In vitro veritas: storia del vino e dei suoi recipienti

Una storia toscana dall’Archivio Nannelli, edita da Polistampa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 luglio 2020 22:23
In vitro veritas: storia del vino e dei suoi recipienti

Firenze, 22 luglio 2020 – Non sempre nelle botti piccole troviamo il vino buono. E non è certo saggio giudicare una bevanda dal recipiente che la ospita. Eppure, non è possibile comprendere l’evoluzione del vino nei secoli senza conoscere la storia e le trasformazioni dei suoi contenitori più tipici. Questo emerge dal volume illustrato di Silvia Ciappi Tra vetro e vino (ill. col., pp. 368, euro 28), edito da Polistampa con testi introduttivi di Cristina Acidini e Zeffiro Ciuffoletti.

Il testo nasce da una lunga indagine che ha preso avvio dall’archivio della famiglia Nannelli, legata alla storia del vetro dal XVIII secolo alla metà degli anni Cinquanta del ’900, nell’area compresa tra Fibbiana, La Torre, Montelupo Fiorentino ed Empoli. I vari capitoli delineano un complesso intreccio di legami societari e parentali con “possidenti” e imprenditori che hanno operato sullo sfondo dell’evoluzione politica e culturale di due secoli in rapida mutazione.

La società agricola del Settecento e del primo Ottocento, sotto l’egida innovativa del casato lorenese, favorì l’avvio alle vetrerie per disporre dei necessari recipienti e strumenti in vetro destinati alla commercializzazione del vino e dell’olio, principali risorse dell’economia toscana. Allo stesso tempo nascevano ditte per la costruzione di casse da imballaggio e per il rivestimento dei fiaschi e dei recipienti di “bufferia”. È stato proprio il fiasco, con la sua lunga storia che ha inizio nel XIV secolo, il vero protagonista dell’attività vetraria toscana, strettamente connessa alla viticoltura e al miglioramento della qualità del vino, obiettivo sostenuto dalla nobiltà fiorentina.

Le vicende della prima metà del ’900 si sono poi distinte sia per il denso intreccio di legami societari, sia per la volontà di favorire il progresso tecnologico, mantenendo salda la produzione di “bufferia” ma dando anche spazio al vetro “bianco” per uso chimico e farmaceutico e al cristallo.

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