Firenze, giardino intitolato a Norma Cossetto vittima delle Foibe

Oggi il Giorno del Ricordo. L’assessore Martini: “La memoria fondamentale per non ripercorrere le stesse tragedie”. In Consiglio regionale interventi di Biloslavo e Cardini. Striscione su Ponte Vespucci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 febbraio 2021 17:03

“In questo tempo di globalizzazione dove l’accoglienza delle diversità è l’unico elemento importante che ci fa essere più umani dedicare un giardino a Norma Cossetto vuol dire solo non temere di ricordare qualcosa di tragico che ancora ci fa male, ma rappresenta un aiuto fondamentale per non ripercorrere le stesse tragedie”. É quanto ha dichiarato l’assessore alla Cultura della Memoria e Toponomastica Alessandro Martini questa mattina nel corso della cerimonia di intitolazione dell’area verde di via Isonzo, a Sorgane, alla giovane istriana uccisa nelle foibe e già insignita con la medaglia al valor civile dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Tra i presenti la presidente del Quartiere 3 Serena Perini. “Nel Giorno del Ricordo - ha aggiunto l’assessore Martini - abbiamo pensato come Amministrazione, come consiglio comunale, insieme alle associazioni impegnate su questi temi, di dare degna memoria a Norma Cossetto intitolandole un giardino, un luogo bello dove si ritrovano tante persone. Una testimonianza della nostra volontà di ricordare i tragici fatti che hanno avuto un segno diretto sulla nostra città: a Firenze furono accolti centinai a di profughi provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia nel pieno rispetto della tradizione di Firenze come città dell’accoglienza”.

“La memoria deve essere un impegno quotidiano perché perché ricordare è il solo modo per non ripercorrerne la tragicità” conclude l’assessore Martini. In precedenza l’assessore ha partecipato anche alla deposizione della corona al monumento dedicato ai martiri delle Foibe al cimitero di Trespiano.

CONSIGLIO COMUNALE FIRENZE. “Il Comune di Firenze ha reso omaggio a Norma Cossetto, un’italiana che è stata violentata, uccisa e buttata in una foiba in Istria, medaglia d’oro al valor civile. La mozione che chiedeva all’amministrazione di dedicare un luogo a Norma Cossetto – ricordano il presidente del Consiglio comunale Luca Milani ed il vice presidente del Consiglio comunale Emanuele Cocollini – era stata proposta nella scorsa consiliatura da Jacopo Cellai, Mario Tenerani e Francesco Torselli.

Le Foibe rappresentano un’ulteriore tragedia dopo i campi di concentramento e la Seconda Guerra Mondiale. Italiani costretti a lasciare la propria terra e uccisi per la sola colpa di essere italiani. Una vicenda questa che, per troppo tempo, è rimasta sconosciuta alla pubblica opinione. L’aver oggi intitolato un giardino a Sorgane, nel Quartiere 3, completa un passaggio importante per ricordare attraverso Norma Cossetto anche tutte le altre vittime delle foibe”.

FORZA ITALIA. “Siamo stati presenti questa mattina, nel Giorno del Ricordo, all’inaugurazione del giardino a Sorgane intitolato a Norma Cossetto. Una giornata storica che però non ha mancato di presentare alcune ombre. Intanto per il luogo scelto, molto difficile da trovare, e poi perché nella targa è stato fatto un errore (la Cossetto viene definita “vittima della foibe”), cosa questa che ci sembra abbastanza incredibile e che chiediamo venga immediatamente corretta. Comunque, l’intitolazione del giardino è anche la miglior risposta all’ignoranza dei giovanotti comunisti senza tempo del cpa che come tutti gli anni hanno pensato bene di issare la bandiera jugoslava di Tito”. Lo dichiarano il capogruppo a Palazzo Vecchio e coordinatore cittadino di Forza Italia Jacopo Cellai insieme al vicecoordinatore Tommaso Villa.

“Siamo anche stati in Largo Martiri delle Foibe a deporre una corona, come facciamo ogni anno il 10 di febbraio. Anche questo luogo, poco più di un parcheggio, continua a non sembrarci consono alla sua intitolazione” aggiungono i due esponenti azzurri, che concludono: “a Firenze si può e si deve fare di più per conservare la memoria di questa tragedia che ha colpito tanti nostri connazionali; noi continueremo a lavorare per questo”.

CONSIGLIO REGIONALE. L’intervento di Fausto Biloslavo, giornalista che da decenni è impegnato a raccontare scenari di guerra e conflitti etnici nel mondo – “In 37 anni sui fronti più caldi ha scritto quasi settemila articoli accompagnati da foto e video”; ricorda il presidente Antonio Mazzeo nel presentarlo all’Aula -, comincia dalla foto “in bianco e nero, ingiallita dal tempo” del nonno Ezechiele, “che non ho mai visto, né conosciuto. E mia madre, che bambina lo vide portare via, non l’ha visto tornare e non ha mai saputo dove fu ucciso e infoibato.

Non aveva mai fatto male a una mosca e per questo era rimasto a Trieste a guerra finita. Sono nipote di un infoibato e figlio di esuli”. La tragedia delle foibe, dice Biloslavo, “è incardinata in una piccola tragedia europea, quando il maresciallo Tito si macchiò dello sterminio di massa dei prigionieri sloveni e croati che gli erano stati consegnati da Churchill: parliamo di 250mila persone”. La figura di Tito “non è solo questo, lo sappiamo bene. Ha avuto il pregio di saper tenere insieme la Jugoslavia, ma un crimine di guerra rimane un crimine di guerra”.

E anche quello compiuto nei confronti dei nostri connazionali non costò soltanto migliaia di vite, ma anche “un gigantesco esodo di trecentomila persone”. E non furono tutti fascisti, collaborazionisti, insomma nemici, dice ancora Biloslavo: “Furono anche rappresentanti del Cnl o uomini come Angelo Adam, un meccanico di Fiume, antifascista, ebreo sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau, fatto scomparire dai titini a guerra finita”. Non si tratta di togliere niente alla storia, prosegue Biloslavo, “piuttosto di aggiungere qualcosa: quelle verità che sono state infoibate per tanto tempo.

C’è ancora chi nega, e per fortuna ormai sono pochi, riduce o giustifica, e questi sono ancora tanti”. E l’Italia stessa, prosegue il giornalista, “ha dimenticato i crimini di Tito. Nel 1969, il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, portò a Tito la più alta onorificenza dello Stato italiano. Ancora campeggia sul sito del Quirinale. Penso che quella onorificenza, che sinceramente mi sembra una vergogna, si potrebbe anche togliere: l’abbiamo fatto con il presidente Assad per la guerra civile in Siria, e Assad, pur avendo le mani sporche di sangue, non ha infoibato nessun istriano”.

Quegli esuli e i loro discendenti “non hanno avuto giustizia. Bisogna guardare avanti, ma bisogna stare attenti affinché la storia non si ripeta”. Il messaggio che rimane, dice in conclusione Biloslavo, è “mai più pulizia etnica, mai più crimini di guerra impuniti, mai più verità infoibate”.

“Riguardo alle polemiche per l’invito che ho ricevuto, un invito che mi onora, voglio dire che da 38 anni ho solo una tessera in tasca ed è quella da giornalista. E anche a coloro i quali vogliono lasciare la sala consiliare (la capogruppo del Movimento 5 stelle Irene Galletti ha lasciato la seduta solenne al momento dell’intervento di Biloslavo, in polemica con la decisione di invitarlo ed è poi rientrata per ascoltare l’intervento di Franco Cardini, ndr) voglio garantire che non sono né un eversivo, né un revisionista, né un antidemocratico”.

“La storia non è un tribunale, il suo compito non è giustificare nel senso di assolvere oppure condannare: è chiarire dall’interno come sono avvenute certe cose”, avverte lo storico Franco Cardini, presente in Aula. “Non c’è giudizio che non sia suscettibile di modificazioni, la ricerca storica è necessaria”. Bisogna sempre risalire alle radici dei fatti, conoscere, spiega Cardini. “Il mio maestro, istriano, quando mi parlava da storico delle foibe mi raccontava sempre la storia del cane nero. Quando l’ultimo disgraziato era caduto nell’abisso carsico, si sgozzava un cane nero e lo si buttava nella foiba. Non era un gesto di disprezzo, ma un gesto sacrificale antico, precristiano: era il Cerbero da spedire insieme ai morti uccisi contro giustizia per paura che l’anima del morto tornasse a vendicarsi”.

Bisogna sempre risalire alle ragioni e alle radici più profonde, per cercare di capire la genesi delle cose, ripete Cardini. “È evidente che noi qua stiamo commemorando un fatto orribile e imperdonabile. E si deve anche dire che gli alti comandi inglesi che avevano restituito i collaborazionisti croati e sloveni a Tito, sapevano benissimo che fine avrebbero fatto e sapevano che ne erano responsabili davanti alla comunità internazionale, perché quelli erano loro prigionieri”.

La riflessione da fare, anche di fronte alla tragedia delle foibe “è che bisogna chiedersi a cosa serve la storia. Innumerevoli crimini e innumerevoli delitti avvengono ancora sotto i nostri occhi. Non possiamo intervenire sul passato e non siamo in grado nemmeno di intervenire su quanto stanno subendo i profughi dall’Asia da parte delle polizie croate o bosniache”. Si può fare qualcosa “per quelli che moriranno nelle Auschwitz o nelle foibe del presente o del futuro. Possiamo stabilire i trend, la direzione che prendono certi eventi.

Possiamo far qualcosa aumentando la conoscenza. Bisogna conoscere meglio il passato per poter padroneggiare il futuro. Credo nella possibilità che le nostre capacità di conoscere e di capire diventino ogni giorno più forti e più profonde e con esse cresca un’autocoscienza per approntare i rimedi”. E perché questo processo abbia effetto, “per migliorare la situazione ed evitare il peggio, occorre il primato della politica: la scienza che insegna a tutelare e migliorare il bene comune”.

STRISCIONE SU PONTE VESPUCCI. Oggi in centinaia di città italiane il Blocco Studentesco ha ricordato con un semplice striscione le vittime delle Foibe. A Firenze lo striscione è stato affisso sul Ponte Amerigo Vespucci.

"Ogni anno - inizia la nota del movimento - sulla scia della giornata del 10 febbraio arrivano notizie dal sapore di tragica beffa: conferenze annullate, relatori faziosi, negazionismo diffuso tra i docenti delle scuole e le istituzioni democratiche. Una forma nuova di omertà mafiosa, perché se è vero che il ricordo ufficiale delle Foibe è stato da lungo tempo istituzionalizzato, è ancora ben lungi dall'essere accettato e condiviso, almeno in quell'angolo d'Italia occupato dalla sinistra: scuole, università, cattedre, consigli comunali"."Le Foibe - continua la nota - non sono un'opinione.

Così le vorrebbe chi è sempre pronto a categorizzare i morti e monopolizzare la memoria in senso unico, chi vuole una guerra civile permanente e caricare di negatività l'opposizione politica con la stigma del male assoluto. Noi non siamo come loro, vediamo la necessità di costruire l'Italia e di ricordare, per il bene di tutti, anche i morti della sconfitta"."La storia - conclude la nota - non è finita nel 1945. L'Italia ha bisogno di uno sforzo nuovo per rigenerare sé stessa. Lo diciamo a tutti: a chi nega, a chi minimizza, a chi non fa né caldo né freddo.

Finitela con lo sciacallaggio della morte, accettate, il ricordo va coltivato nella grandezza della comunità nazionale non nel recesso di una memoria di parte. Altrimenti le Foibe resteranno sempre aperte e l'Italia intera sarà l'ultima vittima".In memoria dei martiri delle Foibe e degli esuli Giuliano-Dalmati. "Torneremo tutti quanti a casa".

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