Studenti stranieri: Florence Inferno, or Paradise in town?

Inchiesta di Nove da Firenze sul business degli universitari esteri in città

Nicola
Nicola Novelli
03 maggio 2015 21:43
Studenti stranieri: Florence Inferno, or Paradise in town?

Nel bene e nel male sono una presenza importante in città. Molte migliaia ogni anno, duemila soltanto gli iscritti alle università Usa ciascun semestre, un fenomeno culturale, ma pure economico significativo della Firenze contemporanea. Molti fiorentini tendono a considerarli soltanto un fastidio da gestire. E spesso i mezzi di informazione si occupano dei problemi di ordine pubblico di cui i giovani stranieri si rendono protagonisti nelle notti fiorentine. Per non parlare dei fatti di sangue, come quelli al Giardino delle Rose e in via Marsuppini. Questa settimana Nove da Firenze dedica la sua inchiesta al business degli studenti stranieri: racconteremo quante università straniere hanno stabilito una sede in città, quante altre si appoggiano a scuole appositamente create da imprenditori fiorentini, dove alloggiano e dove mangiano tutti questi giovani e dove vanno a divertirsi quando non studiano.

Viaggiatori, studiosi e studenti stranieri soggiornano a Firenze già dal XIX secolo. E non si contano i nomi celebri della cultura, artisti e letterati che, a partire dalla più tenera età giunsero a Firenze per studiare l’arte e la letteratura italiana, basti citare Amadeus Mozart. Che si tratti di un ‘Viaggio sentimentale’, o di un soggiorno di piacere, quanti di questi studenti oggi ignoti, torneranno qui un giorno illustri turisti? E come un tempo Charles Dickens, od Oscar Wilde, plasmeranno anche loro l'immagine futura di Firenze?

Il richiamo globale della nostra città da secoli è alimentato da grandi figure di letterati e artisti stranieri, che con i loro resoconti scritti, o dipinti, sono una componente fondamentale della vita culturale, economica e sociale di Firenze. E con il loro soggiorno hanno contribuito a far crescere il suo fascino, andando ben oltre la costruzione di un legame culturale tra popoli. Hanno trasformato la nostra città in uno dei miti dell'umanità e non solo un patrimonio locale. Pensate al valore della visita fiorentina di Dan Brown, che ha prodotto il suo best seller internazionale e di seguito il film che Ron Howard sta girando in questi giorni in centro.

E quanti studenti sceglieranno Firenze come base temporanea dei loro studi proprio grazie al libro e al film? Non dimentichiamo quanto abbiano ravvivato di volta in volta l'attenzione internazionale su Firenze altri film come Camera con Vista di James Ivory (tratto dall'ominimo romanzo di E. M. Forster), o ''Hannibal'' di Ridley Scott.

Sbaglia chi crede che gli illustri visitatori del passato venissero a Firenze solo per le antichità e le opere d'arte. Cercavano anche la bellezza delle ragazze e dei ragazzi fiorentini. E ai fiorentini si addice una riflessione attenta, se vogliamo continuare a rappresentare una “Mecca per gli stranieri”. Ma se in via dei Benci la movida notturna -provocata anche dagli studenti americani- ha raggiunto negli anni il parossismo, non è un caso che l'attrattiva turistica della Toscana sia testimoniata anche da popolari teen comedy televisive, o block-buster del cinema, come la Twilight saga. Anni fa i personaggi di un reality USA (interpretati da attori) furono ritenuti da qualcuno capaci persino di villipendere le opere d'arte custodite agli Uffizi.

Un certo pregiudizio culturale è invece manifesto nel caso di Assassin's Creed, il celebre videogioco ambientato nella Firenze medievale. In città è considerato al più una mera curiosità, ignorando che quella dei videogiochi è da anni per fatturato la maggiore industria della comunicazione mondiale. Eppure la città dovrebbe riconoscere che è anche grazie al mito fiorentino raccontato in chiave pop da Dan Brown, se nei prossimi anni ancora tanti studenti decideranno di lasciare il proprio paese e di spendere decine di migliaia di euro per un soggiorno più, o meno breve, nella culla del Rinascimento.

A Firenze si riesce persino a discutere il contributo offerto dalle università statunitensi alla salvaguardia del patrimonio culturale di Firenze. Ricordate la polemica a senso unico contro la ricerca dell’affresco perduto nel Salone dei Cinquecento, finanziata da National Geographic Society? Nell'atteggiamento di molti si intravedeva l'ignoranza della levatura di una delle maggiori istituzioni scientifiche ed educative no-profit del mondo, probabilmente scambiata per un semplice canale televisivo. Sino ad oggi il nostro territorio ha goduto di una posizione di privilegio grazie alla georeferenziazione di una cultura antica, quella dei nostri antenati rinascimentali, a cui la società occidentale si sente elettivamente debitrice. Ma non è dovuto che questo continui ad accadere anche nel terzo millennio.

Firenze ha una tradizione feconda e di successo per arte, storia e valori secolari. Ma siamo sicuri che il commovente tributo di cui ci onora la cultura contemporanea sarà garantito alla nostra città per sempre? E che dire di culture altre, come quelle dei paesi emergenti? Non è scontato che nelle università della Cina, o dell'India (per parlare dei paesi più in tumultuoso sviluppo) la tradizione culturale fiorentina riceva lo stesso posizionamento di valore tributato sinora in Occidente.

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