Smaltimento illecito di rifiuti: nuovo blitz nel distretto tessile pratese

Le operazioni, scattate all'alba, hanno interessato le province di Caserta, Pistoia e Lucca, appartamenti e studi di professionisti nei quartieri “VIP” di Prato e Bergamo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 aprile 2019 12:30
Smaltimento illecito di rifiuti: nuovo blitz nel distretto tessile pratese

L’attività di contrasto svolta dai Carabinieri del Comando Tutela Ambientale contro gli illeciti smaltimenti dei rifiuti prodotti nel distretto tessile pratese, che negli scorsi mesi ha già portato al controllo ed al sequestro di un impianto di gestione rifiuti nella periferia di Prato, ha condotto i militari del NOE di Firenze e gli agenti della Polizia Municipale di Prato, collaborati dai NOE di Brescia e Caserta e dalle articolazioni territoriali dell’Arma, ad eseguire una serie di perquisizioni locali e personali - delegate dalla Procura della Repubblica di Prato - che hanno coinvolto decine di militari.

Le operazioni, scattate all’alba, hanno interessato obiettivi nelle province di Caserta, Pistoia e Lucca, ma anche appartamenti e studi di professionisti ubicati nei quartieri “VIP” di Prato e Bergamo, dove risiedono alcuni degli indagati e dove le aziende monitorate hanno le rispettive sedi legali. Alla ricerca di documenti, atti amministrativi, fatture, ma anche di e-mail e dati telematici per ricostruire la complessa ed occulta rete di contatti che, dall’agosto 2018 al gennaio 2019 avrebbe consentito agli indagati si smaltire illecitamente, in Italia e all’estero, centinaia di tonnellate di rifiuti tessili, gli investigatori sono inoltre riusciti ad intercettare due container che dai documenti di trasporto avrebbero dovuto contenere materiale tessile recuperato, mentre erano di fatto pieni di cascami tessili frammisti a plastica, carta ed altre tipologie di rifiuti, provenienti con tutta probabilità da varie aziende di confezioni e/o pronto moda condotte da cittadini cinesi del distretto tessile pratese, nell’ordine di circa 50 tonnellate.

I container sono stati posti sotto sequestro, unitamente a materiale informatico e alla copiosa documentazione rinvenuta, dalla quale sono emersi elementi per ritenere che parte dell’attività illecita si svolgesse anche in Polonia e Bulgaria.

In evidenza