Islam: Armi e Armature dalla collezione di Frederick Stibbert

Un viaggio attraverso tutte le terre del mondo islamico, dalla Turchia, alla Persia, all’India Moghul dei secoli passati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 aprile 2014 23:07
Islam: Armi e Armature dalla collezione di Frederick Stibbert

Al Museo Stibbert, dal 16 aprile al 9 novembre 2014 (orario: lunedì-mercoledì 10-14; venerdì-domenica 10-18; chiuso giovedì) con ingressoa  euro 8 (intero) ed euro 6 (ridotto).La sezione islamica del Museo Stibbert, assieme a quella giapponese, rappresenta una delle più rare collezioni di armi e armature esistenti in Europa per completezza e preziosità di opere conservate. Numerose culture di radice islamica sono qui infatti rappresentate con manufatti di grande bellezza e unici per la tecnologia utilizzata nella lavorazione dei metalli, resi ancor più preziosi dall’inserimento di pietre preziose.

La sensibilità artistica degli artigiani mediorientali ha generato, nelle elaborate armature prodotte in aree quali la mamelucca, la turcomanna, la persiana, l’indiana e la caucasica: soluzioni decorative di grande raffinatezza per l’ampio uso delle agemine in oro e argento poste ad evidenziare gli originali motivi ornamentali che decorano elmi, scudi e spade di ogni tipo acquistati da Stibbert proprio all’indomani della messa in vendita delle armerie storiche di quei paesi e in particolare quella di Sant’Irene di Istanbul.

La mostra prevede quindi l’esibizione di un cospicuo numero di armature eseguite a partire dalla fine del XV secolo fino agli inizi dell’Ottocento che, di solito, non è possibile ammirare in tutta la loro compiutezza nello scenografico allestimento delle sale islamiche del Museo ideato da Stibbert stesso. Si tratta di opere di altissima qualità realizzate da rinomati maestri armaioli che crearono svariati tipi di armature espressamente concepite per meglio difendere i guerrieri sui campi di battaglia, insieme ad altri esemplari destinati ad essere indossati durante le parate e che ora, grazie ai contributi critici di Cristina Tonghini, Michele Bernardini, Sara Mondini e Francesco Civita, siamo in grado di analizzare ancor più a fondo di quanto si conoscesse fino ad ora.

Approfondimenti

Seguendo l’itinerario della mostra si può notare come con i sultani Mamelucchi la centenaria tradizione dell’arte della guerra nel mondo islamico raggiunge indubbiamente l’apice del suo sviluppo. Un discreto numero di armi ed armature di questo periodo si sono conservate fino a noi, ma le nostre conoscenze sono anche arricchite da descrizioni e raffigurazioni presenti nei trattati di furusiyya (lett. ‘cavalleria’), veri e propri manuali per l’allenamento fisico, lo sviluppo di destrezza e padronanza nell'uso delle armi, l'addestramento dei cavalli. In città si tenevano allenamenti e gare di destrezza, in spazi pubblici opportunamente allestiti, che richiamavano un vasto ed entusiastico pubblico e contribuivano a consolidare l’immagine di valenti guerrieri coltivata dai Mamelucchi.

I Turchi da parte loro raggiunsero l’apice della potenza e la maggiore espansione sotto la Dinastia degli Ottomani. La struttura delle armature turche presenti in mostra è la stessa di quelle usate in battaglia nel periodo in cui regnarono Mehmet II e Solimano il Magnifico. Formata di piastre d’acciaio e maglia di ferro, l’armatura garantiva un’ottima protezione a colui che l’indossava senza limitarne i movimenti.

Con l’espansione islamica in Persia le due civiltà si fusero creando manufatti di estrema qualità per realizzazione e decorazione. Caratteristiche sono le mazze sormontate da un capo bovino le corazze ‘quattro specchi’ e i bracciali decorati con incrostazioni in oro o ottone.

Anche nell’India a partire dall’XI secolo, si avvia una capillare diffusione dell’arte islamica che avrà la sua affermazione con l’Impero Moghul. I temi decorativi saranno qui quelli della caccia e della guerra arricchiti dall’ampio utilizzo di materiali preziosi che divengono simboli del rango e dichiarazione di status sociale.

In fine, la piccola ma significativa selezione di armi provenienti dal Caucaso dimostra l’alto livello artistico e costruttivo raggiunto dagli armaioli caucasici, evidenziando non solo un’eccezionale perizia nelle decorazioni, ma anche una combinazione armonica di stili, retaggio delle influenze secolari che altre culture hanno agito in quell’area.

Lo scopo di questa mostra è stato infatti, oltre a quello di valorizzare i principali pezzi della collezione, di mettere in luce le ricerche fino ad oggi svolte dagli studiosi del settore; evidenziando inoltre la passione di Stibbert per l’arte islamica, inserita nel più ampio contesto dei grandi collezionisti fiorentini quali Jean-Baptiste e Louis Carrand, Costantino Ressman, Giulio Franchetti e Stefano Bardini.

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