Non aprite quella buca: la geologia in Toscana

di Rosa Marchitelli

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 febbraio 2016 13:50
Non aprite quella buca: la geologia in Toscana

Il Comune di Firenze insieme all'Università degli Studi di Firenze, cerca da tempo di capire quali e quanti siano i problemi presenti nel sottosuolo fiorentino: dal rischio sismico a quello delle frane, dalla corretta pianificazione urbanistica alla situazione della falda acquifera. Ad oggi però, il sottosuolo cittadino rimane per lo più un mistero per i fiorentini in primis e pare anche per qualche esperto. Molto si è discusso sulle terre da scavo e sulla caratterizzazione a rifiuto speciale o a sabbia da secchiello, meno si è detto del sottosuolo.

In una città in cui sono presenti falde acquifere più o meno inquinate, quali sono gli equilibri da mantenere, ci sono pozzi da controllare? Nello specifico, se un pozzo non funziona, quali sono i rischi?“Il sottosuolo fiorentino si conosce abbastanza - afferma la Presidente dell'Ordine dei Geologi Maria Teresa Fagioli - i pozzi sono monitorati e controllati. Non possiamo però sapere quanti siano realmente questi pozzi, perché non tutti sono denunciati”.  Molto spesso si scava senza avere un quadro dettagliato della situazione e si finisce col doversi fermare per evitare danni ulteriori.

Gli errori già commessi e quelli da non commettere però, non sono molto chiari nemmeno agli studiosi perché pare che il sistema si regga su un “passa parola” tra chi è più ferrato in questa o in quell'area di riferimento. Davanti all'episodio grave si invoca l'aiuto di Stato e si punta il dito contro la cementificazione selvaggia.Possibile che si dia tutto per scontato? Forse quello che è stato lanciato come campanello di allarme dall'Ordine dei Geologi toscani è anche una risposta.

Stando alle dichiarazioni rilasciate dalla Presidente in seguito ai dati rilevati sui disastri ambientali in Toscana nel 2014, "la Regione Toscana dimentica i geologi" e si tende sempre a rimediare anziché prevenire. Rileggere quel passaggio potrebbe tornare utile: "Graduatorie in Regione ferme da decenni, mancanza di dirigenti geologi, scelta di altre professionalità nelle commissioni comunali del paesaggio.

In un Comune dell’aretino il geologo non è stato ritenuto necessario nella commissione del paesaggio perché “sono già state svolte numerose indagini geologiche per il piano strutturale e per il regolamento” come se il territorio, e il paesaggio, non fossero realtà dinamiche: tanto varrebbe annullare anche la commissione, allora".Nel sito dell'Ordine troviamo poi uno scambio di domanda e risposta con la Regione Toscana che attira la nostra attenzione, e rende l'idea della diversa sensibilità tra geologi e burocrati riguardo l'interpretazione del sottosuolo.

In merito alla perforazione dei pozzi la Presidente lamenta che "dopo l’emanazione della LR 65/2014, si sta verificando che, sulla base dell’articolo 137, i tecnici Comunali considerano i pozzi appartenere alla categoria delle Opere, interventi e manufatti privi di rilevanza edilizia, considerando quindi non sussistente il relativo obbligo di autorizzazione e diffondendo quale “opinione ufficiale” che la questione“pozzo domestico” potrà d’ora in avanti essere affrontata e risolta integralmente fra committente e perforatore".

Di cosi si preoccupa la Presidente? "L’applicazione letterale della evidentemente erronea, esclusione porterebbe inoltre alla perdita di una preziosa informazione geologico tecnica ambientale a livello Comunale sulla realizzazione di pozzi ad uso domestico e sul conoscimento che da essa deriva a livello di caratteristiche idrogeologiche ed idrochimiche del sottosuolo e delle falde idriche".La Regione risponde sostanzialmente che è vero quanto segnalato, ma "sono escluse le opere in muratura, quelle richiedono autorizzazione".

Chissà come l'avranno presa i geologi preoccupati in realtà per la tenuta del suolo e per la qualità dell'acqua più che per il manufatto. 

Tornando a Firenze. Sappiamo, perché in questi anni lo hanno gridato i Comitati cittadini, che i punti più critici fiorentini sono tra la Fortezza e Rifredi. Dall'Ordine dei Geologi confermano che la zona più preoccupante è proprio la parte Nord-Ovest della città, a partire dalla Fortezza da Basso. Non è solo l'acqua il problema, ma anche quale acqua. L'inquinamento delle falde acquifere è una realtà effettiva. Sono presenti infatti dei solventi inquinanti che restano all'interno della falda anche per oltre trent'anni Che sia il caso di non contaminarla ulteriormente? Quali siano gli errori da evitare, i consigli utili e (azzardando) anche le possibili soluzioni non lo abbiamo capito.

Non si capisce dalle parole dei geologi e non lo si capisce neppure da Arpat che, tecnicamente, spiega cosa stia avvenendo per mantenere inalterati gli equilibri di falda agli ex Macelli ad esempio, ma poi rimanda a modelli matematici tutti da verificare su un campo di prova.Nessuno pare avere una risposta univoca. Sembra piuttosto che, dato che i danni sono lontani nel tempo e risalgano ad errori commessi negli anni '50, la situazione debba rimanere invariata. Se neanche i giornalisti riescono ad ottenere informazioni più o meno precise e coerenti, come si fa a far chiarezza con i cittadini? “Acqua azzurra, acqua chiara”, cantava Battisti.

Ma a quanto sembra qui di trasparenza, ce n'è poca.

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