Rsa: bare con i defunti lasciate da giorni in una stanza

Situazione sanitaria al collasso in una struttura privata in Lunigiana. La rabbia del segretario Uil Fpl Massa Carrara, Claudio Salvadori: "Immagini scioccanti. E dalla Asl solo risposte elusive ed evasive. Pronti a denunciare tutto ai carabinieri". La richiesta unitaria dei sindacati Cgil, Cisl e Uil e delle categorie della funzione pubblica: "Personale e ospiti infetti. Servono tamponi e mascherine specifiche"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 marzo 2020 15:49
Rsa: bare con i defunti lasciate da giorni in una stanza

“Le immagini che ci arrivano da una Rsa in Lunigiana sono scioccanti. Dai miei delegati ci viene riferito che ci sono tre bare con anziani ospiti deceduti lasciate in una stanza, anche a terra. Una sappiamo essere lì da alcuni giorni. Chi sta lavorando lì mi dice che la situazione sta per esplodere. Che nessuno ormai va a prendere i morti. Che è finito l’ossigeno, due pazienti hanno glicemie a livelli bassissimi che potrebbero portare a breve alla perdita di conoscenza; la saturazione dei pazienti è fuori controllo ma i medici si rifiutano di venire.

Anzi, avrebbero addirittura chiesto ai lavoratori presenti di fare la terapia per telefono: ci sembra il caos più completo. E siamo preoccupati per la salute dei lavoratori e degli ospiti, tutti quanti letteralmente abbandonati a loro stessi in questo momento”. Non riesce a fermare la rabbia il segretario della Uil Fpl Massa Carrara, Claudio Salvadori, costretto a denunciare il collasso che sta vivendo una Rsa privata in Lunigiana, ormai completamente fuori controllo.

“Stando a quanto ci riporta il nostro delegato, non è una semplice gestione critica. Le immagini che abbiamo visto, con le bare dei defunti lasciate anche a terra, in attesa di ritiro da alcuni giorni, ci hanno fatto balzare il cuore in gola. Ci sentiamo arrabbiati e impotenti perché abbiamo chiesto aiuti e risposte in tempi rapidi ma non sono mai arrivati. Sappiamo che qualcuno dei dipendenti ha provato a mettersi in contatto con la direzione della struttura in questione senza ricevere alcun riscontro.

Silenzio che oggi ci fa preoccupare ancora di più. Anche di fronte a quelle che sono state le risposte elusive ed evasive dell’azienda Usl Toscana Nord Ovest”.

Sì, perché la prima denuncia era arrivata dal delegato della Uil Fpl, Marco Lenzoni, pochi giorni fa: infermieri inviati dall’Asl a lavorare in una Rsa in Lunigiana come “intervento assimilabile a quelli effettuati regolarmente a domicilio dai cittadini – ha dichiarato l’azienda sanitaria - attingendo dalle risorse aggiuntive (5 operatori in tutto) inviati in Lunigiana per l’emergenza coronavirus”.

“Ma non scherziamo – replica secco il segretario Uil Fpl Massa Carrara -. Dove sta scritto che questi infermieri che lavorano attualmente nella Rsa in emergenza sono assimilabili al servizio di Assistenza domiciliare - Adi? Non è per niente lo stesso lavoro. E quali 5 operatori in più? La lettera di invito da parte dell’azienda sanitaria a dare una mano alla Rsa è arrivata a tutto il personale e ce ne sono andati due e su base volontaria”. E non si tratta solo di un semplice problema di ‘funzioni’: “Non capiamo neppure dal punto di vista assicurativo come siano tutelati se dovesse accadergli qualcosa in servizio – attacca ancora Salvadori -.

Qui si cerca di tappare i buchi di un servizio sanitario al collasso, pubblico o privato che sia, giocando come sempre sulla pelle dei lavoratori. E anche dei pazienti. Adesso basta, siamo pronti a denunciare tutto pure ai carabinieri. Dobbiamo stoppare tutto, non si possono ormai garantire nemmeno le condizioni minime di sicurezza e igiene. Dall’azienda sanitaria – conclude – ci aspettiamo molto di più che una pacca sulle spalle e parole di conforto. Vogliamo risposte, assunzioni straordinarie e un piano di gestione dell’emergenza che non sia un caos organizzato”.

“Nella battaglia contro il coronavirus stiamo registrando delle gravi situazioni e ci riferiamo alle Residenze sanitarie che anche nel nostro territorio registrano contagi da Covid19, sia negli ospiti sia tra il personale. L’ultimo in ordine di tempo è il caso scoppiato nelle ultime ore nella Rsa di Gallicano. Chiediamo con forza e preoccupazione, rivolgendoci al Prefetto e alla Usl come alla protezione civile, si attivarsi affinché da una parte si dotino gli operatori di mascherine ffp2, non solo quelle chirurgiche, vista la presenza di ospiti con covid.

E in un momento di emergenza come questo sono fondamentali i tamponi sia per il personale della Asl sia per il personale delle cooperative”. A sottolineare un’altra criticità sul fronte della lotta contro la diffusione del Covid19 arriva una lettera congiunta di Cgil, Cisl e Uil con le categorie Cgil Fp, Fisascati Cisl e Uil Fpl, che rilanciano così la campagna unitaria a livello regionale. “Serve subito un tavolo di crisi specifico su Lucca per monitorare tutto perché il problema rischia di esplodere.

E bisogna iniziare a verificare la situazione nelle Rsa che, sull’emergenza Covid19, rischiano di pagare il prezzo più alto. E’ lì – proseguono i sindacalisti – che si trovano infatti i soggetti più fragili, a rischio in caso di contagio da coronavirus., come purtroppo si registrano in alcune strutture. Utenti con gravi patologie e un esercito di professionisti dell’assistenza (operatori socio sanitari, infermieri, terapisti) che in queste settimane lavorano con spirito di abnegazione.

Basta leggere che cosa sta accadendo altrove, con le Rsa che diventano focolai incontrollabili di contagio. Anche nella provincia di Lucca la situazione è estremamente a rischio: Per questo – concludono le organizzazioni sindacali – serve mettere sotto osservazione tutte le Rsa dove dovranno essere fatti i tamponi a tutti i lavoratori delle strutture, gestite dal pubblico, dal privato o dalle cooperative, così da verificare lo stato di salute. Inoltre Regione e Protezione Civile devono aprire dei canali specifici di approvvigionamento per dispositivi di protezione individuale a prezzi calmierati in modo da evitare le speculazioni che si trovano in giro.

Il tutto per un approvvigionamento non centellinato ma di massa per dare sicurezza agli operatori domiciliari e alle Rsa, così come agli utenti e familiari. Chiediamo inoltre che l’Asl verifichi in queste strutture il rispetto delle misure di sicurezza previste dalla normativa”.

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