Preoccupa la ‘location’ del grande albergo: scavare lì si potrà?

Sulla Costa S. Giorgio e la collina di Belvedere parla il geologo: “L’area è contraddistinta da un equilibrio precario”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 maggio 2021 12:23
Preoccupa la ‘location’ del grande albergo: scavare lì si potrà?
Dopo tre crolli, vietato ricostruire - La targa dell'editto di Cosimo I del 1565 in via de' Bardi

“Urbanistica in riva d’Arno. Non c’è solo il cosa: anche il dove!”, recita il comunicato di oggi con cui l’associazione Idra ribadisce l’appuntamento di venerdì mattina alle 11, in via dei Gondi (ingresso laterale di Palazzo Vecchio, lato fontana del Biancone), “con la classe politica che amministra la città: si imbocchi la strada maestra dell’urbanistica partecipata!”.

C’è infatti un’altra firma illustre sotto il Manifesto Boboli-Belvedere: quella di Vittorio d’Oriano, già Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, oggi componente della Consulta dell'Ispettorato Nazionale per la Protezione Nucleare e Radioprotezione.

Prima di riportare un estratto del testo che verrà letto in occasione della maratona oratoria civile di venerdì mattina, Idra cita Agostino Lapini, autore cinquecentesco di un “Diario Fiorentino dal 252 al 1596”. I programmi di scavo per la nuova destinazione turistico-ricettiva della ex Scuola di Sanità militare in Costa San Giorgio interessano infatti la collina in cui Bernardo Buontalenti perse a 16 anni la casa e i familiari: “A' di 10 di novembre 1547, a ore 16 in circa, cominciò a smuoversi et a rovinare il poggio di S.

Giorgio, dirimpetto a S. Lucia nella Via de' Bardi; a dove la Parte [ossia i Capitani di Parte, cui ormai erano rimaste soltanto le funzioni di edili], per commissione de' duca Cosimo de' Medici, fe’ fare quel muro dove è quello epitaffio che dice ter collassa. E quando detto poggio si cominciò a smovere, si rabbuiò di tal sorte, che pareva mezza ora di notte; et io lo viddi con li occhi miei, e mi fe’ stupire: e rovinorno di molte case, e vi morse dua donne et uno uomo” (Diario Fiorentino di Agostino Lapini dal 252 al 1596, G.

C. Sansoni, Editore -1900).

E a proposito di questa collina così scrive per la maratona oratoria il geologo Vittorio d’Oriano:

“La ex Caserma Vittorio Veneto, già sede dell’Accademia Militare di Sanità, è situata in uno dei luoghi più caratteristici di Firenze, stretta fra l’Arno, il complesso di Forte Belvedere, Palazzo Pitti. Un luogo denso di memorie storiche e di emergenze architettoniche uniche al mondo. Dal punto di vista territoriale e ambientale, proprio per l’unicità dei luoghi e della bellezza naturale dal valore inestimabile, si ha difficoltà ad indicare l’emergenza più emblematica giacché tutto appartiene alla storia di Firenze, del rinascimento e quindi del mondo.

Dal punto di vista più propriamente naturalistico l’area è contraddistinta da un equilibrio precario giacché almeno due sono le emergenze che tale la rendono.

L’ossatura geologica di tutto il rilievo è costituita da quella che un tempo era chiamata pietraforte, la stessa di molti palazzi e ponti fiorentini compreso Palazzo Pitti. Si tratta, come è noto sinteticamente, di una successione di arenarie generalmente a grana fine ma con livelli anche più grossolani, di colore “marrone avana ma non spento”, alternati a livelli francamente argillitici. I pochi affioramenti esistenti evidenziano una inclinazione verso nord-nord est, ovvero verso Via dei Bardi come segnalato nella cartografia specifica. Questa inclinazione, laddove si presenta meno inclinata del pendio, può dar luogo a movimenti gravitativi come già accaduto nei secoli passati.

Inoltre, e questa è la seconda emergenza da segnalare, tutto il versante presenta una ricchezza d’acqua tanto sorprendente quanto poco nota se non agli abitanti di Via dei Bardi e di Lungarno Torrigiani, della quale sono testimone diretto avendo potuto eseguire un sopralluogo, nell’ottobre del 2020, in una abitazione al piano terra di Via dei Bardi, proprio sotto il complesso ex militare. Ebbene, non solo i proprietari della casa lamentavano che periodicamente, e non sempre in coincidenza di eventi piovosi severi, la casa era invasa dall’acqua che filtrava da monte, ma tutto lo scantinato era invaso da una lama d’acqua fra i 30 e i 40 centimetri, che secondo la testimonianza dei proprietari difficilmente si prosciugava anche durante la stagione asciutta.

Queste due particolarità suggeriscono, se non impongono, che già in sede dell’eventuale approvazione della variante urbanistica sia reso obbligatorio che tutta l’area contenuta nel quadrilatero Via dei Bardi, Piazza di Santa Maria Soprarno, Palazzo Pitti, Porta San Giorgio, Santa Lucia dei Magnoli venga preventivamente investigata con dovizia di indagini geognostiche sia dirette che indirette per ricostruire non solo l’assetto geo-strutturale in corrispondenza soprattutto degli scavi, per valutarne la stabilità propria e gli effetti indotti al costruito, ma anche il modello idrogeologico locale e le sue variazioni stagionali.”

Chi ha orecchie per intendere, intenderà?

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