Firenze- La passione per l’arte non ha mai messo di covare sotto la cenere. Vincenzo Giubba, architetto, artista e designer, noto a Firenze per aver fondato Accademia Italiana, Arte Moda Design, torna al suo primo amore riprendendo in mano i pennelli per un progetto espositivo che parte da Firenze, la città dove- come ci tiene a precisare-, molte cose sono cominciate, altre finite, ma i semi hanno dato i loro frutti. Si è trasferito recentemente a Roma, nel suo atelier a Trastevere, dove le sue icone a metà tra il pop e l’espressionismo, personaggi di grande forza cromatica, a volte buffi, ma a ben vedere drammatici, ritornano a vivere nelle sue opere, replicando tela dopo tela la filosofia della sua arte le cui radici affondano nei ricordi infantili. Un passato da rileggere liberandosi di qualcosa che si è ammuffito, conservando tuttavia alcuni pezzi da cui far germogliare qualcosa di nuovo. Un’operazione necessaria.
Giubba ha ripreso in mano le sue opere degli anni ’90, in quegli anni esposte in varie città: Milano, Lugano, Firenze, Lecce, Padova, Verona, Modena, Bologna, Bari. Tutti i suoi personaggi sono icone pop, a volte drammatiche, a volte ironiche e divertenti. Rimandano anche a culture lontane, personaggi che fanno parte di mondi interiorizzati. A differenza della pittura pop, interessata sostanzialmente alla mera rappresentazione dell’oggetto offerto dalla società consumistica, la sua cultura pop è permeata di interiorità, di frammenti di ricordi, di citazioni.
Da qui il titolo della mostra: "Shared worlds" (Mondi condivisi). “Una fase importante di questo mio nuovo percorso – dice Giubba- forse la più esaltante, è stata la rilettura e la trasformazione. I dipinti che mi erano rimasti meritavano un nuovo approccio: sono quindi intervenuto sia frammentando le opere, sia con i pennelli sui vecchi colori, utilizzando principalmente il bianco. E’ stato come ripercorrere il passato alla luce della consapevolezza del presente, una luce più chiara.
E’ stato come ripercorrere una vecchia strada impolverata, dopo aver fatto una doccia rinfrescante e indossando un vestito nuovo”. Potrebbe sembrare una pittura spontanea, in realtà quella di Giubba- come già nel lontano 1994 analizzava Lorenzo Bonini nella prefazione del volume “Percorsi tra la forma e il caos”, edizioni Massaccesi- è un’arte in cui ogni opera è condotta con estremo rigore e disciplina. Persino nella pennellata apparentemente gestuale e precipitosa, c’è una reale premeditazione che ha riempito le ore e forse i giorni precedenti alla stesura, quando la tensione creativa e speculativa era estrema.
In un suo scritto la storica dell’arte Marta Paraventi osservava: “La luce accecante dei gialli, dei verdi, degli arancioni, degli azzurri, incastonati tra guizzi di bianco o di nero, richiama l’artificio del neon, i messaggi incessanti della pubblicità, ricorda la parata delle maschere televisive, dai toni carnascialeschi: i personaggi e gli animali che fluttuano sulla tela avanzano quasi come emergessero dal profondo del colore puro”.
“A questo lavoro di pulizia, frammentazione, rilettura e trasformazione del passato, riferito al maggior numero delle opere esposte in questa mostra- conclude l’autore della mostra- si affiancano alcuni nuovi dipinti appena concepiti.” Si tratta un nuovo inizio?
NOTE BIOGRAFICHE
Vincenzo Giubba è nato a Lecce (1957). Vive e lavora a Roma. Fin da giovanissimo si interessa di arti visive e pittura, partecipando a varie mostre. Dopo il diploma di maturità artistica, si trasferisce a Firenze, dove si laurea in Architettura con il massimo dei voti con una tesi sull’arte e sull’estetica contemporanea (“La drammatizzazione e la ricerca artistica contemporanea come processo di lettura e trasformazione dello spazio fisico”). Durante gli anni dell’università lavora come grafico, illustratore e designer sia in Italia sia all’estero.
Realizza alcune opere di architettura. Per alcuni anni insegna materie artistiche presso istituti statali. Nel 1984/85 fonda a Firenze l’Accademia Italiana di arte, moda e design che dirige fino al 2020. In questo periodo si dedica costantemente allo sviluppo di progetti legati alla creatività giovanile, in Italia, creando anche a Roma una sede dell’Accademia, e attraverso vari progetti e programmi all’estero (Germania, USA., Macedonia, Thailandia).L’attività artistica espositiva, dopo le prime esperienze giovanili, è concentrata negli anni ’90, durante i quali espone le sue opere in gallerie d’arte ed in spazi pubblici e privati (Milano, Lugano, Firenze, Lecce, Padova, Verona, Modena, Bologna, Bari).
Nel 2018 pubblica “Il metodo del creativo” (libro-intervista, con Nicolas Ballario, introduzione di Francesco Merlo, Nardini Ed.), dove racconta la sua esperienza personale nel mondo della creatività giovanile e il rapporto con alcuni grandi maestri mettendo a fuoco la sua particolare modalità di approccio alle tematiche dell’arte visiva e del design. Dal 2020 ad oggi, abbandonati i fitti impegni accademici, si dedica completamente all’attività artistica, sia attraverso una “rilettura” delle proprie opere realizzate in passato sia sviluppando nuove opere pittoriche.
Nel 2023 si trasferisce a Roma, dove attualmente lavora nel suo studio di Trastevere.