Forteto: proseguono le audizioni in commissione d’inchiesta, sentito Enrico Rossi

Il presidente della Regione: "Ogni situazione che sfugge al controllo è una sconfitta delle istituzioni". Sentiti anche il senatore Vannino Chiti, l’avvocato Sibilla Santoni e i giornalisti Caroppo, Contraffatto e Mancini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 marzo 2016 20:36
Forteto: proseguono le audizioni in commissione d’inchiesta, sentito Enrico Rossi

Firenze – La commissione regionale d’inchiesta sulle responsabilità politiche e istituzionali nelle drammatiche vicende della comunità del Forteto ha sentito mercoledì 16 marzo, il presidente della Toscana Enrico Rossi.

Alla seduta, in questa occasione presieduta (in assenza del presidente Paolo Bambagioni, Pd, e del vicepresidente Giovanni Donzelli, FdI) dal vicepresidente segretario Andrea Quartini (M5s), hanno preso parte i commissari Jacopo Alberti (Lega Nord), Stefano Mugnai (Forza Italia) e Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) ed erano presenti i consiglieri regionali Lucia De Robertis, Fiammetta Capirossi, Nicola Ciolini e Serena Spinelli.

Alle domande di Andrea Quartini, Rossi ha risposto spiegando di non aver avuto a che fare con il Forteto, né di aver saputo della reputazione di quella comunità, fino al momento in cui “ho letto sui giornali dell’apertura delle inchieste”. In precedenza, non era mai stato al Forteto, né la questione degli affidi a quella comunità “è stato un tema di cui mi sia occupato”. Né, ha risposto ancora Rossi, giunsero lamentele per il lavoro sul Forteto che la prima commissione d’inchiesta stava conducendo.

A conclusione dei lavori di quella commissione, nella passata legislatura, la Regione decise di costituirsi parte civile: “Ritenemmo opportuno sottoporre la questione anche all’avvocatura, la violazione dei principi sanciti nello Statuto poteva consentirci di associarci alle vittime. Mi parve una costituzione di vicinanza rispetto alle vittime”. Il presidente Quartini ha chiesto al presidente se ritenesse, riguardo ad alcuni professionisti della sanità toscana, che questi “abbiano fatto carriera proprio per il fatto di aver collaborato con il Forteto e in conseguenza dei buoni rapporti”.

“Direi di no, spero di no – ha risposto Rossi –. Quello che mi colpisce in questa vicenda è che la condanna dell’85 non sia stata poi presa in considerazione, per capire, approfondire”. In particolare, a Rossi è stata chiesta una valutazione dell’operato del dirigente della Regione Toscana Vinicio Biagi. “Lo conosco personalmente, ho una buona opinione di lui, la valutazione nei suoi confronti è positiva. Vinicio Biagi è persona per bene, seria, onesta, competente nella sua materia, che ha operato per il bene della Regione, come ho avuto modo di dire anche in Consiglio.

Quanto alla sua relazione sul Forteto, non posso dire. Evidentemente, suppongo, quando ha scritto quelle cose era convinto di ciò che sosteneva”. Rispetto alle responsabilità di sistema, il presidente ha osservato, “sono d’accordo, il fatto che un intero sistema non abbia funzionato è una aggravante, non una attenuante. Chi era che mandava lì i ragazzi? Chi era che firmava? Bisogna risalire alla filiera”, ha proseguito Rossi. Tutta questa vicenda “è bene che sia un monito, per la parte politica e anche, soprattutto, per la parte tecnica.

Ogni situazione che sfugge a un elemento di controllo è una sconfitta di tutte le istituzioni”. La questione che si pone adesso in merito agli affidi, secondo Rossi, è che “si tratta ora di discutere se la Regione sia attrezzata per avere posti di accoglienza che siano adeguati e sufficienti di numero, penso purtroppo di no. Meglio se sono strutture piccole e aperte”. Sull’opportunità di un commissariamento della cooperativa del Forteto, “è una ipotesi da valutare come altre”, ha osservato Rossi.

“C’è da considerare, come mi è stato fatto presente in alcuni pourparler, che lì opera un sistema produttivo che garantisce stipendi, lavoro. Prima si tratta di valutare bene tutto. Ci vuole massimo rispetto in un caso complesso come questo. Credo sia bene che il dibattito pubblico offra una valutazione non gridata e senza strumentalizzazioni, come sta facendo questa commissione”.

Il consigliere Mugnai ha osservato che la Regione “può far tanto e di lavoro ce n’è, soprattutto sui centri affidi. La sola risposta possibile non sono le strutture, per quanto piccole possano essere. Bisogna mettere le persone nella condizione, anche formativa, di poter accogliere i minori nel proprio nucleo familiare. La Regione può dare stimolo ai centri affido, credo che su questo si debba lavorare con grande determinazione, magari anche monitorando le situazioni più avanzate che comunque già ci sono in Toscana”. La risposta di Rossi è stata di disponibilità: “Condivido. Se la commissione ci presenterà una richiesta di monitoraggio delle situazioni positive presenti in Toscana, in breve tempo, l’assessore al sociale può dare comunicazione in Consiglio regionale. Sarà l’occasione per raccogliere indicazioni utili al rafforzamento di questo tipo di servizi”.

Dal consigliere Sarti, accolta la disponibilità ad una “mappatura della Toscana rispetto all’affido”, la richiesta di “un progetto per fare in modo che il sistema non possa incorrere più in vicende come quella del Forteto”.

Alla domanda conclusiva del vicepresidente Quartini, “se si senta di chiedere scusa, a livello istituzionale”, Rossi ha risposto “sì, sul piano delle istituzioni, penso che abbiamo da chiedere scusa. Credo che la strada migliore sia lavorare per dare una risposta più adeguata al bisogno di affidamento e fare in modo che a tutti i livelli ci sia maggiore attenzione. Da questo di vista, la cultura dell’accreditamento, che nel mondo anglosassone è molto avanzata e qui da noi invece fatica ad affermarsi, può diventare un aspetto centrale ai fini della prevenzione”.

Nel pomeriggio di lunedì 14 marzo, sono stati sentiti il senatore Vannino Chiti, l’avvocato Sibilla Santoni, i giornalisti Luigi Caroppo, Claudio Contraffatto e Marcello Mancini. Alla seduta hanno partecipato tutti i membri della commissione d’inchiesta: il presidente Paolo Bambagioni (Pd), i vicepresidenti Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) e Andrea Quartini (Movimento 5 Stelle), i consiglieri Jacopo Alberti (Lega Nord), Stefano Mugnai (Forza Italia) e Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra).

Vannino Chiti, presidente della Regione dal ’92 al 2000, prima di approdare a incarichi nazionali ed entrare a far parte del Senato (del quale è stato anche vicepresidente), ha ricordato di aver avuto una sola occasione di visita alla comunità del Forteto, nel corso della seconda legislatura da presidente, tra il ’95 e il ’97, con l’attenzione rivolta soprattutto alla cooperativa. “Stetti una mezza giornata, l’impressione che avevo avuto era di efficienza. Mi fu fatto presente dagli stessi responsabili della cooperativa che loro avevano anche un rapporto con il Tribunale dei minori di Firenze.

Dal punto di vista culturale-ideologico ebbi l’impressione di un po’ di confusione: mi dissero che non venivano pagate le persone che lavoravano nella cooperativa, che veniva fatta una sorta di cassa comune, con una gestione un po’ simile a una comune cinese”. Sull’ipotesi di commissione d’inchiesta parlamentare: “C’era stata una richiesta anche per il Senato, ma la valutazione fu che la costituzione della seconda commissione d’inchiesta regionale rendesse superfluo un intervento del Parlamento, che si sarebbe configurato come un elemento di non fiducia in quello che aveva fatto il Consiglio regionale“. Sulla richiesta di commissariamento della cooperativa, Chiti ha osservato, “come considerazione generale”, che “se ancora c’è una situazione di compresenza di vittime e carnefici, un commissario o qualcosa che separi va bene.

Ma parlo senza conoscere approfonditamente la questione. Se dalla Regione Toscana provenissero elementi – ha risposto ancora Chiti – che richiedono al Parlamento come si possa contribuire per far sì che ci sia un futuro e non si cancelli quella realtà produttiva, e quali misure di rigore e trasparenza siano necessarie, in quel caso potrebbe esserci una collaborazione positiva tra Parlamento e Regione Toscana”.

L’avvocato Sibilla Santoni ha opposto il rispetto del segreto professionale per i casi di minori da lei direttamente seguiti. In generale, ha ripercorso i suoi rapporti con la comunità del Forteto, che in un certo periodo furono frequenti, e ha assicurato che “adesso, con tutto quello che è emerso nel processo, qualche dubbio me lo porrei, ma per quello che ho visto di persona nei periodi nei quali ho frequentato quella comunità, avrei lasciato i miei figli al Forteto”. I giornalisti Caroppo e Mancini hanno escluso di aver subito o assistito a condizionamenti, nel loro lungo percorso professionale in forza alla Nazione, affinché non si scrivesse del Forteto.

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