Crisi industriali in Toscana: 140 vertenze dal 2015

Attualmente sono 48 le vertenze ancora aperte presso il Ministero del lavoro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 settembre 2018 18:39
Crisi industriali in Toscana: 140 vertenze dal 2015

Da giugno 2015 la Giunta regionale ha affrontato e gestito 140 vertenze, al momento i tavoli di mediazione aperti a livello regionale presso il ministero dello Sviluppo economico e quello del Lavoro sono 48, per un totale di 7400 posti di lavoro, di cui una parte in procinto di essere cancellati o comunque a rischio.

Sono numeri rilevantissimi, ha spiegato il presidente della Giunta regionale Enrico Rossi, nella comunicazione all’Aula, di questo pomeriggio 11 settembre, sulle crisi industriali in Toscana che danno conto dell’impatto sociale delle emergenze occupazionali in questi anni “in un contesto, come quello toscano, che peraltro si è distinto per la propria capacità di tenuta”. “Siamo stati vicini ai lavoratori in difficoltà, presenti anche da un punto di vista politico – ha detto – e partecipi nella ricerca di soluzioni”. Riguardo alla situazione complessiva, il presidente ha parlato di una regione “i cui risultati sono paragonabili a quelli di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna” e anche se “dal 2017 non siamo riusciti a recuperare tutto il pil e il pil procapite perso”, la regione “ha dimostrato una capacità di tenuta complessiva per quanto riguarda il dinamismo delle sue aziende e l’export”.

Tra le vertenze, il caso della Bekaert di Figline Valdarno, “esempio brutale – ha affermato – degli effetti della delocalizzazione messa in atto da una multinazionale per rincorrere maggiori margini di profitto”. La situazione per i 320 lavoratori, oltre all’indotto, è resa ancora più critica dal fatto che la nuova disciplina prevista dal Jobs Act non consente l’utilizzo della cassa integrazione in caso di cessazione di attività dell’azienda. “C’è stata – ha continuato – un’operazione di conquista del know how di quest’azienda e poi la delocalizzazione per risparmiare sul costo del lavoro”.

Altro caso emblematico è quello della Tmm, azienda dell’indotto Piaggio, di Pontedera, i cui lavoratori, licenziati, devono oggi misurarsi con una citazione in giudizio per i presunti ostacoli che avrebbero frapposto al processo di liquidazione.

“Si tratta di vicende – ha proseguito – per le quali esigiamo un finale diverso da quello prospettato dalle aziende. Per la Bekaert continuiamo a chiedere che siano ritirati o sospesi i provvedimenti di licenziamento e la chiusura del sito, in modo che si possano esaminare tutte le soluzioni e gli strumenti, anche eccezionali, utili per ripristinare la redditività dello stabilimento di Figline. Al tempo stesso va chiamata in causa con forza la Pirelli, che riteniamo corresponsabile di questa situazione”.

Per quanto riguarda la Tmm i lavoratori hanno deciso di intraprendere con coraggio la strada della costituzione di una cooperativa, ed è intenzione della Giunta formalizzare l’impegno di aiuti che possono essere messi in campo a sostegno del progetto.

C’è poi il caso Piombino, su cui Rossi ha fornito alcuni aggiornamenti: Jindal South West è in procinto di perfezionare il closing di acquisizione della quote azionarie di Aferpi e delle società collegate. Il piano industriale è ambizioso ed è articolato in due fasi che dovranno concretizzarsi entro il 2022. “Al Ministero – ha sottolineato Rossi – chiediamo atti che assicurino ai lavoratori condizioni non penalizzanti rispetto alle condizioni retributive del passato”. “A Piombino – ha aggiunto il presidente – si è aperta una solida prospettiva perché si torni a produrre acciaio”.

In generale, il presidente ha parlato di una “realtà produttiva positiva nell’aretino, nella parte centrale della Toscana fino a Pisa che con il suo mix di servizi, di imprese dinamiche e orientate all’estero ha retto molto bene alla crisi. Abbiamo realtà poi come quella senese e grossetana dove la crisi ha prodotto qualche arretramento, ma non ci sono stati impatti particolarmente negativi e arretramenti forti; ci sono anche riprese importanti dal punto di vista dell’agricoltura e del turismo”.

“Grosse le difficoltà – ha aggiunto – sulla provincia di Livorno. Anche la zona delle Apuane non è tra quelle che maggiormente gode della situazione, anch’essa dopo la crisi della grande industria, vive delle difficoltà”. “Mi auguro che si proceda speditamente ai lavori per la realizzazione di un porto adeguato a Livorno”.

Per quanto riguarda le altre aree di crisi, spicca Massa Carrara dove rimane sotto stretto monitoraggio la Sanac in amministrazione straordinaria, per la cui cessione risultano molte manifestazioni di interesse.

La crisi si è fatta sentire in alcuni settori più di altri, e il comparto dell’edilizia è uno dei più penalizzati. Nel ramo delle costruzioni è aperto un tavolo al Mise per Condotte, ed è in corso la procedura concordataria della controllata Nodavia, mentre è seguita dall’Unità di crisi la questione della cooperativa Clc (cooperativa lavoratori delle costruzioni) di Livorno, che ha aperto la mobilità per metà degli addetti.

Nella moda c’è la vertenza Cantarelli, per la quale, ha detto Rossi, “non desistiamo dalla convinzione che possano essere ancora trovati acquirenti in grado di riattivare il processo produttivo”.

Si rileva inoltre la fragilità di diverse situazioni aziendali di piccole e medie imprese dell’artigianato semimeccanizzato, o industria a forte connotazione artigianale, così come vertenze nella grande distribuzione (la cessione di Mercatone Uno in amministrazione straordinaria), nel cartario (Papergroup) e in altri settori come Itc e telecomunicazioni.

Tavoli importantissimi aperti al Mise sono quelli di Whirlpool e Kme: nel primo caso è stato presentato un progetto industriale con cui l’azienda intende superare l’attuale congiuntura e le eccedenze di personale; per Kme si attende un progetto definitivo, migliore sotto il profilo del saldo ambientale rispetto a quello autorizzato.

Un ulteriore nodo è quello degli ultimi eventi riguardanti la General Electric/Nuovo Pignone, che ha annunciato l’intenzione di cedere le quote azionarie della newco Baker Hughes.

Il presidente ha ricordato la decisione “di usare fondi europei per progetti strategici, svincolati dalla dimensione aziendale e indirizzati verso quelle aziende che fanno investimenti”.

In evidenza