“Filologia del Novecento “

Nell'ambito delle celebrazioni del centenario della Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti è stato presentato il volume di Flavio Fergonzi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 maggio 2014 00:54
“Filologia del Novecento “

Il nuovo titolo della collana Pesci rossi raccoglie quattro studi di Flavio Fergonzi sull’arte.italiana del ‘900 dedicati all'opera di Amedeo Modigliani, Mario Sironi, Giorgio Morandi e Arturo Martini. A fare da collante ai quattro studi è il metodo impiegato: una rigorosa filologia visiva e documentaria che l'autore considera irrinunciabile strumento d'indagine.

Negli ultimi tempi le più interessanti ricerche sull’arte italiana d’inizio 900 hanno rivolto principalmente la loro attenzione al contesto, la complessa e affascinante rete tra artisti, istituzioni e politiche culturali. Fergonzi ha voluto invece ritornare sulla centralità delle opere ponendosi domande sulle loro fonti visive, sull'iter formale che ha accompagnato la loro esecuzione, sul significato che avevano presso la cultura artistica cui erano destinate,sui rapporti, stilistici e iconografici con l’intera produzione dell’artista e con la loro messa insequenza all'interno del catalogo. E ha fatto questo con un’indagine a marcatura stretta che ha coinvolto l'analisi dell'opera nella sua fisicità, lo studio dei disegni preparatori,l'indagine dei riferimenti visivi accessibili, la discussione delle prime testimonianze critiche.

Per il Modigliani scultore l'autore ha cercato di comprendere il significato della lunga preparazione grafica delle teste e delle cariatidi; e ha proposto una sequenza esecutiva di queste ultime che le spiegassero all'interno delle proposte della coeva avanguardia parigina.

Su Sironi ha provato a ritrovare un filo conduttore per il 1919, l'anno cruciale della virata metafisica e di un lavoro apparentemente dispersivo e incoerente. Su Morandi ha indagato, in modo lenticolare, i processi inventivi che presiedono alla sua pittura sulla scorta delle sue passioni visive. Per Martini si è misurato con una delle questioni chiave della sua poetica, le ragioni di un’ispirazione fondata sul costante riferimento al museo.

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