Firenze 20 febbraio 2018 – Nella versione francese, mai rappresentata al Maggio, dal 22 febbraio al 3 marzo va in scena La favorite di Gaetano Donizetti. Quattro recite, sul podio Fabio Luisi direttore musicale designato del Maggio Fiorentino. Già esaurita la replica di domenica 25, in esaurimento i biglietti per le altre rappresentazioni. Nel cast Veronica Simeoni, Celso Albelo, Mattia Olivieri. La regia è di Ariel García Valdés, ripresa da coregista Derek Gimpel. L’allestimento è del Gran Teatre del Liceu di Barcellona in coproduzione con Teatro Real di Madrid.
La favorite, la cui prima ebbe luogo all’Opéra di Parigi nel 1840 con grande risonanza, è uno dei più importanti lavori del periodo francese di Donizetti; più nota al pubblico nella versione italiana - realizzata poco dopo il successo parigino - di Francesco Iannetti il cui adattamento in versione ritmica, puntava ad attenuare, o addirittura a cancellare di fatto, tutti i riferimenti più scabrosi, rendendo la vicenda a tratti priva di mordente, quando non del tutto incomprensibile, viene presentata al Maggio nell’originale versione critica e filologica francese curata da Rebecca Harris-Warrick nel 1997per Ricordi.
La favorite ha una stesura travagliata: nasce come rielaborazione de L'ange de Nisida, opera che non andò mai in scena perché il teatro parigino (il Théâtre de la Renaissance) che l'aveva commissionata fallì lo stesso anno e il libretto originario, che trattava dell'amante di un re di Napoli, avrebbe avuto problemi con la censura italiana. Gaetano Donizetti scelse di unire alla base musicale qualche scrittura nuova e soprattutto parti da altre sue opere, come l'Adelaide (anche essa mai andata in scena), L'assedio di Calais, Le duc d'Albe, Pia de' Tolomei, e presentò all'Opéra un dramma musicale in cui la vicenda, trasposta nella Castiglia del XIV secolo, narra la passione infelice tra Fernand e Leonore, la favorita di re Alphonse XI.
Nonostante Donizetti avesse attinto a suoi lavori differenti tra loro rende La favorite molto unitaria stilisticamente e coesa dal punto di vista drammaturgico. E’ un’opera che vive di tutto ciò che vive tutta l’opera del primo romanticismo: bellissimi finali, bellissime melodie e arie, duetti – mirabili quelli iniziali e finali tra Leonore e Fernand – e offre uno strepitoso quarto e ultimo atto che fece entusiasmare anche Toscanini che lo definì una delle più belle pagine mai scritte nella prima metà dell’Ottocento.