Le parole giuste, da Kennedy a Trump

Alla vigilia delle presidenziali Usa di novembre 2020, Mauro Pagliai editore pubblica “La comunicazione politica americana, da Kennedy a Trump” di Alessandro Vittorio Sorani, consulente e formatore di “public speaking” a livello universitario, e attualmente presidente di Confartigianato imprese Firenze e vicepresidente del Polimoda

Nicola
Nicola Novelli
04 ottobre 2020 09:09
Le parole giuste, da Kennedy a Trump

C’è chi ha provato a trasformare in musica la voce dei politici. “Tre piccoli studi sul potere”, presentata dieci anni fa alla Strozzina di Firenze è una composizione basata sulla trascrizione strumentale delle inflessioni e dei ritmi della voce parlata. Con un software l’artista napoletano Fabio Cifariello Ciardi ha convertito in suoni tre discorsi di altrettanti uomini politici. Perché la retorica è un arte che gli antichi consideravano imprescindibile per chiunque volesse avvicinarsi al governo della cosa pubblica. E ancora oggi è il valore aggiunto che può determinare una vittoria elettorale.

Per questo, in prossimità delle presidenziali Usa di novembre 2020, Mauro Pagliai editore pubblica “La comunicazione politica americana, da Kennedy a Trump” di Alessandro Vittorio Sorani, consulente e formatore di “public speaking” a livello universitario, presidente di Confartigianato imprese Firenze e vicepresidente del Polimoda.

Sorani prende in esame il modo di relazionarsi con il pubblico di undici presidenti U.S.A.: John Fitzgerald Kennedy, Lyndon Johnson, Richard Nixon, Gerald Ford, Jimmy Carter, Ronald Reagan, George Bush senior, Bill Clinton, George Bush junior, Barack Obama, Donald Trump. Di ognuno di essi, il libro traccia un ritratto biografico, che mette in luce le peculiarità dello stile comunicativo e il rapporto che ebbero con i media. Grande attenzione è posta all’empatia che ognuno di loro ha stabilito con l’elettorato, alla cura per l’immagine, alla preparazione dei discorsi pubblici.

Sorani si esprime con una scrittura asciutta e immediata, a momenti avvincente, che al di là delle personali simpatie, riesce la cogliere di ciascun presidente Usa le qualità che ne hanno determinato l’elezione, sia che si tratti dell’eloquio, che della sua capacità di ascolto. Il libro diventa così, per il lettore italiano, un utile vademecum alle imminenti presidenziali, che condizioneranno inevitabilmente gli anni a venire. Di ogni vincitore racconta sinteticamente le origini familiari, gli studi e la carriera politica, sino all’elezione, ricostruendo il contesto socio-economico dei mesi trascorsi tra primarie e nomination.

Naturale che la maggiore attenzione del lettore si concentrerà sull’ultimo capitolo, quello dedicato a Donald Trump, impegnato nell’attuale sfida contro Joe Biden. La pandemia da Covid-19 riporterà il dibattito delle prossime settimane alla concretezza, oppure l’esplosivo inquilino della White house riuscirà ancora a far vibrare le corde retoriche dell’immigrazione clandestina, dell’aggressività cinese e del terrorismo arabo? Colpito dal virus, saprà fare a meno dei dibattiti televisivi trasformati in rissa, che la volta scorsa gli consentirono di catalizzare il voto conservatore negli stati chiave?

Il libro diventa così una riflessione sull’epoca di passaggio dalla comunicazione politica in stile “pedagogico” a quella populista, dai media tradizionali ai social network, in cui il corpulento imprenditore newyorkese è stato maestro di persuasione, evocando gli istinti più cupi e spaventati del suo elettorato. Si capisce che l’autore fa il tifo per un altro stile di comunicazione politica. Quello di chi crede ancora che le parole contano, che sono la voce delle idee e la leva per cambiare il mondo. Perché attraverso di esse si possono guidare gli esseri umani verso azioni e obiettivi ritenuti impossibili. Sino a quando qualcuno trova le parole giuste.

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