Un Salone dei 500 semivuoto per l’evento finale sulla ‘partecipazione’

Idra: “Paleolitico democratico. Triste cerimonia in stile sovietico: un evento auto-elogiativo”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 luglio 2021 12:39
Un Salone dei 500 semivuoto per l’evento finale sulla ‘partecipazione’
Firenze Prossima, Costa San Giorgio nelle aree di trasformazione

Idra c’era, con un regolare pass ottenuto chissà come. Ma nonostante le limitazioni annunciate (l'ingresso sarà riservato ai soli "addetti ai lavori”, e cioè… “sindacati, categorie economiche, ordini professionali, rappresentanti dei comuni contermini”), sulla soglia del Salone dei Cinquecento che ospitava ieri il convegno “Il Capitale Urbano”, gli esiti del principale processo partecipativo comunale, nessuno – dicono dall’associazione - ha controllato che chi entrava avesse il biglietto di prenotazione.

Quanto al merito della manifestazione, definita “paleolitico democratico”, la raccontano come una “triste cerimonia in stile sovietico”, un “evento auto-elogiativo ma poco partecipato anche dagli ‘addetti ai lavori’”. Molte delle poche sedie allestite davanti al palco dei relatori, infatti, sarebbero rimaste vuote (ma la telecamera non ha inquadrato la platea), anche nelle due prime file dei posti ‘riservati’. Né è passata inosservata un’assenza illustre, fra le altre: proprio quella del presidente del Quartiere che ospita il Centro storico Unesco!

Sorprende – spiega Idra - un convegno in presenza di sole 2 ore sugli esiti di un percorso di ‘ascolto’ che riguardava gli strumenti urbanistici più importanti della città patrimonio dell’Umanità, il piano strutturale e quello operativo.

“A partire dall’infelice e freudiano titolo “Capitale Urbano” (con quel retrogusto di valorizzazione economica della città), e da una scaletta che postulava l’assenza della cittadinanza attiva e dell’associazionismo di base, già l’organizzazione dell’evento – si legge nel comunicato - prefigurava un travisamento della pratica della partecipazione, il timore del confronto con chi la pensa diversamente dal Palazzo e, forse, il disprezzo per l’apporto di idee nuove”.

Non a caso, si sottolinea, nessuno spazio era riservato alle domande, neppure dagli ‘addetti ai lavori’! “Ne hanno dato conferma il tavolo della presidenza e il sindaco che l’unica domanda dal pubblico (“Prima dei tre quarti d’ora riservati a queste conclusioni di un evento così poco partecipato, chiedo se è possibile domandarvi se non provate almeno qualche piccolo disagio per il fatto che ve le siete suonate, cantate e auto-elogiate in una maniera indecorosa…”) non hanno degnato di un solo cenno di risposta (1:47:01-1:47:20 del video: solo pochi secondi di incertezza all’avvio dell’intervento del sindaco)”.

Al netto dello “stile autoreferenziale sovietico” che avrebbe caratterizzatogli interventi del vicesindaco, del responsabile dell’Ufficio pianificazione strategica e dell’assessore all’Urbanistica (“una monotona messe di complimenti e ringraziamenti reciproci, toni retorici o enfatici, non un solo punto problematico, men che mai autocritico”), forti perplessità suscita anche la strategia adottata nella campagna di raccolta dei dati dalle società private cui è stato affidato il compito di attivare il percorso, ispirato – si legge – a un modello di ‘partecipazione dall’alto’, octroyée, quella preferita dall’attuale Giunta che ha chiaramente mostrato di non gradirla se proviene dalla cittadinanza.

Quale credibilità infatti possono avere mappe interattive costruite con cotanto impiego di tecniche digitali se ci consegnano dati coma quello illustrato ad esempio in alcune diapositive di Sociolab, dove si legge che due (2!) sole manifestazioni di attenzione sono state captate su un sito strategico Unesco come Costa San Giorgio, quando su quello stesso sito più di mille persone (1064 per l’esattezza) hanno firmato una richiesta formale di processo partecipativo ignorato dalla Giunta di Palazzo Vecchio? Quanta utilità può avere un ‘ascolto’ così organizzato? E quale affidabilità può presentare la migliore delle pianificazioni possibili se risulta fondata su dati di questo tipo?”.

Quanto ai contenuti delle proposte ottenute dalla porzione di cittadinanza interpellata, Idra sospetta che ci si potesse arrivare col semplice bon senso, senza dispiegamento di tecnologie. “E’ del tutto ovvio e prevedibile infatti che i cittadini chiedano di essere trattati da cittadini e non da sudditi, da soggetti responsabili e non da oggetto di pianificazione, da residenti vitali e non da peso morto da espellere. E’ del tutto naturale e salutare che necessitino di relazioni di prossimità e di servizi di vicinato piuttosto che di sradicamento sociale e culturale, di rispetto per le comunità rionali piuttosto che di sballottamento metropolitano.”

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