In Italia si perdono 302 milioni euro e oltre 648 posti di lavoro all'anno a causa della contraffazione di vini e bevande alcoliche. In occasione della Giornata mondiale contro la contraffazione, l’EUIPO lancia la campagna “Cosa c’è in tavola?” per accendere i riflettori su un’emergenza che colpisce il settore alimentare e delle bevande. Tra i prodotti più colpiti: vino, olio d’oliva, carne, formaggi e prodotti lattiero-caseari.
Secondo le ultime stime, solo la contraffazione di vini e bevande alcoliche genera ogni anno in Europa perdite per oltre 2,2 miliardi di euro e quasi 5.700 posti di lavoro. Dietro a queste attività si celano vere e proprie reti criminali internazionali: l’operazione OPSON 2024, condotta da Europol e Interpol, ha portato al sequestro di 22.000 tonnellate di alimenti e 850.000 litri di bevande contraffatte, smantellando 11 organizzazioni criminali.
Nel mondo più due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese, con un grave danno economico e di immagine per la filiera nazionale. E’ quanto stima Coldiretti Toscana in occasione della Giornata mondiale contro la contraffazione che si celebra il 12 giugno.
Il valore globale del solo Tuscany Sounding ha raggiunto gli 8 miliardi di euro, un fenomeno che colpisce, seppur in misura diversa, tutti i prodotti, a partire da quelli a Denominazione di origine, e riguarda soprattutto i Paesi ricchi, con in testa gli Usa. Un business che potrebbe peraltro trovare – rileva Coldiretti Toscana - una ulteriore spinta dall’eventuale imposizione di dazi sull’agroalimentare Made in Italy poiché l’aumento dei prezzi degli “originali” porterebbe i consumatori americani a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, a partire dai cosiddetti “italian fake”. Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni dei prodotti italiani sono molto diffuse in tutto il globo, dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo.
Tra i prodotti oggetto di imitazioni, contraffazioni o attività illegali nel mondo, scovati e denunciati in questi anni, ci sono il Chianti tarocco, il sangiovese “Tuscan Moon”, il wine kit per farsi il vino a casa ma anche il salame USA “Toscano” o il “Fennel Pollin Saleme”, la “Palenta” prodotta in Serbia e la “Finocchiono”. Ed ancora “Tuscany Cheddar” australiano ed il “Tania Toscano” ed il Tuscany Olive Oil.
Ma a danneggiare gli agricoltori e i consumatori italiani è anche l’italian sounding di casa nostra, quella zona grigia dove, grazie al principio di ultima trasformazione contenuto nell’attuale codice doganale, è consentito spacciare per cibo italiano quello che italiano non è. Uno scandalo che ha portato Coldiretti a promuovere la raccolta di firme per una legge popolare che garantisca l’introduzione dell’obbligo dell’indicazione del Paese d’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea. Solo così sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi che consente l’italianizzazione grazie ad ultime trasformazioni anche minime, come avviene nel caso anche dei semilavorati cinesi.