
Con i protagonisti della prosa e della musica
FOTOGRAFIE — Il Festival di Radicondoli, giunto alla XXVIII edizione, in scena dal 26 luglio al 3 agosto, offre un intenso percorso di festa con spettacoli di teatro e danza, concerti, mostre, incontri con artisti e molte altre iniziative. Un appuntamento da non perdere anche per riscoprire un territorio ancora vergine e ricco di peculiarità naturali e artistiche, che ne fanno un unicum, pur dentro un’area già di grande e notorio pregio, come quella del senese. Il fenomeno della geotermia che caratterizza Radicondoli, e quindi l’utilizzo di fonti alternative di energia, ha avviato da tempi non sospetti uno sviluppo che è proceduto insieme alla Terra, in amicizia con le sue forze e non a suo discapito. E questa morfologia è ispirante anche per le forme della cultura del futuro, che deve essere lungimirante, armonica e ri-fondatrice, e non episodica, come spiega il direttore artistico Massimo Luconi, che intitola infatti quest’anno la rassegna: Armonie, per un teatro necessario.
In più, saranno valorizzati siti nuovi, tra arte umana e forza della natura, segno di questa sinergia.
Il festival è inoltre, fin dalla sua fondazione con l’impegno e la lunga conduzione di Nico Garrone, un punto d’incontro tra i vari linguaggi dell’arte, non solo per la sua ambizione di guardare oltreconfine: oltre i linguaggi istituzionali e oltre i confini nazionali verso nuovi mondi, ma anche perché consente di affiancare la degustazione di prodotti locali, la visita di luoghi storici a pomeriggi e serate con spettacoli e incontri con gli artisti, in un momento di grande osmosi culturale.
In
questa idea di officina della cultura e di arte per il futuro, il
programma presenta spettacoli e studi degli stessi che avranno per lo
più qui la loro prima rappresentazione nazionale, come opportunità
per poter iniziare un cammino. Per tutti avviene inoltre l’incontro
con una scenografia suggestiva e peculiare del territorio.
Si inizia il 26
luglio
con il primo dei due spettacoli ‘africani’, curati dal direttore
del Festival Massimo Luconi, che da anni ha trovato proprio in Africa
una patria artistica elettiva, carica ancora di un senso pieno della
vita, e specchio impietoso degli errori del Vecchio continente. Si
tratta in questo caso di Anatomia
del continente africano
di un osservatore speciale quale Ryszard Kapuscinski, che da reporter
condivise la vita dei più umili, e i cui scritti daranno vita al
reading di Luca
Lazzareschi.
Il 27
luglio
in scena vedremo la nuova figura femminile di Sergio Pierattini, nel
monologo Ombretta
Calco,
interpretata da un’attrice intensa come Milvia
Marigliano
e con la regia di Peppino Mazzotta (replica 28 luglio), e l’atteso
concerto di un grande jazzista, Mirio
Cosottini,
ineditamente accoppiato a Dialy
Mady Cissoko
dell’Orchestra di Piazza Vittorio: il titolo è le
Radici e le ali,
ovvero dialogo sulla libertà e l’origine come àncora. Il 28
luglio
altro appuntamento musicale con i Canti
erranti, Fuori dal pozzo
dell’ensemble composto da Sabina
Manetti (voce, chitarra), Enrico Fink (voce, flauto, fisarmonica,
electronics), Mino Cavallo (chitarre), Carlo Bigazzi (basso elettrico
e acustico), Marzio
Del Testa (batteria) e la partecipazione di Giampiero Bigazzi (voce,
electronics). Il 29 luglio
Giulio Casale,
già apprezzato cantautore di stile gaberiano, si esibirà in Viaggio
verso De Andrè, spettacolo di
musica e reading, e, nella stessa giornata, arriva una regina della
scena, Pamela Villoresi,
che darà voce con Io ho
visto, dal libro di Pier
Vittorio Buffa, a pagine poco note della storia: come quelle delle
stragi nazifasciste contro la popolazione civile. Un testo forte, di
denuncia, per non dimenticare. Di tema molto prossimo, segue un altro
testo necessario con altre grandissime attrici del teatro nazionale:
il 30 luglio,
per la prima volta insieme, Maddalena
Crippa, Federica
Fracassi e Laura
Marinoni si confronteranno
infatti con il Diario
1941-1943
della grande autrice ebrea olandese Etty Hillesum, di cui ricorre
quest’anno il centenario della nascita, nella riduzione Deve
trattarsi di autentico amore per la vita,
che dà testimonianza di un percorso di illuminazione, prima umana e
infine quasi mistica, e di positività e gioia tali nei confronti
della vita, da non oscurarsi neppure con la morte più nera nel campo
di sterminio di Auschwitz. Il 31
luglio in anteprima nazionale
un primo studio del secondo spettacolo guidato da Luconi, da Le
Ceneri di Tahar
Ben Jelloun, che vedrà
protagonista l’attore senegalese Ibrahima
Diouf, già Creonte nella
recente Antigone
rappresentata al Fabbricone di Prato; segue il concerto irriverente
dei Quarto Podere,
gruppo demenziale di rock agricolo, come si definiscono per lo stile
tra Elio e le Storie tese e gli Squallor. L’1
agosto seguonotre appuntamenti di prosa:
Ciro Masella
mette in scena il testo di Stefano
Massini Gioco
di specchi, quindi si
assisterà aAnna
Politkovskaja in memoriam
di Lars Noren, diretto da Salvino
Raco, e un ulteriore
appuntamento con la nuova drammaturgia di Renata Ciaravino che ha
scritto per l’apprezzatissima Arianna
Scommegna Potevo
essere io. Ma il primo
giorno di agosto sarà anche sarà la data del Premio
Nico Garrone, fondatore e
ideatore del Festival, che sarà consegnato a un giovane critico
distintosi nel panorama nazionale e a un maestro del teatro italiano.
E poi si chiude il 3 agosto
con un incantato concerto al tramonto di un maestro della musica per
la scena, Arturo Annechino,
che presenta il suo ultimo disco, Mid
Piano, e con due Shakespeare,
nel 450esimo anniversario del Bardo, ma alla maniera di Fabrizio
Arcuri e del Teatro degli
Artefatti: Io Cinna
e Fiordipisello,
Per i giorni del Festival sarà aperta la mostra di scultura
dell’artista senegalese Moussà
Traorè, Visioni
da Dakar, che reinventa e
dà anima e vita a una strana umanità con oggetti di scarto, e
saranno presentate altre iniziative dentro e Oltre il festival.
Degustazioni e concerti jazz negli spazi del borgo vecchio faranno da
cornice alla manifestazione.