Ristoratori, l'incubo ecatombe economica da misure anti Covid

Bar e ristoranti chiusi alle 18, cresce il timore. Cursano (Confcommercio): "Hanno deciso chi deve morire e chi no". Guadagno (Unilavoro): "Giani intervenga per smussare questo provvedimento. Urge una rettifica per evitare un collasso praticamente annunciato". Pasquale Naccari, presidente dei Ristoratori Toscana: "Condanna a morte, reagiremo"

Redazione Nove da Firenze
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26 ottobre 2020 15:05
Ristoratori, l'incubo ecatombe economica da misure anti Covid

"Temo che il Governo abbia già scelto le attività ritenute essenziali, e dunque da salvare con adeguate politiche economiche, e quelle che invece sono superflue. Si considera essenziale la finanza – con tutto l'universo di speculazione che gli gira attorno -, si considera essenziale il fabbricare auto, al contrario invece di attività come le nostre nonostante siano legate all'accoglienza, alla socialità e al nostro stile di vita; attività che impiegano 1 milione e duecentomila persone".

Aldo Cursano, presidente di Fipe Confcommercio Firenze, è preoccupato da quanto stabilito nell'utimo DPCM e sicuro del risultato finale alla fine dei giochi."Il Governo ha scelto di far morire di stenti un comparto identitario e abbiamo la percezione che quando ci sarà la ripresa attività come le nostre saranno sparite dal tessuto territoriale, a differenza di grandi catene e minimarket".Anche Giovandomenico Guadagno, segretario di Unilavoro Firenze ha preso posizione sulla decisione di Conte in merito a ristoranti, locali, bar e pizzerie."Questo DPCM porterà alla morte di molte attività di ristorazione come bar, ristoranti, pizzerie già messe a dura prova dai vari precedenti provvedimenti.

Urge una rettifica per evitare un collasso praticamente annunciato. Così facendo il Governo si assuma almeno la responsabilità di dire ad un milione di lavoratori che rischieranno di prendere il posto di lavoro e di finire tutti a casa. E' purtroppo un dato di fatto. La maggior parte di queste attività concentra il proprio fatturato a cena e solo il 15% lo ricava dal pranzo. E lo smart-working negli uffici pubblici e in molte aziende private ha inciso parecchio in tal senso".

E su Giani che in questi giorni ha auspicato una revisione del provvedimento Guadagno spera: "Noi come Unilavoro lo auspichiamo perchè la Conferenza delle Regioni su tutto questo era stata molto chiara".

Analoga speranza in Giani è stata riposta dal sindaco dell'Impruneta Alessio Calamandrei che con un lungo ed accorato post su Facebook esprime tutte le proprie perplessità sul nuovo Dpcm per quanto riguarda la chiusura alle 18 dei locali. E lancia un appello ad Eugenio Giani, nuovo governatore toscano (che lui stesso ha servito al tavolo quando da ragazzo lavorava nel ristorante dei genitori a Firenze), affinché per quanto possibile mitighi nella nostra regione queste misure.

«Questo Dpcm è una condanna a morte per il nostro settore. Un Dpcm che colpisce duramente le nostre aziende anziché prendere provvedimenti e rendere più efficienti strutture e servizi, come trasporto pubblico e sanità». Con queste parole Pasquale Naccari, presidente dei Ristoratori Toscana, gruppo che rappresenta mille aziende a Firenze e 15mila in Toscana, boccia il nuovo Dpcm che impone la chiusura alle 18 ai pubblici esercizi. «Lasciare la possibilità di rimanere aperti a pranzo – riprende – è inutile visto che da quando la maggior parte degli enti pubblici e delle aziende hanno organizzato i propri dipendenti con lo smart working tanti ristoranti hanno deciso addirittura di chiudere in questa fascia oraria visto il calo brusco di clienti».

Riguardo al piano di aiuti economici promessi dal premier Conte, Naccari è scettico: “Siamo stanchi delle tante parole, ci aspettiamo fatti questa volta. Noi il 4 novembre scenderemo in strada e arriveremo a piedi a Roma. Questa volta devono ascoltarci”. “Ci teniamo a sottolineare – prosegue Naccari – che, a differenza di quanto sottolineato dal premier durante la conferenza, a noi di aiuti ce ne sono arrivati ben pochi. Abbiamo avuto solo un credito di imposta sul pagamento del canone di affitto del 60%, il restante 40% lo abbiamo dovuto tirare fuori di tasca.

Per quanto riguarda il fondo perduto: siamo stati chiusi per tre mesi e abbiamo avuto un ristoro solo per il mese di aprile. I sostegni per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, invece, non sono mai arrivati. Capiamo che l'economia non si debba fermare ma ci chiediamo, se le persone continueranno a uscire, a fare la propria vita con le cene in famiglia etc., siamo sicuri che il contagio non continuerà a crescere? Assurdo chiudere solo i ristoranti, i luoghi più sicuri per eccellenza. E' stato scelto ancora una volta di penalizzare il nostro settore quando invece bisognava organizzare strutture e servizi in modo da imparare a poter convivere con questo virus, che a quanto dicono gli esperti, non ci lascerà a dicembre».

Infine, Naccari lancia un appello al Comune di Firenze: «Chiediamo al sindaco Nardella di aprire le Ztl dalle 12 alle 14 in modo da permettere a quei pochi ristoranti che rimarranno aperti di poter lavorare».

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