Fiorentina derisa dai tifosi: occasione persa, da chi?

Le parole del tecnico mandano in tilt i Social Network

Antonio
Antonio Lenoci
15 maggio 2015 09:14
Fiorentina derisa dai tifosi: occasione persa, da chi?

"I fischi li accetto con grandissima serenità.. ma posso dire la mia visto che sono l'allenatore. Auguro alla Fiorentina ed ai propri tifosi di trovare un percorso nel futuro. Credo che la squadra abbia dato di più ai tifosi di quanto abbia ricevuto.. non meritavamo di essere derisi" così Vincenzo Montella al termine della sfida contro il Siviglia valevole per l'accesso alla finale di Europa League."Credo che la tifoseria abbia perso una buona occasione per capire la propria dimensione" una frase, questa, che ha scatenato polemiche nei Social Network dopo l'allenamento infrasettimanale che ha visto la città stringersi attorno alla squadra e dopo i numerosi post dedicati ad una rimonta impossibile, alla quale però, molti hanno creduto.

"Pago, fischio quanto voglio.." ribattono i tifosi su Facebook che di sorridere hanno poca voglia. Il fiorentino non sorride, punge. La battuta è spesso sarcastica, è curativa. Poi "Vaia..vaia..vaia" e passa tutto. O quasi.Ingenui o bischeracci? Se la città avesse accettato la propria dimensione, è il pensiero dei molti tifosi amareggiati, allo stadio ci sarebbero state molte meno persone ed a casa chi ha guardato la sfida.. avrebbe fatto altro.

Lo stesso tecnico nelle dichiarazioni che hanno preceduto l'incontro, ha voluto dare fiducia alla città. Perché è così che si fa nel calcio: tutto è possibile fino a che l'arbitro non fischia la fine.Il mercato alle occasioni, le assenze, la rosa rattoppata, i problemi di rinnovo, tutto sparisce e prende posto l'ambizione. Quel desiderio che diventa "fioretto" per nascondere un'illusione dietro ad un fatto concreto. "Se si vince mi vesto da donna.." ed "Io vado a lavoro a piedi da Firenze a Prato"..

Siamo fatti così: sangue ed anticorpi.

Soffrire, soffrire, soffrire. Questo il destino del tifoso viola davanti ad una competizione. Accettare una dimensione, giocarsi una gara con il solo gusto di godersi uno spettacolo, non rientra nelle corde di un fiorentino. Il fiorentino gioca per vincere. Firenze è la patria del Calcio Storico, è quella "piazza difficile" di cui tutta Italia ed il mondo parla durante le fasi del Mercato ed è il vero senso del tifo. Forse dal campo non si avverte, ma all'Artemio Franchi l'adrenalina è alle stelle in curva, come in tribuna o in maratona e persino la zona riservata alla stampa, dove dovrebbe imperare il self control, vibra di passione e pecca di emozione.A Firenze la storia del calcio scorre come l'Arno, attraversa i ponti, a volte si ghiaccia ed altre si ferma ad una pescaia per la siccità.

Ma poi ritorna a scorrere. Inizia con un rigagnolo in estate tra sorrisi e speranze con quei primi calci al pallone e le maglie alzate al cielo, poi cresce, come un fiume in piena che vorrebbe tracimare di gioia. Vorrebbe. Quanto lo vorrebbe.

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