Scuola, è crisi nera per l'istruzione in Toscana

Una dozzina di strutture chiuse: quasi cento posti di lavoro persi o a rischio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 luglio 2014 15:58
Scuola, è crisi nera per l'istruzione in Toscana

  Un calo degli iscritti e l'aumento della morosità nel pagamento delle rette. Passaggi di contratto a condizioni peggiorative di stipendio per i lavoratori (anche fino a 300 euro mensili lordi). Il sistema del settore delle scuole non statali in Toscana sta mostrando cedimenti. Il segretario generale di Flc Cgil Toscana Alessandro Rapezzi ha scritto al vicedirettore dell'Usr Toscana e all'assessore all'Istruzione della Regione Toscana per chiedere l'apertura di un Tavolo di crisi sul settore, anche per far sì che scuole spesso piccole, situate in zone geografiche anche particolari, possano non sentirsi sole nell'affrontare la particolare situazione attuale. Si tratta di dare una risposta sistemica a famiglie e lavoratori di un settore molto parcellizzato e spesso debole.

“In questo ultimo anno scolastico il settore delle scuole non statali è stato attraversato da una forte crisi che ha comportato chiusure di scuole, passaggi di proprietà o cessioni di ramo d'azienda, ristrutturazioni del personale con cambi di contratto e/o licenziamenti - hanno spiegato Rapezzi, Leonardo Croatto e Daniele Monticelli di Flc Cgil oggi in conferenza stampa presso la sede di Cgil Toscana in via Pier Capponi a Firenze -. Questi processi hanno riguardato alcune centinaia di persone e soprattutto coinvolgono una tipologia di servizio di oggettiva rilevanza sociale per il sistema di istruzione toscano: la maggior parte delle scuole opera nel settore della scuola dell'infanzia/asili nido, che, non essendo scuola dell'obbligo, ha maggiormente risentito delle carenze di investimenti statali sul settore”.

I significativi investimenti pubblici con cui la Regione Toscana sostiene, in regime di semi-sussidiarietà, il settore dimostrano il grado di attenzione: finanziamento Sezioni Pegaso (oltre 21 Milioni di euro nel precedente triennio), le Sezioni Primavera, contributi alle scuole paritarie (3,7 Milioni l'anno), introduzione del voucher alle famiglie (1,5 milioni di euro) e finanziamento Progetto 0-6. Aggiunge Rapezzi: “Riteniamo che si debba attivare un Tavolo di crisi nel settore che possa permettere di monitorare la situazione, valutarne gli effetti sul territorio, supportare processi di reinvestimento sul settore, verificare che non vengano mai meno i principi di qualità necessari a tutte le attività legate all'istruzione degli alunni, tutelare i diritti del personale coinvolto.

Al richiesto Tavolo dovranno partecipare, oltre alle organizzazioni sindacali del settore, le Istituzioni (USR e Regione) e le Organizzazioni Datoriali. Un tavolo così costituito potrebbe favorire confronti specifici a livello territoriale finalizzati alla soluzione dei problemi, con risposte ai territori. A tal fine ci sembra importante la nota che l'USR ha inviato in data 10 Luglio 2014 a tutti i Gestori delle scuole paritarie, con l'elenco degli adempimenti da effettuare: con la costituzione del Tavolo di Crisi e la contestuale acquisizione dei documenti previsti nella nota citata si potrà costruire la mappatura della situazione toscana e monitorarne il processo”."L'allarme sulla crisi delle scuole paritarie, lanciato oggi dalla Cgil Toscana, è condiviso anche dalla Fism.

Una decina di scuole dell'infanzia e una quindicina di servizi alla prima infanzia sul territorio regionale non riapriranno a settembre. E' ovvio che la crisi delle iscrizioni è dovuta alla crisi economica, ma ancora di più è dovuta al fatto che in Italia non abbiamo raggiunto una effettiva parità economica in ambito educativo, nonostante la legge Berlinguer del 2000 abbia sancito la parità giuridica tra istituti paritari e statali, come facenti parte dell'unico sistema pubblico nazionale di istruzione".

Lo afferma, in una nota, il presidente di Fism Toscana, Leonardo Alessi.

"Occorre essere realisti ed è un bene che tutti gli attori coinvolti si mettano intorno a un tavolo; noi ci siamo - replica Alessi -. Ben venga quindi una cabina di regia per trovare soluzioni condivise. Anche perché laddove le nostre scuole non riescono a stare aperte, si creano disservizi per i ragazzi, per le famiglie, per le comunità locali e per i lavoratori coinvolti. Vorrei ricordare, al riguardo, che in Toscana circa 34mila alunni frequentano le scuole paritarie, e il personale impiegato sfiora le 4mila unità"."Se al posto delle scuole paritarie, lo Stato dovesse impiantarne di sue - sottolinea il presidente di Fism Toscana - le spese per le casse pubbliche si aggraverebbero, visto che i nostri istituti hanno un costo dieci volte inferiore a quelli statali.

Il problema vero è che ogni anno non c'è certezza sull'entità dei contributi statali alle paritarie, e questo crea enormi difficoltà. Il nostro auspicio è che anche su questo tema i sindacati facciano sentire la loro voce, e si impegnino a fare in modo che in Italia si arrivi a una definitiva parità economica tra scuola statale e non statale".

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