No Tav: solidarietà ai manifestanti da Firenze

Palagi e Bundu: "Inaccettabile repressione contro il movimento". Il messaggio da Torino del prof. Angelo Tartaglia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 aprile 2021 11:38
No Tav: solidarietà ai manifestanti da Firenze

“L’Amministrazione comunale di San Didero ha scritto parole di denuncia rispetto a quanto avvenuto sul suo territorio. Una militarizzazione di un centro abitato – spiegano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – che ha messo in pericolo un’intera cittadinanza, con un uso delle forze dell’ordine inaccettabile, per difendere un cantiere sbagliato e minacciato unicamente dalla libertà di dissentire.

Rispondiamo a quelle parole con una presa di posizione pubblica e con una risoluzione, con cui chiederemo al Consiglio comunale di Firenze di dare solidarietà a chi ha subito una pesante repressione, con tanto di lacrimogeni sparati ad altezza viso. Una donna è ricoverata, con traumi sul volto, fratture multiple ed una emorragia cerebrale.

La criminalizzazione del movimento No Tav – proseguono Palagi e Bundu – travolge per l’ennesima volta un’intera area del Paese. Il tutto per difendere un'opera anacronistica, dannosa per l’ambiente e contraria a ogni capacità di immaginare un futuro adeguato ai bisogni della cittadinanza.

La solidarietà è una forma di lotta importante, da far vivere anche nelle istituzioni, con prese di posizione chiare. Confidiamo di poter rispondere da Palazzo Vecchio – concludono i consiglieri di Sinistra Progetto Comune – come Comune attento ai diritti delle persone, anche all’interno della nostra Repubblica”.

E' ferma anche la posizione assunta dall’associazione ecologista fiorentina Idra sui provvedimenti che il nuovo Governo sta adottando in Val di Susa, mentre attende da un mese le informazioni certe richieste sul sottoattraversamento AV di Firenze, per il quale è in piedi da febbraio 2020 una per ora deludente interlocuzione istituzionale col Ministero e la sua struttura tecnica di missione. Idra scrive direttamente al ministro Enrico Giovannini: Venendo alla stretta attualità, e in particolare alle confermate cantierizzazioni AV in Val di Susa dove, oltre alla linea ferroviaria Torino-Lione, adesso spunta anche un paradossale autoporto per i camion, di cui si hanno notizie non edificanti dalle cronache, e alle nuove scelte annunciate in materia di sviluppo infrastrutturale sostenibile, come la TAV Salerno – Reggio Calabria, da realizzare attingendo al fondo europeo Next Generation Eu, ci rivolgiamo direttamente a Lei, come vede, sig.

Ministro, perché temiamo che tali atti pregiudichino invece gravemente l’auspicata transizione ecologica.

E spiega: il caso della Val di Susa “si presenta come una coazione a ripetere errori che – gravissimi già prima della pandemia – risultano a nostro avviso imperdonabili oggi: non fa onore a uno Stato democratico dover militarizzare i propri territori, contro le volontà dei cittadini residenti e dei loro Amministratori locali, per dare esecuzione a un progetto che una folta schiera di parametri trasportistici, ambientali e sociali descrive come quanto meno discutibile. Fa specie poi constatare che, in luogo di adottare una metodologia rinnovata di rapporto con le comunità locali ispirata all’ascolto, all’informazione e alla trasparenza, si ricorre – esattamente come prima – alla politica degli idranti e dei lacrimogeni”.

Idra sta provvedendo inoltre a diffondere il messaggio proveniente in queste ore da Angelo Tartaglia, Senior Professor presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia al Politecnico di Torino:

"Carissim*, in questo momento vorrei esprimere un sentimento di indignazione. L'indignazione non è razionale, ma qualche volta non è evitabile. C'è una parte del nostro paese (non del Kosovo o dell'Afghanistan) che è soggetta a occupazione militare da parte di forze armate dello stato (il nostro). Non si tratta di un santuario della criminalità organizzata, ma di una vallata alpina con i suoi comuni, cellule fondamentali, dice la Costituzione, dello stato. Avrete capito che mi riferisco alla valle di Susa.

Tutto questo avviene in quanto, in assenza di argomentazioni di merito, lo Stato, sostituisce agli argomenti la forza: un classico, se non fosse che il nostro si definisce "stato democratico". Con gli armigeri (a parte le fanterie ci sono anche cingolati, filo spinato e simili bazzecole) si vuole imporre un'opera la cui diseconomicità è platealmente conclamata (se n'è accorta anche la corte dei conti europea) e che dal punto di vista climatico è un vero e proprio crimine: gli effetti globali vanno in direzione opposta agli obiettivi nominalmente perseguiti dall'UE (e dallo stato italiano!).

Tutto questo è facilmente sostenibile dati e conti alla mano. Ma dati e conti (direi la realtà) in questa vicenda (come in altre) sono marginali. La "politica" sostiene trasversalmente (inclusa un'ampia fetta del PD) lo scavo del supertunnel tra Italia e Francia o semplicemente schierandosi con l'interesse immediato delle grandi imprese che vorrebbero realizzarlo o a sostegno di un sistema ideologico che afferma e continuamente rilancia un'economia materialmente insostenibile e che produce ovunque (qui come altrove) disuguaglianze crescenti. A uno stuolo di signore e signori che siedono nei consessi istituzionali (dal parlamento in giù) merito, argomenti e fatti non interessano più di tanto: ho avuto modo di verificarlo in un paio di audizioni svoltesi prima di Natale.

In "politica" ciò che conta è da che parte stai: problemi e fatti, sono marginali. E' il trionfo dell'arroganza ignorante. Parlo dell'ignoranza di chi pretende di non aver bisogno di porsi delle domande e pretende a priori di conoscere le risposte senza bisogno di critica e di confronto. Vi allego un comunicato di uno dei comuni di quella valle e la foto di una ragazza colpita in faccia da un lacrimogeno sparato (ovviamente ad altezza d'uomo o di donna) dalle valorose truppe coloniali inviate a superare ogni obiezione in merito a sostenibilità economica e ambientale.

Quale fiducia si pensa possa esserci, in queste condizioni, ne "lo Stato"? e a cosa si è ridotta la credibilità de "la politica"?

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