Firenze ed area Unesco: acceso il dibattito sui prodotti locali

Il 70% di produzione locale. Difesa della cucina tipica? No, ci sarebbe il rischio dell'omologazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 marzo 2016 15:53
Firenze ed area Unesco: acceso il dibattito sui prodotti locali

 In seguito alla delibera di Palazzo Vecchio secondo la quale possono aprire nuovi ristoranti nell’area Unesco solo se vendono il 70% dei prodotti toscani, il clima che si respira nel capoluogo è di massima attenzione. Per Confcommercio sarebbe utile "aprire una riflessione che punti ad una revisione del provvedimento in modo da consentire deroghe al limite del 70%, qualora si tratti di attività che possano realmente portare benefici in termini di qualità alla rete della ristorazione fiorentina, senza però vincolarla in modo ingiustificato".Confcommercio Firenze, pur condividendo con il Comune di Firenze la necessità di tutelare l’immagine della città e promuovere la qualità e la tipicità del territorio, "non può dirsi pienamente soddisfatta dal nuovo regolamento, esageratamente restrittivo.

Il provvedimento, infatti, seppur prenda vita da obiettivi condivisi quali la ricerca della qualità a discapito delle attività di basso livello della ristorazione, rischia peraltro di non risolvere il problema, ma anzi di restringere il campo d’azione alla somministrazione di qualità senza ottenere, di fatto, i risultati sperati.Limitare la provenienza dei prodotti, approvando esclusivamente quelli del nostro territorio, è una scelta che da sola non determina certezza nella qualità.

Non si ha, infatti, nessuna garanzia rispetto al fatto che la filiera corta immetta sul mercato solo materie prime di livello. Oltre a ciò, visto il numero di imprese presenti nel comune di Firenze, nel tempo le aziende di produzione toscane potrebbero non essere in grado di far fronte alle richieste delle imprese di somministrazione che necessitano di quantitativi elevati per far fronte alla domanda. Firenze è una città capace di attrarre visitatori da tutto il mondo non è pensabile poter proporre una cucina omologata e limitata alle sole ricette del territorio, preservare la diversificazione dell’offerta è fondamentale"."Somministrare prodotti di qualità è un obiettivo comune, ma non possiamo rischiare di farlo in questo modo, altrimenti tra dieci anni ci ritroveremo con una cucina conformata.

Dal punto di vista quantitativo, nel tempo, non basterebbero nemmeno le aziende presenti sul territorio per soddisfare le richieste” commenta Andrea Angelini, VicePresidente di Confcommercio Firenze. "Lavorare sulla qualità della somministrazione non significa prendere in considerazione esclusivamente il prodotto e la materia prima, migliorare in questo settore significa prendere in considerazione e fare provvedimenti su più elementi, dalla gestione dell’accoglienza a quella degli spazi per esempio.

Siamo, comunque, disponibili insieme alle altre associazioni a partecipare ad una conferenza di servizi per un regolamento che qualifichi in area Unesco i servizi ristorativi. Rinnoviamo inoltre all’amministrazione un invito all’aiuto ai giovani che volessero aprire una bottega di altri tempi nel centro storico, botteghe ormai quasi scomparse che insieme alle grandi opere d’arte fiorentine hanno contribuito alla notorietà della città” conclude.Claudio Bianchi, Presidente Confesercenti, lancia un appello al Sindaco "Per salvaguardare i giusti principi a cui si ispira l’insieme dei provvedimenti per la tutela del commercio nell’area Unesco di Firenze, sono necessari degli aggiustamenti che li rendano “possibili” e compatibili con la realtà della nostra ristorazione e delle diverse attività commerciali.

Pertanto si ascoltino le proposte delle categorie e si aggiusti il tiro che è stato falsato da una visione eccessivamente burocratica. Consideriamo la percentuale del 70% di prodotti locali inapplicabile per la stragrande maggioranza delle attività economiche. Ancora più assurda se deve essere applicata sui prodotti soggetti a trasformazione e a quelli somministrati. Riteniamo che questa percentuale debba essere fortemente abbassata (30%?) e solo per i prodotti destinati alla vendita escludendo la trasformazione e la somministrazione. L’istituto della deroga deve essere l’eccezione e non l’unico canale attraverso il quale si può essere considerati regolari.

Anche questo istituto è troppo farraginoso (una sorta di bando aperto a punteggio) deve essere semplificato e trasformato in una serie di criteri oggettivi in modo da evitare commissioni. Detto questo, dobbiamo anche dire che il disciplinare è in coerenza con i principi e gli obiettivi della delibera di consiglio per la tutela ed il decoro del patrimonio del centro storico. Dal momento che condividiamo il tentativo della nostra amministrazione comunale di alzare la qualità dell’offerta commerciale e di somministrazione nel nostro Centro Storico chiediamo che sia possibile migliorare i provvedimenti allo scopo di renderli applicabili ed efficaci. Siamo a richiedere la possibilità di un confronto di merito nel quale emerga la realtà delle nostre imprese e si possa insieme migliorare gli attuali provvedimenti e preparare un buon terreno a quelli successivi".

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