Rapporto sull'economia in Toscana: chi cresce e chi arretra

La ripresa (+1,2%) nel 2015. Enrico Rossi propone nuovo modello di relazioni. Cerza a Rossi: sulla strada per la Germania la Cisl c'è. La Cia a nuova Giunta e Consiglio regionale: «Puntare su competitività, reddito e coesione sociale»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 luglio 2015 22:05
Rapporto sull'economia in Toscana: chi cresce e chi arretra

FIRENZE - L'Irpet lo dice chiaramente. Per ricreare nuovi posti di lavoro e far crescere l'economia a ritmi più sostenuti servono più investimenti: 500 milioni in più ogni anno tra pubblico e privato, oltre alle risorse già garantite dall'attuale trend, un piano di almeno cinque anni, sarebbero necessari per creare da qui al 2025 cinquantamila nuovi posti di lavoro. Cresce l'export: +4,4%, dal 2008 il 25 per cento in valore in più e dunque meglio della Germania.

Cresce assai più delle importazioni (+1,8%). E migliora dunque la bilancia commerciale toscana. Si attenuano le difficoltà sul fronte dell'accesso al credito e poiché il denaro costa di meno di un tempo, ci guadagnano le imprese: 90 milioni il risparmio stimato nel 2014 per le società di capitali. Crescono nel 2014 anche i consumi delle famiglie (+0,7%), ma la domanda interna toscana cala: per gli investimenti pubblici e privati in diminuzione (-3%) ma che potrebbero tornare a crescere nel 2016 e per i consumi della pubblica amministrazione (-1%), sottoposta alla cura dimagrante della spending review e con minori risorse a disposizione. Sono alcuni dei numeri del rapporto annuale sulla situazione economica toscana presentato da Irpet e Unioncamere.

La recessione in Toscana nel 2014 sembra essersi arrestata, in anticipo rispetto all'Italia, e la crisi iniziata nel 2008 appare finalmente alle spalle. Ma ancora non si può parlare di ripresa, attesa da tre anni e che arriverà nel 2015, rispetto alla peggior crisi dal dopoguerra in poi. Nell'anno appena trascorso la crescita del Pil toscano è stata infatti sostanzialmente nulla, anche se migliore dell'Italia. Crescita zero contro il -0,4%, dovuta come sempre ai migliori risultati sul fronte dell'export (+4,3%). Il che non è una novità, anche se nel 2014 la contrazione della domanda interna è stata inferiore al ritmo, in discesa, tenuto nei due anni precedenti.

"Possiamo intensificare l'attività di attrazione degli investimenti condotta dalla Regione e che già ha invertito il trend. Dobbiamo farlo meglio e continuare a farlo – sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi intervenendo al termine del rapporto annuale sull'economia toscana -: Servono l'infrastrutture (e cita gli accordi già fatti per Livorno, Piombino e le autostrade ndr) ma serve anche un'Europa che tenga conto, anche con politiche keynesiane, che la ripresa va aiutata e che occorre trovare un punto di equilibrio tra la tenuta del debito e il non soffocare con le politiche di austerity e l 'ordoliberismo bavarese le politiche di ripresa". Lo si può fare, secondo il presidente, liberando ad esempio dal patto di stabilità la quota di compartecipazione regionale ai fondi europei.

"In questo modo la Regione potrebbe già investire 100 milioni in più, capaci di attivare a loro volta altri investimenti". Rossi parla poi della formazione. "La riforma - ricorda - l'abbiamo già scritta. Il nuovo lavoro si crea dalla scuole e dobbiamo formare tecnici e personale qualificato rispetto alle necessità delle aziende. Non vedo uno scandalo se anche in questo assomigliamo un po' più ai tedeschi". Quanti ai servizi, il presidente della Toscana Enrico Rossi conferma l'intenzione di dar presto vita ad un'agenzia regionale del lavoro, che potrà essere il tramite tra i bisogni delle aziende e il mondo della scuola.

Se poi, con l'entrata in vigore tra qualche anno della nuova Costituzione, la delega diventerà statale, se ne ragionerà a tempo debito.

“Al Presidente della Regione Rossi che indica nel modello tedesco la strada per la ripresa diciamo, con entusiasmo, che noi ci siamo e ci siamo da tempo !”E’ la risposta, convinta, del Segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza, all’intervento del Governatore della Toscana durante la presentazione dei dati Irpet di questa mattina.“Mi ha fatto piacere –dice Cerza- sentire il Presidente usare parole che suonavano familiari alle mie orecchie e affrontare temi che fino a non tanti anni fa in Italia, in campo sindacale, erano patrimonio quasi soltanto della Cisl.

Vado ripetendo da tempo che la priorità per la Toscana è l’innalzamento della produttività del sistema. Per questo, accanto ai ben noti interventi sul ‘contesto’, dalle infrastrutture da potenziare alla burocrazia da ridurre, è necessario un nuovo sistema di relazioni industriali partecipativo, che renda più protagonisti i lavoratori.”“Solo con un cambio di paradigma, che superi la logica dicotomica e conflittuale del secolo scorso verso la partecipazione e la responsabilizzazione, sarà possibile rivitalizzare la nostra industria, portare la Toscana nel XXI secolo e fondare un nuovo Umanesimo del lavoro.

Su questa strada il Presidente Rossi non potrebbe avere alleato più convinto di noi.”

«Confermiamo la nostra disponibilità – sottolinea il presidente della Cia Toscana, Luca Brunelli - per un’ampia collaborazione, impegnandoci, fin da ora, a partecipare alle occasioni di confronto, di consultazione e di concertazione che verranno promosse dalla Giunta e dal Consiglio Regionale nel corso della Legislatura. Sarà un lavoro particolarmente impegnativo - aggiunge Brunelli - è prioritario far ripartire lo sviluppo, gestire il cambiamento garantendo la coesione sociale, rilanciare la competitività del territorio a partire dall’agricoltura e dalle aree rurali». La Cia Toscana ha già inviato il proprio documento ai membri di giunta e consiglio, dove in sintesi si auspica “Più agricoltura per lo sviluppo della Toscana: ovvero competitività, reddito, coesione economica e sociale, sostenibilità, qualità della vita”. Per lo sviluppo della Toscana serve più agricoltura, afferma la Cia Toscana.

«Con questo spirito – sottolinea Brunelli – rivolgiamo le nostre richieste alla giunta che si è insediata e al consiglio regionale, auspicando che ci possa essere condivisione ed un comune impegno». Far ripartire lo sviluppo, gestire il cambiamento garantendo la coesione sociale, rilanciare la competitività del territorio a partire dall’agricoltura e dalle aree rurali: sono alcune delle scommesse che la Toscana – secondo la Cia – deve affrontare, basando la propria azione su alcune parole chiave. Intanto la concertazione come volano di sviluppo: la concertazione, troppo spesso considerata come un peso o un rito burocratico, è stata in realtà la chiave di volta dei risultati della Legislatura.

La concertazione è un metodo per rendere efficace ed efficiente il processo decisionale e condivisi i percorsi attuativi delle decisioni assunte, rappresentando ed interpretando la complessità dei processi sociali e delle sue specificità. Governare il cambiamento: le riforme sono macchine che bisogna saper guidare; alla politica, agli Assessori della nuova Giunta, spetterà il difficile compito di gestire il processo di riordino amministrativo avviato, il cui esito non è scontato ed avrà comunque conseguenze decisive sulle prospettive di sviluppo della Toscana. Agricoltura come “benzina verde” dello sviluppo: promuovere nei fatti la centralità dell’agricoltura come fattore chiave delle politiche di sviluppo, significa rilanciare tutte le politiche economiche (industriali, di distretto, per l’internazionalizzazione) in grado di creare filiere economiche integrate finalizzate alla piena valorizzazione delle produzioni agricole toscane. Territorio come destino: il territorio è il principale valore della Toscana e fattore di produzione essenziale per l’agricoltura.

Occorre unire tutela e valorizzazione, creando le condizioni per la competitività del territorio, sul piano delle politiche sociali, ambientali, sanitarie e delle infrastrutture, dando piena “cittadinanza” alle economie ed alle popolazioni delle aree rurali. Pochi obiettivi con tempi certi – «In Toscana non partiamo da zero – commenta il presidente Cia Brunelli -, le opzioni strategiche fondamentali relative alle politiche per l’agricoltura e le aree rurali sono state elaborate nel vivo del quotidiano confronto con il Governo e le istituzioni della Toscana.

La scommessa del prossimo futuro riguarda soprattutto l’attuazione di queste strategie, sia attraverso la piena utilizzazione delle opportunità derivanti dalle risorse UE, che facilitando i percorsi di sviluppo ed il dinamismo. All’attenzione dei candidati e delle forze politiche vogliamo pertanto proporre non un libro dei sogni, né un ridondante programma di legislatura, ma alcuni precisi e immediati obiettivi da perseguire e realizzare nell’arco dei prossimi 1-2 anni, come condizione per dare impulso e slancio alla ripresa dell’economia delle aree rurali a partire dall’agricoltura».

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