Moschea tra Sesto e Firenze: polemiche e la proposta di un Referendum

​Oggi la firma del protocollo di intesa tra Comune di Sesto Fiorentino, Comunità Islamica di Firenze, Arcidiocesi di Firenze e Università degli Studi di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 dicembre 2017 15:35
Moschea tra Sesto e Firenze: polemiche e la proposta di un Referendum

 Il piano prevede la vendita di un terreno da parte della Curia alla Comunità Islamica, terreno su cui sarà costruita la moschea, mentre l'Università di Firenze cederà alla Chiesa un'area per costruire un centro cattolico. Due edifici di culto, uno islamico e uno cattolico, uno accanto all'altro.Sesto Fiorentino avrà una Moschea, "ma non sarà la Moschea di Firenze" e su questo il dibattito politico prosegue.“L’unica reazione civile che si può avere davanti all’accordo raggiunto per la Moschea di Sesto Fiorentino è applaudire, visti la disponibilità e l’impegno del sindaco Falchi” afferma Paolo Sarti, consigliere regionale di Sì-Toscana a Sinistra. “Ha comunque ragione -prosegue Sarti- l’imam Izzeddin Elzir: quella di Sesto non è la moschea di Firenze.

Il sindaco Nardella non può dire una cosa del genere, o ha troppa paura in vista delle elezioni del 2019? Saremo a fianco della comunità islamica, nell’individuazione di un luogo fiorentino da destinare, finalmente, ad un culto libero ed esercitato in condizioni dignitose, cosa che certamente non succede nei locali di Borgo Allegri. Queste ore hanno dimostrato inoltre che i più oltranzisti, contrari alla moschea di Sesto Fiorentino nonostante il diretto ingresso in scena della Curia fiorentina, sono alcuni esponenti di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e, in tutta la sua violenza, Forza Nuova.

Visto l’impegno del Vescovo stesso, gualche domanda gli amici del centrodestra che parlano di ‘Toscana a rischio islamizzazione’, inizino a porsela e scelgano da che parte stare. Ricordiamo infine che grazie a una nostra mozione approvata in Consiglio regionale, la Toscana si è formalmente impegnata a garantire e favorire la libertà di culto, tenendo ben salda la laicità delle istituzione, garanzia di tutte le religioni"."Fermo restando il diritto alla libertà di culto, come Forza Italia ribadiamo la necessità di mettere alcuni paletti e pretendiamo che si chiariscano alcuni punti: provenienza dei fondi, rispetto delle leggi e dei valori della nostra civiltà, il rispetto dei diritti della donna, la necessità di tenere le prediche in italiano e il rifiuto netto della sharia" afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana e coordinatore fiorentino di Forza Italia, Marco Stella. "Abbiamo appreso con rammarico e stupore - prosegue Stella - della decisione della Curia di cedere i terreni per l'edificazione del tempio islamico.

Non entriamo nel merito, ma ci domandiamo il senso di un'area di 8300 metri quadrati. Ci colpisce anche l'atteggiamento dell'Imam Izzedin Elzir, che pretende di avere il diritto di islamizzare la Toscana, chiedendo di costruire moschee a Firenze e in quasi tutti i Comuni della Piana fiorentina. Ci sembrano provocazioni inutili. In linea generale – sottolinea il vicepresidente del Consiglio regionale - siamo contrari a opere impattanti dal punto di vista urbanistico e di identità paesaggistica per la nostra città e per il nostro territorio.

Per la complessità dei temi che la realizzazione di una moschea comporta, crediamo che sia doveroso consentire ai sestesi, e ai fiorentini (se e quando si porrà la questione), di esprimere un loro giudizio con un referendum. A Firenze il referendum è un istituto previsto dal nostro Statuto comunale, quindi disciplinato per legge, e il sindaco si deve attenere alla volontà degli elettori. Ci piacerebbe, poi - aggiunge Stella - che vi fosse un'adesione dei soggetti gestori della moschea alla Consulta per l'Islam italiano, un organismo di carattere consultivo del Ministero dell'Interno, istituito con decreto nel 2005 dall'allora ministro Pisanu, e che ha la funzione di formare un islam aperto e integrato, rispettoso della nostra identità nazionale e dei valori della nostra società.

Sarebbe bello e auspicabile, tra l'altro, che le comunità islamiche italiane facessero sentire la loro voce in quei Paesi musulmani (e sono tanti) in cui non è consentito avere una Bibbia o un crocifisso al collo, per non parlare della possibilità di costruire una chiesa".

"Il fatto è importante, perché avviene in un periodo complesso e controverso della nostra società. Venti forti di intolleranza, estremismi, paura e chiusura nei confronti dell'altro sono all'ordine del giorno in Italia e in Europa. Le moschee sono luoghi di culto e di preghiera, ma anche luoghi di studio, di incontro, di accoglienza e aggregazione, con servizi culturali e sociali connessi. In questo caso il fatto assume un valore di forte rilievo perché figlio di un segnale di dialogo interreligioso importante" commenta il Partito Democratico di Sesto  che aggiunge "Diventa fondamentale pensare all'inserimento della moschea in una zona idonea, integrata e collegata al resto della città, evitando assolutamente il rischio di una cattedrale nel deserto.

Per questo ieri in Consiglio comunale abbiamo portato un contributo migliorativo alla delibera in discussione, chiedendo che l'Amministrazione comunale si faccia promotrice di un grande progetto di riqualificazione urbana della zona di via Pasolini e del Polo Scientifico. Prevedendo il completamento di infrastrutture, opere di urbanizzazione e adeguati servizi e funzioni tra i quali, prima di tutto, la viabilità e la mobilità, superando le frattura urbanistica che insiste sull'area.

Sappiamo bene che la zona presenta numerosissime criticità, pensiamo alla discariche abusive sparse sul quel territorio, agli insediamenti abitativi incompiuti del PL1 Pl13, al campo rom, ai mancati collegamenti tra Polo Scientifico e il resto della città, alla progetto della Mezzana-Perfetti Ricasoli, solo per citarne alcune di questioni aperte. Per adesso, purtroppo, questa prima fase è stata gestita dal Sindaco Falchi in maniera verticistica e non partecipata, faticando addirittura a portare l'atto della moschea in discussione in Consiglio comunale.

Da adesso in poi sarà determinate, da parte del Sindaco e della giunta, governare e condurre questo percorso in modo partecipato, inclusivo e pubblico, che possa vedere la città protagonista nella scelta".Anche i consumatori intervengono nel dibattito con ADUC: "La questione della costruzione di una mosche musulmana a Firenze e’ arrivata ad un livello pericoloso per la liberta’ di tutti, credenti e non credenti: la clericalizzazione. Certo, siamo abituati a doverci confrontare, sulle questioni del clero, in termini di commistione, privilegi, favoritismi, etc… del resto, lo dice anche la nostra Costituzione all’articolo 7, dove, in contraddizione con altri articoli che propugnano la liberta’ di religione, si da’ il canale privilegiato alla confessione cattolica romana.

Esiste, quindi, una sorta di DNA del confronto e delle decisioni civiche che ci induce a considerare doveroso e legittimo l’intervento dello Stato nella sfera del religioso e, ovviamente -ius primae noctis-, il contrario. E questo accade quando, da una parte, il Sindaco di Firenze dice e decide la sua su dove e come edificare la moschea musulmana, mentre dall’altra, il cosiddetto imam di Firenze pretende e fa istanza al pubblico per la costruzione degli edifici del suo culto. La situazione, per chi non ha ben seguito. Sindaco di Firenze dice che da’ un’ex-caserma per la moschea; imam fa il sostenuto e dice che potrebbe andare bene; Sindaco di Firenze viene bloccato da capo del governo nazionale che gli dice che quella caserma e’ normativamente non concedibile; Sindaco incassa e continua a cercare; imam aspetta; Sindaco trova terreno edificabile di proprieta’ della curia cattolica, intercede e dice che e’ vendibile; imam fa notare che e’ in territorio di Comune Sesto Fiorentino e che andrebbe bene solo per quel Comune, restando irrisolto il problema Firenze; Sindaco dice: io sono anche il Sindaco della citta’ metropolitana e ti dico che quel luogo va bene per tutta l’area; imam dice che non se ne parla.

Questo ping pong mentre i fedeli musulmani continuano a pregare per strada, trasformando un quartiere del centro cittadino, dove ha anche sede una minuscola moschea, in un bivacco pericoloso per tutti (i pazzi non sono solo i musulmani fanatici che ammazzano inermi civili in giro per il mondo, ma anche i cristiani intolleranti… e poi ci sono anche i comuni residenti dei quartieri e le attivita’ economiche di quelle zone, le principali vittime del ping pong). Aspettiamo la prossima puntata. Sta accadendo qualcosa che ci porta in un vicolo buio, dove ci aspettano dei bravi per bastonarci coi colpi dell’intolleranza, della commistione, della violenza istituzionale.

Il clericalismo. Praticato da entrambi i soggetti in gioco. Il Comune di Firenze che vuole decidere il bello e cattivo tempo per gli spazi dei musulmani, l’imam di questi ultimi che aspetta la benevolenza del potere pubblico (per tanti motivi, non ultimi quelli economici e politici). In mezzo: la nostra vita di tutti i giorni, violentata. Certo, la pratica della religione musulmana e’ un fenomeno piu’ ampio di quella, per esempio, induista… ma perche’ questi ultimi devono fare da se’ per trovarsi i propri spazi e i musulmani no? Non e’ forse da questo metodo che nasce il clericalismo di chi concede e di chi pretende? Certo, in Italia siamo maestri di clericalismo ma, mentre crediamo sia opportuno combattere quello imperante della chiesa cattolica romana, perche’ dobbiamo far si’ che tutto quello che ha a che fare con una religione debba essere trattato in modo clericale: senza distinzione delle reciproche liberta’ d’azione e di pensiero. Noi crediamo che il nodo del problema sia tutto qui.

Ognuno si faccia la moschee che vuole, anche chiedendo che gli vengano venduti o affittati degli spazi pubblici, ma non aspetti che sia l’istituzione a trovargliela; mentre quest’ultima non si impegni a trovarla, ma applichi la legge come fa con tutti. Oppure -abbiamo capito male?- il Comune vuole decidere per i musulmani come e’ abituato a fare per i cattolici romani (coi quali c’e’ piu’ di una commistione, ma una sorta di tutt’uno), si’ che i primi si abituino cosi’ come i secondi?" conclude Vincenzo Donvito, presidente Aduc.

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