Sophie Dickens, scultrice britannica, è la protagonista della mostra che inaugura alla Crumb Gallery, a Firenze, giovedì 4 aprile 2024. L’artista ha scelto di esporre un lavoro inedito, APOCALISSE, un lavoro che coinvolge tutto lo spazio della galleria e che riflette il clima attuale che stiamo vivendo, situazioni oscure e drammatiche legate alle guerre e ai conflitti, che incombono in questo preciso momento storico.
Il termine Apocalisse è comunemente riferito all’Apocalisse di San Giovanni apostolo o Libro della Rivelazione, nel Nuovo Testamento, scritto durante il suo esilio sull’isola di Patmos, ed è generalmente interpretato come la profezia della “fine del mondo” o meglio come “rivelazione degli eventi della fine dei tempi”. Le figure, i simboli, gli elementi misteriosi e fantastici di questa visionaria narrazione hanno suscitato un grande fascino nei secoli, ispirando tanta letteratura e tante rappresentazioni dell’arte sacra, a partire dall’arte dell’epoca carolingia.
Artisti come Cimabue, Giotto, Signorelli, i fratelli Van Eyck, Dürer, Rubens, El Greco, tra gli altri, si sono cimentati con questi temi. Sophie Dickens, nel solco di questa linea, ha studiato e approfondito la serie delle quindici xilografie di Albrecht Dürer (1496-1498) e in questa mostra si concentra sui quattro sigilli, raccontati nel sesto libro, che dischiusi danno vita ai quattro cavalieri dell’Apocalisse, su altrettanti cavalli, uno bianco, uno rosso, uno nero e uno verdastro a simboleggiare: guerra, morte, carestia e pestilenza.
Al centro dello spazio, l’artista ha collocato il grande cavaliere con il suo cavallo rosso fuoco, che brandisce la spada. Il cavallo ha le zampe sollevate, ti sembra di sentirlo nitrire e partire al galoppo. Guerra. Grande cavaliere apocalittico è una scultura di due metri, realizzata con tavole di recupero di larice, castagno e pino provenienti dalla ristrutturazione dell’Albergo dell’Angelo di Pieve di Teco, dove la scultrice vive in Liguria, unite a colla resinosa, inchiostro e pigmento rosso terra di Siena.
Le sculture di Sophie hanno tutte un tratto distintivo. Costruisce armature con barre di metallo, come fossero degli scheletri, su cui poi applica pezzi di materiale appositamente lavorato. I suoi soggetti riflettono un primitivismo moderno, sono immagini fantastiche che fanno riferimento alla natura, alla mitologia, all’iconografia classica, a cui è arrivata grazie alla Storia dell’Arte, attraverso l’osservazione di artisti come Michelangelo o Tiziano. Crea movimenti fatti di ossa, muscoli e tendini che ricordano gli studi del fotografo Eadweard Muybridge che, come racconta, l’hanno influenzata nel suo percorso. Quel Muybridge che inventò lo zooprassiscopio, per studiare e riprodurre il movimento degli animali, famoso per la sequenza di fotografie chiamate The Horse in motion.
Accanto al Cavaliere Rosso, in esposizione, ci sono altre piccole sculture, che raffigurano tutti e quattro i cavalieri, insieme e disegni a china su carta, studi preparatori così come nella pratica dei grandi maestri del Rinascimento. Sono opere in cui si percepisce l’eco dei cavalli delle grandi battaglie, come quella di San Romano dipinta da Paolo Uccello.
Nel testo in catalogo, a cura di Rory Cappelli, pubblicato da Crumb Gallery per l’occasione (collana NoLines), l’artista spiega la scelta di questo tema: “volevoche la mia Apocalisse riflettesse la paura e l’impotenza che provo nei confronti dell’Ucraina, di Gaza, delle democrazie in via di estinzione e dello spettro del totalitarismo. I cavalieri dell’Apocalisse sotto questo aspetto non rappresentano più bestie vendicative. Rappresentano la corsa verso la nostra perdita di libertà, e sono responsabili del caos che accompagnerà quella perdita.” Come sottolinea Rory Cappelli “la riflessione è sulla violenza, sulla guerra, sui conflitti, sulla mancanza di speranza.
Eppure, non è questo, la mancanza di speranza, che quei cavalli librati in cielo regalano a chi li osserva.” In greco Apocalisse vuol dire “rivelazione” e come sostiene lo studioso Paul Beauchamp, uno dei più importanti biblisti, il messaggio più profondo di questi testi è legato al cambiamento, ci sono tempi che richiedono un cambiamento di rotta, la fine di una storia e l’inizio di un’altra, "la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l'insopportabile".
Nasce per dare speranza, per raccontare che il male sarà, alla fine, sconfitto. Ed è proprio questo, in fondo, il messaggio che Sophie Dickens ci vuole lasciare.
APOCALISSE rimarrà aperta fino 25 maggio.
Sophie Dickens, trisnipote di Charles Dickens, vive tra l’Italia, la Liguria per l’esattezza, e la Gran Bretagna. Laureata in storia dell'arte presso il Courtauld Institute, Sophie Dickens ha deciso di apprendere gli aspetti pratici della scultura, frequentando la Sir John Cass School of Art, aiutata da un meticoloso studio dell’anatomia, appreso in dissezioni cliniche reali (per artisti) presso il dipartimento di anatomia dell'University College di Londra.
È stata la prima vincitrice del Founders' Prize per la scultura figurativa nel 2007 con l'opera intitolata The Turning Man. Liberamente ispirata al Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina, questa scultura che sfida la gravità è stata esposta al V and A di Londra.
Tantissime le sculture di grandi dimensioni esposte in collezioni pubbliche e private o realizzate per eventi come le Olimpiadi di Londra del 2012: per l’occasione ideò un’opera che riproduceva, su grande scala, una mossa di judo. In Italia ha partecipato a moltissime esposizioni, come quella che a Torino ha visto in mostra un branco di lupi realizzato con assi di castagno riciclato: il legno riciclato, come quelle delle botti da lei usato insieme al metallo dei cerchi per un branco di cinghiali, è materiale usato spessissimo da Dickens. Per il comune di Pieve di Teco (Liguria) ha realizzato la scultura monumentale Ercole e il leone con listoni in larice medievale provenienti dal restauro del Teatro Salvini ricevuti in dono nel 2020.