Nella storia: l'Italia contro l'Austria verso i quarti

E a Firenze Furio Valcareggi racconta il padre Ferruccio, mentre gli azzurri si allenano per Euro 2020

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 giugno 2021 22:39
Nella storia: l'Italia contro l'Austria verso i quarti

Primo posto nel girone, sette gol fatti e zero subiti: l’Italia di Roberto Mancini. L'ottima fase a gironi ha aumentato la fiducia attorno all'Italia. La quarta vittoria consecutiva per l'Italia a Euro 2020 siglerebbe l'approdo ai quarti di finale. Il match di domani sera a Wembley con l'Austria, prima sfida “dentro o fuori” di Mancini come ct, vede gli azzurri forti della tenuta della difesa italiana (11 gare senza subire reti). Sono ben 1.055 minuti che l’Italia non prende gol. Una difesa di ferro che ha permesso agli azzurri di volare in scioltezza agli ottavi a Euro 2020.

E in avanti i centravanti Andrea Belotti e Ciro Immobile paiono quasi incalzati da Domenico Berardi, Ciro Immobile e Chiesa tra i pretendenti al gol contro la nazionale del ct Franco Foda, che per la prima volta si è qualificata alla fase a eliminazione diretta dei Campionati Europei. Proprio agli ottavi c’è anche l’obiettivo di Gigio Donnarumma di battere lo storico primato di imbattibilità di Dino Zoff (1.143’).

“Non c’è una foto di mio padre con la Coppa dell’Europeo vinto nel 1968. Dopo la conquista del trofeo, infatti, andò negli spogliatoi per consegnarla ai giocatori. Questa è vostra, disse ai suoi ragazzi”. A parlare di Ferruccio Valcareggi è il figlio Furio, che ha fatto tappa al Museo del Calcio di Coverciano, e ci racconta il padre. “Ferruccio era di poche parole, un uomo concreto, semplice e coraggioso. Per la ripetizione della finale dell’Europeo del ‘68, infatti, cambiò 5 giocatori.”

Approfondimenti

Furio Valcareggi ricorda il momento della chiamata del padre a guidare la Nazionale: “Nel 1966 lo chiamò Artemio Franchi. Stavamo in piazza Fardella a Firenze e non fu facile rintracciare mio padre perché non avevamo il numero di telefono sull’elenco. Appena ci comunicò la notizia in famiglia fu una festa.”

Il legame con Firenze è nato nel 1940 quando da Trieste raggiunse in treno la città toscana. Alla Rari Nantes che frequentava con Gigi Raspini incontrò Anna. Stava nuotando in piscina quando mio papà la notò e fu un colpo di fulmine.”

Il calcio è stato un punto di riferimento nella sua vita. “Iniziò però col basket- continua il figlio- con cui si laureò campione del Triveneto. A 17 anni esplode l’amore per il pallone. Lo scelse la Triestina. Felicità mista ad ammirazione per Nereo Rocco, che era il suo idolo.”

I ricordi sono vivi. “L’ho seguito sempre sin da bambino anche nelle trasferte quando militava nei vari club e in seguito con la Nazionale. Ero orgoglioso di lui e non l’ho ringraziato mai abbastanza.”

Davanti alla maglia di Ugo Ferrante, la numero 6 indossata per il Mondiale 1970 esposta al Museo del Calcio, Furio Valcareggi ha gli occhi commossi: “Quell’abbraccio quasi inaspettato dal babbo resta indimenticabile. E’ quello che mi dette dopo la gara Italia-Germania del Campionato del Mondo in Messico nel 1970. La stretta energica era il suo modo di dire che era felice.”

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