipo i tuoi dati per permetterci di organizzare la visita. Dobbiamo guardare avanti e respirare profondo. Dalle terrazze dei nostri alberghi e dalla cima delle nostre porti e torri, Firenze potrà aiutarti a farlo. Firenze, le sue colline, le sue torri e le sue statue ti aspettano”.
L’emergenza sanitaria ha procurato ad oggi alle imprese turistiche un danno di circa 350milioni di euro, con 960mila turisti in meno arrivati nelle strutture rispetto al 2019 e una perdita di 2,6 milioni di pernottamenti, cioè il 23,4% delle presenze totali dello scorso anno. Un quadro difficile che proseguirà anche per il trimestre estivo appena iniziato. Per contenere le perdite il settore si affiderà al mercato interno. In base alle informazioni fornite dal campione di imprenditori della ricettività, le stime indicano una contrazione della domanda del 31,1%, che colpirà in ugual misura il comparto alberghiero (-31,5%) e quello extralberghiero (-30,1%).
Le presenze straniere segneranno il -35,5% e quelle italiane il -13,4 per cento. In valori assoluti saranno 985mila i pernottamenti in meno, di cui ben 900mila di turisti stranieri che quest’anno non arriveranno in città. L'estate vedrà anche una minore disponibilità di servizi sul mercato, poiché molte aziende della filiera hanno deciso di sospendere l’attività per tutto il periodo estivo. Le strutture ricettive che rimarranno chiuse saranno comprese tra 450 e 500, fortemente condizionate dal timore di non riuscire a coprire i costi di gestione.
Anche se la quasi totalità del campione si caratterizza per un’attività continuativa, il 23,8% degli intervistati ha scelto di non riaprire per la stagione estiva 2020: il 22,6% degli alberghi e il 24,5% degli esercizi extralberghieri. Secondo le indicazioni emerse dall’indagine si stima che nel trimestre estivo 2020 saranno 450/500 le strutture ricettive che rimarranno chiuse, di cui circa 90 del comparto alberghiero.
In un contesto di forte incertezza e di mancanza di dati utili a prevedere i flussi del periodo estivo, chi ha deciso di non riaprire o di interrompere l’attività ha valutato in primo luogo il rischio di una mancata copertura dei costi di gestione (78,9%), come conseguenza di un mercato bloccato da impedimenti oggettivi o condizionato dalle “paure” per la sicurezza personale. Una quota molto più contenuta di imprenditori ha valutato gli squilibri sull’offerta dei servizi che avrebbero determinato le applicazione dei protocolli sanitari. Nel dettaglio, il 10,5% ha indicato come motivazione la minore produzione per effetto dei protocolli sanitari; il 15,8% i costi elevati per gli adeguamenti ai protocolli sanitari; il 78,9% le previsioni di ricavi insufficienti a coprire i costi; il 68,4% l’incertezza sul volume reale della domanda turistica; il 68,4% il forte calo o mancanza di domanda estera.
Queste scelte hanno avuto riflessi sull’economia della città e l’impatto potrebbe ripercuotersi nel medio periodo. Si stima che ad oggi siano circa 1.900 gli addetti (fissi e stagionali) che non lavorano e solo una parte protetta dalle misure economiche messe in atto dal Governo. Circa uno su cinque era attivo nelle imprese alberghiere e quattro su cinque nel comparto extralberghiero.
In termini di fatturato si tratta di 150milioni in meno, di cui il 53% stimato per le attività extralberghiere e il 47% per il comparto alberghiero. Nonostante tutto nessuna struttura ha dichiarato un aumento delle tariffe. Tra le scelte gestionali operate dalle imprese il 72,5% del campione ha segnalato la riduzione del numero di addetti.