Il cinema argentino segna un altro goal

Esce il 20 febbraio in Italia ‘Criminali come noi’, l’ultimo film di Sebastian Borensztein, con Ricardo Darin e Luis Brandoni

Elena
Elena Novelli
11 febbraio 2020 18:36

A ridosso del diluvio di Oscar conquistati dal film coreano Parasite, nel panorama internazionale si riaffaccia un’altra cinematografia che si sta imponendo ormai da molti anni, a partire da Il segreto dei suoi occhi, passando per L’angelo del crimine e Il mio capolavoro.

E se si fa un gran parlare a proposito della lotta di classe inscenata nella pellicola asiatica, ecco che anche quella latinoamericana ci propone uno scenario dalle forti connotazioni politiche. La storia si svolge infatti intorno al 19 dicembre 2001, ovvero l’11 settembre argentino, in cui a crollare non è stata l’intera società ma i poveri, che sono diventati ancora più poveri, e soprattutto è stata spazzata via la classe media.

I protagonisti di ‘Criminali come noi’ sono un gruppo di bonaccioni, o sempliciotti, come recita il titolo originale del film, La odisea de los giles, che sta appunto per ingenui e puri. Ci sarebbe quindi da chiedersi come mai - ed aprire un dibattito - in Italia il senso sia stato capovolto, ribaltando letteralmente il significato del titolo, passato da onesti a criminali. Forse da noi l’onesta’ non ha più appeal, o è una parola talmente abusata da risultare ormai vuota. Forse questo spiega perché da lungo il tempo il nostro cinema abbia abbandonato i temi sociali, se non per qualche timido tentativo, che resta sempre nell’ambito del politically correct.

In ‘Criminali come noi’, dicevamo, la lotta di classe è alla base del plot, la contrapposizione tra ricchi e poveri, ma soprattutto tra furbi e tonti, delinea le psicologie dei personaggi, mai tratteggiati e anzi ampiamente delineati nella loro funzione drammaturgica.

L’universale scontro tra buoni e cattivi, l’eterno conflitto tra il bene e il male è un corpo a corpo che coinvolge il pubblico, perché in questa guerra senza esclusione di colpi, anche lo spettatore è chiamato in causa, subito, all’inizio del film, quando la voce fuori campo, che è poi quella del protagonista Ricardo Darin recita: “Noi siamo persone semplici, lavoratori onesti che rispettano le regole, ingenui e facili da ingannare. Ma se un giorno, dopo il fallimento della vostra banca, scopriste che il direttore ha rubato i vostri soldi, voi cosa fareste?”.

La storia è basata sul romanzo di Eduardo Sacheri, "La notte degli eroici perdenti", che ha anche collaborato alla sceneggiatura, e si svolge appunto intorno al 19 dicembre 2001, quando il governo argentino congela i conti bancari annunciando il corralito, il provvedimento cioè per cui nessun cittadino può ritirare dalla banca più di 250 pesos al giorno.

Così il gruppo dei nostri eroi, che aveva racimolato con fatica una somma per costituire una cooperativa, viene fregato, letteralmente derubato da chi dovrebbe tutelarlo, e cioè lo Stato, la finanza, e la giustizia. Ma non diciamo di più per non spoilerare un film che merita di essere visto e gustato dall’inizio alla fine.

L’impegno politico e civile della pellicola, in cui più volte viene citato l’anarchico Bakunin, non faccia però pensare a un film pesante o cupo. Il genere è sicuramente la commedia, ricca di battute e dialoghi esilaranti, anche se il dramma è sempre presente e regala alla trama uno spessore che non lo fa scadere nel cliché, come spiega bene il regista, Sebastian Borensztein: “Ho la tentazione di definirlo una commedia - ha dichiarato - ma, in verità, il dramma è evidente in alcuni passaggi della trama. Nei momenti in cui il tutto diviene drammatico ho voluto concentrarmi maggiormente sulle emozioni, cercando di evitare il melodramma".

Ricordiamo gli attori, notissimi in patria ma ormai conosciuti nel mondo, come Ricardo Darin, che è stato diretto da autori come Juan José Campanella ne "Il figlio della sposa" e “Il segreto dei suoi occhi"; Luis Brandoni, attore teatrale impegnato in politica, apprezzato lo scorso anno ne “Il mio capolavoro”; Chino Darin, figlio di Ricardo e protagonista di “Morte a Buenos Aires”; Rita Cortese, che ha recitato anche nel film italiano “Scusate il disturbo” con Lino Banfi e Lino Toffolo; Andres Parra, noto al grande pubblico per aver aver interpretato Hugo Chavez nella serie El Comandante.

Criminali come noi ha vinto nel gennaio scorso il premio Goya per il Miglior Film ispanoamericano, dopo aver partecipato al Toronto Film Festival e al San Sebastian Film Festival.

Il regista, Sebastian Borensztein, nato a Buenos Aires nel 1963, è noto per “Cosa piove dal cielo?”, insignito del premio Goya come Miglior film latinoamericano. Tra i suoi lavori “Koblic”, “Sin memoria” e “La suerte esta echada”.

Criminali come noi è l’esempio di come l’impegno civile possa traslarsi nell’arte. E quando questa è autentica sa anche divertire, nella letteratura, nel teatro, come nel cinema. In questo film è in veste di commedia che fa ridere, ma non dimentica mai di far riflettere.

In evidenza