Inchiesta sul caporalato della procura di Prato: lo sfruttamento degli immigrati

Fondamentale l'apporto degli operatori del centro accoglienza profughi. Fai-Cisl: aziende non esternalizzino, ma usino stagionali. Maiolo (Uila Toscana): "E' una priorità assoluta". Rossi: "Chiamiamo in causa anche gli imprenditori che se ne servono". Pistonina: fenomeno esplosivo in Italia che umilia chi lavora e impoverisce il Paese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 maggio 2016 23:02
Inchiesta sul caporalato della procura di Prato: lo sfruttamento degli immigrati

L'indagine sul caporalato tra Firenze e Prato ha portato a 12 avvisi di garanzia e all'individuazione di un giro di sfruttamento di richiedenti asilo in aziende vinicole toscane, grazie a un blitz effettuato nella giornata di oggi nelle aziende del Chianti. Oggi a Prato la Procura ha illustrato gli esiti di un'inchiesta che ha portato all'arresto di un pakistano. Secondo i rapporti Agromafie, in Toscana la quota di irregolarità in agricoltura si aggira intorno al 14,7 per cento, l'indice più basso d'Italia dopo il Trentino Alto Adige. Il caporalato rimane però un problema e Rossi lancia una proposta, che poi già aveva illustrato in una recente audizione in Parlamento.

"Il caporalato è un problema che va affrontato richiamando anche alle loro responsabilità gli imprenditori agricoli che se ne servono" è il presidente della Toscana Enrico Rossi che parla " La proposta di legge Martina è sicuramente un passo in avanti: inasprisce le pene per i 'caporali' e prevede la confisca dei loro beni –dice– ma per combattere seriamente il caporalato penso che si debbano chiamare in causa anche gli imprenditori agricoli (o di altri settori) che consapevolmente ne usufruiscono, ad esempio penalizzandoli nell'erogazione dei contributi comunitari, ed agevolare invece gli imprenditori seri nella ricerca di manodopera a tempo determinato".

"L'operazione di oggi dimostra due facce della stessa medaglia: da un lato c'è il tessuto sano della nostra città, che si riflette nel magistrale lavoro svolto dalla Procura e dalle forze dell'ordine, ma anche nella reazione pronta e severa del sistema di accoglienza profughi. Quando gli operatori che gestiscono l'accoglienza in Santa Caterina hanno avuto le prime avvisaglie del fenomeno hanno subito incoraggiato le denunce e si sono messi a disposizione della Procura che, con un intervento puntuale è riuscita a troncare un giro di sfruttamento e caporalato".

Così il sindaco Matteo Biffoni commenta la notizia "Dall'altra parte però troviamo cittadini pakistani senza scrupoli che sfruttano le persone in condizioni di debolezza, ma anche professionisti della nostra città coinvolti, tre consulenti del lavoro sospettati di aver falsificato documenti e buste paga per permettere agli sfruttatori di lucrare violando ogni regola e ogni diritto dei lavoratori. Accanto ai pakistani che hanno creato questo giro d'affari sulla pelle delle persone troviamo dei nostri connazionali: questo è vergognoso e inaccettabile.

L'impegno della città di Prato per un lavoro regolare, rispettoso delle leggi e dei diritti dei lavoratori è continuo e questa operazione lo dimostra ancora una volta".

Sgomento: questa la reazione del segretario generale della Uil Toscana, Triestina Maiolo, alla notizia "Che il caporalato fosse una piaga sempre più estesa era ormai una realtà contro la quale le organizzazioni sindacali si battono da mesi - dice Maiolo - i fatti di oggi però vanno aldilà diventano un problema sociale e una questione morale che impone alle istituzioni un forte senso di responsabilità affinché anche i diritti umani, oltre a quelli lavorativi, vengano tutelati e garantiti". "L'auspicio è che adesso si faccia con durezza tutto quello che è necessario per fermare il caporalato, fenomeno abbietto e odioso. E' una priorità assoluta per istituzioni, sindacati e cittadini per bene - conclude Maiolo - Servono strumenti concreti per fermare gli imprenditori che sfruttano come schiavi i lavoratori calpestandone diritti e dignità".

"L’inchiesta della procura di Prato riaccende i riflettori sul fenomeno del caporalato nella nostra regione -interviene Emilio Sbarzagli, della Fai-Cisl Firenze-Prato- Questa nuova forma di schiavismo dei nostri tempi, va combattuta anche attraverso la certificazione etica delle aziende che rispettano le regole. Va resa efficace la funzione della “rete del lavoro agricolo di qualità” che ha la sua cabina di regia presieduta dall’INPS e di cui fanno parte le organizzazioni sindacali, le organizzazioni professionali, rappresentanti dei ministeri delle Politiche Agricole, del Lavoro, dell’Economia e della conferenza delle regioni. Questo strumento va declinato anche a livello regionale perché diventi condizione indispensabile per avere accesso ai contributi PAC e PSR. Il caporalato purtroppo non è un’emergenza, ma stà diventando un dato strutturale del lavoro agricolo in molte zone del paese, e come vediamo sempre più anche qui da noi.Spesso è soltanto la punta dell’iceberg che presuppone una organizzazione criminale ampia, efficiente e spietata.

E’ giusto contrastare questo fenomeno attraverso i medesimi strumenti con i quali si contrastano le organizzazioni criminali di stampo mafioso, con l‘aggressione patrimoniale e la confisca dei beni a chi se ne avvale. Le aziende che si sono affidate a queste società fittizie, dovrebbero riflettere sul loro operato e magari anziché esternalizzare il lavoro, farlo fare a lavoratori stagionali assunti direttamente da loro. Questo darebbe loro la certezza di essere nelle regole e di non contribuire ad alimentare questa rete criminale".

“L’inchiesta della Procura di Prato conferma che il caporalato in Italia è un fenomeno esplosivo, che propagandosi riduce i diritti di chi lavora a vantaggio dei più disonesti e spregiudicati che sono i nuovi schiavisti.”E’ il commento del segretario generale della Cisl di Firenze-Prato, Roberto Pistonina “Come sindacato – dice Pistonina - non abbiamo strumenti per combattere questa piaga se non quello della denuncia, perché la legge non ci consente di monitorare più a fondo il fenomeno.

Tocca alle istituzioni e alle forze dell’ordine, che però sempre più spesso non hanno risorse sufficienti da dedicare a questo settore.”“La riforma del lavoro varata un anno fa, che sta anche dimostrando tutti suoi limiti in termini di crescita occupazionale legata solo agli incentivi, non ha messo a disposizione strumenti e risorse per combattere efficacemente questo fenomeno sempre più diffuso, che umilia la dignità delle persone, riduce la ricchezza del Paese e mette in difficoltà le aziende oneste.”“E’ la conferma – conclude il segretario Cisl - che il mercato del lavoro ha bisogno di regole più stringenti, a partire dalla gestione dei voucher, che nei fatti sono diventati un paravento per il lavoro nero.”

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