Ergastolo ostativo dopo la sentenza della Corte Costituzionale

No all’abolizione dalla Silp Cgil Toscana e dalla Fondazione Antonino Caponnetto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 aprile 2021 15:21
Ergastolo ostativo dopo la sentenza della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale ha dato un anno alle Camere per cambiare la legge sull’ergastolo ostativo. Perché il regime penitenziario previsto dall’art.41-bis che esclude i benefici ordinari (lavoro esterno, semilibertà e permessi premi) per chi sta scontando una pensa a seguito di reati particolarmente gravi e non collabora con la Giustizia.

Sentenza che ovviamente ha generato reazioni di ogni tipo, trasversali ai tradizionali partiti, con due approcci: garantista e giustizialista. I primi che, rifacendosi per l’appunto alla Costituzione, ritengono che la pena deve essere rieducativa e portare alla re-inclusione del reo nella società. I secondi che, dopo questa sentenza non sono conformi alla Costituzione, ritengono che la pena debba essere punitiva.

La Fondazione Antonino Caponnetto si mobilitazione in difesa dell’ergastolo ostativo in particolare e più in generale per la normativa antimafia e antiterrorismo. Dopo il successo dell’iniziativa social di ieri 5 aprile con i tanti messaggi video arrivati al ‘Gruppo Giornata di Mobilitazione in Difesa dell’Ergastolo Ostativo e 41 bis’ il gruppo ha cambiato nome ed ora le prese di posizione, i brevi messaggi video di chi vuole metterci il cuore e la faccia troveranno accoglienza e posto nel gruppo “Mobilitazione permanente in Difesa dell’Ergastolo Ostativo e del 41bis”.

"Una scelta che la Fondazione deve a chi con passione ha aderito alla Giornata, familiari delle vittime, semplici cittadini, giornalisti, parlamentari, una scelta per tenere alta la guardia nella lotta alla mafia -dichiara il Presidente della Fondazione Antonio Caponnetto Salvatore CalleriAppena poi fuori dalla zona rossa scenderemo anche in strada, in Toscana stiamo programmando sit in davanti alla sede della Regione e della Prefettura a Firenze. Iniziative saranno attuate anche nel resto del paese”.

Anche Silp Cgil Toscana dice no all’abolizione dell’ergastolo ostativo.

In questi giorni si sta svolgendo un dibattito sulla questione riguardante l’art. 4 bis della Legge sull’ordinamento penitenziario “divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti”, il cosiddetto ergastolo ostativo, destinato ai condannati in via definitiva per reati di mafia o terrorismo, all’esame della Corte Costituzionale che a breve dovrebbe decidere -dichiara Antonio Losacco segretario Silp Cgil Toscana- Il detenuto per associazione mafiosa non è un detenuto comune, nasce ed opera in un sistema regolato da leggi proprie, codificate da una tradizione scandita da riti ormai centenari, basato su gerarchie rigide e ben strutturate, sistema da cui non ci si può affrancare senza incorrere in una condanna a morte.

Non esiste ripensamento e l’affiliato sviluppa un profondo senso di appartenenza a quello che in tutto e per tutto è un apparato che trova una radicata ragion d’essere nel contrapporsi allo Stato ed alle sue istituzioni ufficiali.

Annullare l’ergastolo ostativo non significa reinserire un individuo nella società disciplinata e tutelata dalle leggi costituzionali, bensì restituirlo a quella “società” a cui sente di appartenere e da cui non si è mai dissociato, con buona pace dell’unica condizione posta a salvaguardia dell’istituto giuridico in questione, la collaborazione con le istituzioni.Ecco perché è pericoloso concedere anche a questa categoria di detenuti la possibilità di godere dei benefici previsti, perché verrebbe meno il loro valore fondante e cioè che alla base vi sia un ripensamento, un percorso di sincera espiazione e di collaborazione, altrimenti il rischio è quello di promuovere un messaggio di forza per la mafia e di debolezza dello Stato, senza mettere in conto il sacrificio di chi la mafia l’ha combattuta sacrificando la propria vita, come magistrati, poliziotti ed altri servitori dello Stato, nonché, indirettamente, anche la vita di chi è si è trovato sulla loro strada, tra cui donne, bambini , incolpevoli, che invece non hanno e non avranno mai, una seconda possibilità”.

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