Strage di Ustica: la versione del Generale Tricarico

Secondo l'ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare la battaglia aerea sul Tirreno non c'è mai stata

Nicola
Nicola Novelli
25 novembre 2021 07:31
Strage di Ustica: la versione del Generale Tricarico

E' stato Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare dall'agosto 2004 al settembre 2006. E consigliere militare a Palazzo Chigi, con i presidenti del Consiglio D'Alema, Amato e Berlusconi. Adesso che è Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana il Generale di Squadra Aerea Leonardo Tricarico ha scritto il libro ‘Ustica, un’ingiustizia civile’ insieme allo storico Gregory Alegi.

Ieri sera anche a Firenze ha avuto luogo la presentazione del volume, al Circolo dell’Unione in Via de’ Tornabuoni, in occasione di una serata su invito, a cui hanno partecipato, oltre agli autori, la giornalista Cesara BuonamiciLupo Rattazzi, presidente della compagnia aerea Neos, e membro del cda di Exor, la holding della famiglia Agnelli.

Il volume, edito da Rubbettino, critica e prova a dimostrare errate le sentenze giudiziarie che hanno condannato lo Stato a pagare 300 milioni di indennizzi per una battaglia aerea "che non c'è mai stata". Sostanzialmente le ragioni della teoria del missile, che anche i processi in tribunale non sono riusciti ad acclarare in modo definitivo, troverebbero la propria origine dall'interesse economico delle parti civili ad ottenere un indennizzo più cospicuo.

Ma se non è stato un missile, come si spiega allora la spiccata frammentazione dell'ala destra in confronto al resto del velivolo, ricostruito nel museo di Ustica a Bologna?

"La ricostruzione del relitto è in parte arbitraria -risponde a Nove da Firenze il Generale Tricarico- mentre si trovano evidenze probatorie nelle perizie sull'esplosione di un ordigno nella toilette posteriore, tra cui la fusione del lavabo e lo schiacciamento di alcuni tubi, mentre non si rilevano tracce della fessurazione del velivoli, tipiche dell'esplosione di un missile all'esterno".

E come non mettere in connessione l'abbattimento dell'aereo civile il 27 giugno 1980 con il ritrovamento di un mig libico sulla Sila il 18 luglio dello stesso anno?

"La sera del 27 giugno -risponde Leonardo Tricarico- non si svolse alcuna battaglia aerea, come dimostrato dalla documentazione radar acquisita dalle inchieste giudiziarie. Certo l'intrusione del aereo da caccia della Libia dimostra che all'epoca il sistema di controllo dei cieli italiani, civile e militare, aveva delle ampie lacune, in particolare nella zona intorno alla Calabria".

Come è possibile resuscitare la tesi dell'esplosione a bordo, anche se a distanza di 41 anni dalla tragedia nessuno si è mai fatto avanti a fornire prove dei fatti, nonostante che nei primi anni l'inchiesta giudiziaria avesse battuto senza risultati solo questa pista?

"Il movente per una bomba a bordo si può ricercare -precisa l'ex Capo di Stato Maggiore- nello scenario  di crisi internazionale che si agitava in quei mesi, sia in direzione del regime libico di Gheddafi, interessato a sottrarre l'isola di Malta alla sfera di influenza europea, sia in una ritorsione dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina, irritata con il governo italiano, dopo l'arresto di un terrorista palestinese nei mesi precedenti nelle Marche".

Un paradosso nel quale gioca un ruolo centrale la politica e che spiega perché, come disse nel 2014 il giornalista britannico David Learmount: «L’Italia è un brutto posto per avere un incidente aeronautico. Se volete la verità, avete meno probabilità di trovarla lì che in praticamente qualsiasi altra parte del mondo».

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