“Maggior tutela per il settore agricolo”

La richiesta di Cellai e Giannelli (Forza Italia Firenze). In Toscana a rischio 850 milioni di fatturato e 12mila dipendenti. Florovivaismo toscano al collasso produttivo ed economico. Cia: richiesta di aiuti immediati per sostenere il settore. Confagricoltura Pistoia: "Con i giusti sostegni agricoltura e vivaismo supereranno la crisi"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 marzo 2020 14:30
“Maggior tutela per il settore agricolo”

“Nonostante le rassicurazioni del ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova, all'indomani del decreto “Cura Italia”, siamo costretti a segnalare che per mettere in sicurezza il settore florovivaistico servono misure straordinarie che niente hanno a che vedere con quanto messo in atto fino ad oggi. Il nostro comparto in questo momento della produzione è attivo ai massimi livelli con costi esorbitanti di produzione che non saranno coperti né da vendite né da fatturati” E' l'allarme lanciato da Francesco Mati, presidente della sezione prodotto florovivaistico di Confagricoltura Toscana. Solo per il mercato floricolo dell'alta Toscana (province di Pistoia e Lucca) – spiega Mati - con un fatturato annuo di 150 milioni, si stimano perdite fino all'80% a causa di tutti gli eventi e ricorrenze che sono saltati e che salteranno in questi mesi.

Il mercato vivaistico ha invece fortemente rallentato spedizioni e vendite all'indomani della chiusura dei mercati extra Ue e successivamente con la chiusura delle frontiere europee. C'è grande paura e grande timore, soprattutto a Pistoia dove egli ultimi 3 anni si era registrato un trend di crescita nell'export che aveva riportato l'economia a numeri del periodo pre-crisi fino a 700 milioni di fatturato di cui 500 milioni di esportazioni e che rischia di andare completamente perduto.” “Servono quindi misure straordinarie – conclude Mati - dobbiamo prevedere ad esempio la possibilità di far continuare a lavorare dipendenti a cui è stata concessa la cassa integrazione.

Oggi mandare a casa i dipendenti significherebbe infatti abbandonare anni di investimenti e sacrifici. Chiediamo alla Regione Toscana di farsi sentire con il Governo perché il settore florovivaistico toscano rappresenta un terzo della PLV agricola (produzione lorda vendibile) con un'occupazione di 12mila occupati. Se vogliamo che la maggior parte delle aziende con i loro dipendenti sia messa in condizione di riaprire, serve agire subito.” 

«Le imprese florovivaistiche toscane stanno rischiando il totale collasso produttivo e il fallimento economico. Imprese che domani non saranno in grado di risollevarsi. E’ necessario incentivare gli acquisti del Made in Tuscany e la costituzione di un fondo specifico per il settore florovivaistico per andare incontro alla crisi di mercato e all’invenduto». Lo sottolinea Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana evidenziando in sintesi quanto è stato comunicato al premier Conte e al ministro Bellanova, attraverso l’Associazione Florovivaisti Italiani. A rischio il futuro di oltre 3.300 aziende florovivaistiche (di cui 2.060 vivaistiche e 1.900 floricole, molte lo sono entrambi) presenti in Toscana, a causa della situazione di emergenza legata alla pandemia del Coronavirus.

Un settore che vale un terzo del fatturato (900 milioni di euro) dell’agricoltura toscana. Il periodo di maggior mercato per i prodotti del florovivaismo è la primavera. Molte aziende florovivaistiche in questo momento mantengono a caro costo grandi quantità di prodotto invenduto che è finito o finirà a breve in discarica con ulteriori nuovi oneri. «Una situazione – aggiunge Brunelli – che sta mettendo a serio rischio la tenuta del florovivaismo toscano, a causa del mercato fermo, del completo azzeramento degli eventi, della chiusura dei mercati ambulanti rionali, ma anche e soprattutto per le numerose disdette provenienti dal mercato estero, legate alla disinformazione e a fenomeni di opportunismo e concorrenza sleale».

I florovivaisti toscani chiedono una campagna di promozione ad hoc rivolta a tutti i consumatori per far capire l’importanza di consumare piante e fiori Made in Italy nelle aziende e nei garden toscani. Perdere la stagione primaverile, infatti, significherebbe dire addio al 60% circa dei ricavi annuali dell’intero sistema florovivaistico, con perdite che potrebbero arrivare addirittura al 100% per i produttori che si dedicano a produzioni esclusivamente primaverili. Siamo consapevoli del fatto – aggiunge la Cia Toscana - che i fiori e le piante in questo momento non sono beni di prima necessità, ma lo sono per i produttori, che hanno già investito per produrre e mettere a disposizione del mercato un prodotto di prima qualità.

E’ fondamentale lavorare per consentire che il comparto possa beneficiare di moratorie su mutui, finanziamenti e pagamenti per le aziende, cassa integrazione per i lavoratori in deroga alle attuali regole, rinvio del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, sostegno al reddito per i soci produttori delle cooperative; è inoltre fondamentale garantire lo sblocco dei pagamenti dei contributi per le aziende in graduatoria di PIF e PSR che hanno già sostenuto gli investimenti e, al termine del periodo di emergenza, portare avanti un’ampia campagna di sensibilizzazione della popolazione.

«Invito gli agricoltori nostri associati di ogni settore, a cominciare dai vivaisti particolarmente colpiti dalla crisi, ma anche tutti gli altri, dalla viticoltura all’olivicoltura, a non farsi spaventare dal bombardamento di notizie di questi giorni sull’emergenza Coronavirus e a restare calmi rivolgendosi ai nostri uffici dove lavora uno staff dinamico e concreto che saprà dare risposte utili e consigli a tutti. L’agricoltura ha affrontato e superato in passato altre calamità e ce la farà anche stavolta». A dichiararlo è il presidente di Confagricoltura Pistoia Roberto Orlandini, che aggiunge: «i nostri uffici, anche se chiusi fisicamente, sono sempre aperti con il lavoro a distanza e online, a disposizione anche telefonicamente per tutte le richieste e i dubbi che possono sorgere in questi momenti concitati agli agricoltori associati di tutti i comparti.

Il nostro è un punto di riferimento importante, perché è difficile estrapolare le informazioni veramente utili in un momento in cui il rapido susseguirsi di notizie e grida d’allarme può disorientare chiunque». Il direttore Daniele Lombardi segnala che in questi giorni è stato creato un gruppo di lavoro, da lui coordinato, specificamente dedicato alle problematiche legate alle conseguenze dell’emergenza epidemiologica Covid-19: dai problemi da risolvere, per esempio per adottare le misure di sicurezza e tutela della salute, alle modalità per accedere agli aiuti che il Governo sta via via mettendo in campo, sul fronte prettamente fiscale ma non solo.

Con riferimento al settore florovivaistico, il più colpito per via dello stop a gran parte dell’export e soprattutto per la chiusura dei garden center ormai non solo italiani, il vice presidente di Confagricoltura Pistoia Vannino Vannucci afferma: «siamo anche noi certi che ce la faremo a superare questa grave emergenza» e «nel settore floro-vivaistico abbiamo ovviamente aderito a tutte le disposizioni governative, per tutelare la salute di tutte le persone che lavorano con noi e per noi». «Tuttavia – aggiunge Vannucci - non possiamo, non essere preoccupati per la grande responsabilità che abbiamo nei confronti di migliaia di famiglie, anche sotto il profilo economico e finanziario. Pertanto ci auguriamo che possano essere trovati rapidamente idonei strumenti di sostegno, anche di carattere economico e finanziario, che possano permettere a tutte le aziende del comparto di sopravvivere».

«Inoltre sarà fondamentale considerare il settore floro-vivaistico legato alla produzione di piante vive ornamentali – prosegue Vannucci - al pari dei settori agro-alimentari, poiché il nostro futuro dipenderà anche da questo tipo di produzione specializzata. Allo stesso modo, nonostante il fermo totale della domanda mondiale, dovremo continuare a garantire quotidianamente la sopravvivenza delle piante stesse in vivaio, avvalendosi di personale specializzato, affinché non vadano perdute intere produzioni pluriennali». 

A Il Fiorino, caseificio di Roccalbegna famoso in Italia e nel mondo per i suoi pecorini, non si molla e da oltre due settimane la produzione va avanti, con più attenzioni e nel massimo rispetto delle indicazioni delle autorità. Si comincia poco dopo le cinque del mattino e si va avanti fino alle 20 circa, con turni dei dipendenti alternati fra mattino e pomeriggio, così da mantenere le distanze ‘di sicurezza’ richieste dall’emergenza Coronavirus.

“Continuare la produzione in questo periodo difficile - afferma Angela Fiorini, proprietaria de Il Fiorino che guida insieme al marito, Simone Sargentoni - è fondamentale per consentire a tutta la filiera lattiero casearia di non fermarsi nel periodo di maggior produzione di fronte all'emergenza Coronavirus, che ha colpito duramente il nostro settore. Rimanere aperti, riuscire a prendere il latte dai nostri allevatori, continuare la produzione e garantire il rifornimento dei negozi dove i consumatori trovano i nostri prodotti è determinante per evitare che questa situazione già difficile precipiti.

Continuare a lavorare significa, per noi, sostenere la filiera e l'economia del territorio”. “Tutti i nostri ragazzi e le nostre ragazze - continua Angela Fiorini - lavorano nel rispetto delle direttive previste dal Governo e dagli enti preposti. Ogni dipendente è dotato di mascherine, guanti e vestiario monouso, per permettere il normale svolgimento dell’attività lavorativa in tutta sicurezza. Ognuno ha la sua mascherina, che ci siamo premurati di reperire in un’azienda di Grosseto, la Toscano Alta Sartoria.

Abbiamo organizzato due turni di lavoro, così da evitare possibili ‘assembramenti’ all’interno dell’azienda e abbiamo adottato qualche accortezza in più per gli autisti che continuano a prelevare il latte dagli allevatori. Vista la delicatezza della loro mansione, infatti, non entrano in azienda ma attendono fuori, così come chi si occupa del trasporto dei nostri prodotti a negozi e altri rivenditori”. “Ci rendiamo conto - prosegue Angela Fiorini - che è difficile e serve un po’ di collaborazione da parte di tutti.

Riuscire a convincere i consumatori ad acquistare prodotti toscani, o comunque dei propri territori, sarebbe fondamentale anche in chiave post emergenza. Stringiamo i denti e andiamo avanti, sperando che tutto passi in fretta e che si possa riprendere presto la normale produzione”.

“In un momento storico così drammatico non è il tempo delle polemiche politiche. Servono provvedimenti importanti, efficaci, che tutelino e sostengano davvero le aziende” afferma Jacopo Cellai Capogruppo Forza Italia al Comune di Firenze e Coordinatore cittadino azzurro. “Particolare attenzione merita il settore agricolo nel suo complesso – prosegue Cellai – ed il Decreto Cura Italia, a nostro avviso, non fornisce le risposte che ci si aspettano da nessun punto di vista: stanziamento di fondi, provvedimenti in materia tributaria, fiscale, previdenziale e del lavoro”.

“È di tutta evidenza – sostiene Giampaolo Giannelli Vicecoordinatore provinciale Forza Italia – che siamo di fronte ad una crisi di livello mondiale. Non solo una pandemia sanitaria a livello planetario, ma un cortocircuito a livello macroeconomico. In questa situazione – prosegue Giannelli – ci sono settori che vanno sostenuti con forza e convinzione. Sicuramente tra questi ci sono la filiera agricola ed il mondo vitivinicolo nella sua complessità”.

“Una cosa deve essere certa – riprende Cellai – le vendite nel settore agrario, e nel comparto vinicolo in particolare, sono bloccate, a causa della chiusura delle attività di ristorazione e non solo per questo. Ma la produzione deve proseguire; non ci possiamo permettere un fermo produttivo totale con l'abbandono dei campi. Il ciclo vitale delle piante prosegue nonostante il Coronavirus e non possiamo interrompere le produzioni, il tutto però – puntualizza – nel pieno rispetto della salute dei lavoratori. Questo provocherebbe danni incalcolabili, ma soprattutto irreversibili. E il sistema economico non se lo può permettere”.

“È quindi indispensabile – chiosano all’unisono Cellai e Giannelli – che il Governo dia risposte chiare, certe e strutturali. Che vadano al di là del breve rinvio temporaneo di scadenze. Perché occorre tutelare e salvaguardare le nostre eccellenze nei settori che ci hanno sempre contraddistinto a livello mondiale”.

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